Il catino, dalla linea semplice e privo di elementi decorativi, è stato eseguito in granito orientale, una pietra che i romani importavano da cave situate nell’Egitto orientale. Esso poggia su una colonnina dello stesso materiale, dalla superficie levigata e priva di modanature. Dalla contabilità della famiglia Borghese sappiamo che è stato acquistato dal cardinale Scipione nel 1619 dallo scultore Cristoforo Stati, per farne un’acquasantiera per la piccola cappella della Villa Pinciana, posta nell’andito tra la sala III e la galleria. Dal 1786 il manufatto è documentato nelle fonti nella sala VII insieme ad un altro, pressoché identico, eseguito nello stesso materiale a fargli da pendant.
Posto su una colonna liscia, il catino ovale, con orlo rovesciato, è stato realizzato in granito orientale. Acquistato dal cardinale Scipione Borghese nel 1619 dallo scultore Cristoforo Stati (ASV, AB, 1030, Villa Pinciana 1609-24, Libro della Vigna dell’anno 1619, in Faldi 1954, p. 20, cat. 17, doc. I), il catino venne collocato nella cappella e usato come acquasantiera, funzione con la quale è documentato nel 1650 da Manilli (p. 72) e nel 1700 da Montelatici (p. 237). A partire dal Giornale di Belle Arti del 30 dicembre 1786 (p. 310), e poi in tutte le fonti successive, il catino è citato sempre insieme ad un altro (inv. CCIV) uguale, nella sala VII, dove entrambi si trovano tuttora.
Lo spostamento è da ritenersi avvenuto nel 1783, anno in cui è documentato il pagamento del granito per l'esecuzione di una nuova colonnetta (ASV, AB, 5848, Filza dei Mandati, 1783, n. 70, in Faldi 1954, p. 20, cat. 17, doc. II) che doveva con tutta probabilità sostenere il secondo catino, resosi necessario per esigenze di simmetria nell’allestimento della sala. Per entrambi, l’architetto Antonio Asprucci, che sovrintese i lavori di rinnovamento della Villa Pinciana alla fine del Settecento, scelse una collocazione all’interno di quella che sarebbe divenuta la più celebre delle sale della villa, la sala Egizia, probabilmente in virtù della colorazione della pietra con cui sono realizzatii due catini nonché della linearità delle forme, che bene si abbinavano allo stile della stanza da lui ideata.
Il materiale utilizzato per entrambi i catini è il granito orientale, una pietra ornamentale caratterizzata dalla presenza di numerose macchie nere di dimensioni diverse su un fondo di colore bianco grigiastro o rosato, proveniente dal Deserto Orientale dell'Egitto. La tradizione secondo la quale con questo materiale sarebbe stata realizzata la colonna su cui fu flagellato Gesù - custodita presso la Chiesa di S. Prassede in Roma – è all’origine della denominazione “Granito della Colonna”, con cui la pietra era comunemente nota.
Sonja Felici