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Camino

Pacetti Vincenzo

Roma 1746 – Roma 1820

Cardelli Lorenzo

(Roma 1733 ca. - 1794)

De Rossi Antonio

attivo ultimo quarto del sec. XVIII

Il camino, dai preziosi materiali, fu realizzato nel corso della grande ristrutturazione tardosettecentesca degli interni voluta dal Principe Marcantonio Borghese, diretta dall’architetto Antonio Asprucci. Presenta un frontale trabeato con architrave in giallo antico e prospetto decorato da festoni di alloro appesi a bucrani e nastri in bronzo dorato brunito; ha una cornice a mensola in marmo lunense con dentelli. La trabeazione poggia su due colonnine di giallo antico, scanalate, con base in marmo lunense e capitello dorico in bronzo dorato brunito con foglie di acanto e ovuli. La bocca del focolare, aggettante, è contornata da una cornice di marmo lunense con perline e dentelli. Nell’interno sono mattonelle di maiolica a fondo bianco con raffigurazioni di motivi vegetali e volatili. Ai lati, due cammei in chiaroscuro con due teste classiche con elmo e corona.


Scheda tecnica

Inventario
camini-XIX
Posizione
Datazione
1782-1784
Tipologia
Periodo
Materia / Tecnica
marmo lunense, giallo antico; applicazioni in bronzo dorato brunito
Misure
altezza cm 134; larghezza cm 202; profondità cm 79
Provenienza

Commissionato dal Principe Marcantonio Borghese.

Conservazione e Diagnostica
  • 1996-1997 - Maria Gigliola Patrizi

Scheda

Questo elegante camino in giallo antico sostituisce un precedente seicentesco con cornice di bigio chiaro, "scolpita dalle bande con due draghi e nel mezzo con lettere esprimenti il nome del cardinale Scipione Borghese" (Montelatici 1700); appartiene infatti alla generale decorazione neoclassica della palazzina, commissionata dal Principe Marcantonio Borghese e realizzata con il concorso di tanti artisti e artigiani su progetto di Antonio Asprucci. È opera del Pacetti, con parti bronzee di Antonio De Rossi e marmoree di Lorenzo Cardelli, con colonnine doriche scanalate e capitelli in bronzo dorato, bucrani e, nel fronte, un festone sostenuto da bucrani, sempre in bronzo dorato, di De Rossi. Il disegno dell'insieme, come per gli altri camini, si deve all'Asprucci. Nel 1782 Cardelli aveva ricevuto una cifra assai alta, 2080 scudi (quaderno delle spese n. 388; González Palacios 1993, pp. 265-297) e visto che si tratta del momento di maggiore attività per la sistemazione della stanza, è verosimile che un altro pagamento del 1782 ("per l'intaglio eseguito nelli tre cammini di marmo statuario, e lustri sc. 165 - f. 5394) includa anche questo, insieme a quelli delle sale X e XX. Al Cardelli si riferisce Antonio Canova quando il 16 novembre 1779 menziona nel suo studio "belli camini adorni d'intaglio d’un gusto eccellente". Per quanto riguarda le ghirlande in bronzo dorato, in un fondo di disegni della bottega di Valadier ricomparso ed esposto a Londra nel 1991 si trovano due fogli relazionati con due caminetti della Villa: il primo con quello della sala XX, il secondo con questo (González Palacios 1993, p. 228). Il disegno non è identico all'opera realizzata, ma vi si trovano le due colonne a tutto tondo e il motivo delle ghirlande sul fregio, mentre non si vedono i bucrani, inoltre i capitelli sono ionici anziché dorici. A parte queste lievi variazioni, resta quindi la possibilità che il camino presenti una derivazione dai disegni di Valadier. Certamente la decorazione bronzea spetta ad Antonio De Rossi (pagamento del 28 settembre 1782: "capitelli di rame cesellati e dorati... 6 festoni per lo specchio dell'architrave... 5 teschi di Bue che vanno addosso a suddetti festoni... 4 rose con i suoi cappi di fettucce, e i suoi svolazzi parimenti di fettucce che servono per fermare i festoni con i sudetti teschi”). De Rossi inizia a lavorare come ottonaro nella Villa dal 1775, quando viene chiamato Rossi (diventerà De Rossi solo a partire dal '77); si occupa di ogni cosa, perni, manopole, ecc. Interviene anche su cornici per tavolini in marmo fino al 1784. Il fregio in bronzo dorato con festoni appesi a bucrani è citazione, con varianti, di un monumento celebre, quale il Tripode proveniente dal Tempio di Iside a Pompei, del Museo Nazionale di Napoli (Ferrara 1987). Sulla mensola, scrive Visconti: "posa una bella statuetta giacente, formata in bronzo e ricoperta di singolar doratura, adattata ad uso di orologio. L'esemplare n'è tratto dal famoso Crepuscolo di Michelangelo, ed è l'ultimo e pregevol lavoro del Valadier" (Visconti 1796). L'orologio di Luigi Valadier andò disperso nella Vendita del 1892, nel cui catalogo è così descritto: "n. 511: Très belle pendule en bronze ciselé et doré, époque Louis XV. Un homme barbu demi nu est couché sur un divan, les jambes croisées et s'appuyant sur le bras gauche. Il soutient de la main droite un cadran posé sur son corp. Socle en porphyre orientale rouge". Il camino era poi sormontato dal grande dipinto di Hamilton con il Ratto di Elena. I sei camini della Villa conservano in cinque casi i fondi in metallo originali (eccetto il camino della stanza XI che ne ha uno più antico). Fu lo stesso De Rossi a fornire questi manufatti, sicuramente 4 nel 1783: "Addì 31 luglio 1783...un Frontone grande d'ottone, con festoni, ara nel mezzo, tronchi di palme ...Addì 29 dicembre 3 Frontoni d'ottone simili al primo fatto, con averci mutato il Basso rilievo dell'Ovato di Mezzo ..." (f. 5342, n. 5205). Questi quattro fondi sembrano riferirsi ai camini delle stanze IX, X, XIX e XX perché tra loro simili con la sola variazione della decorazione nell'ovale centrale.  A Domenico Cialdi "Fabricatore di Majoliche a S. Gallicano" si devono le piastrelle del fondo. Nibby (1832 e 1838) cita un "coperchio" o "parafuoco" del camino, decorato da un "medaglione dipinto a chiaroscuro dal Conti che offre una perfetta illusione come se fosse modellato in stucco". Potrebbe trattarsi di Domenico Conti, nato a Mantova e vissuto a Roma dal 1770 fino al 1817, anno della sua morte (Ferrara 1954). Tale parafuoco è ancora ricordato nel 1873 in un'anonima "Indicazione" degli oggetti di arte esistenti nel Casino della Villa.

Paola Berardi




Bibliografia