Il catino, ovale, dalla linea semplice e privo di elementi decorativi, è stato eseguito in granito orientale, una pietra che i romani importavano da cave situate nell’Egitto orientale. Esso poggia su una colonnina dello stesso materiale, dalla superficie levigata e priva di modanature. Dalla contabilità della famiglia Borghese sappiamo che il granito per eseguire la colonna è stato acquistato nel 1783, con l’intento evidente di creare un pendant per l’altro catino (inv. CCXIV),acquistato nel 1619 da Scipione Borghese come acquasantiera per la piccola cappella della Villa Pinciana. Dal 1786, infatti,entrambi i catini sono documentati nelle fonti nella sala VII. Nessuna notizia è stata rinvenuta nelle fonti relativamente alla provenienza o alla esecuzione del bacino, avvenuta probabilmente negli stessi anni.
La realizzazione del catino ovale con orlo rovesciato in granito orientale è da ritenersi avvenuta intorno al 1783, anno in cui è documentato il pagamento del materiale per l'esecuzione della colonnetta che lo sostiene (ASV, AB, 5848, Filza dei Mandati, 1783, n. 70, in Faldi 1954, p. 20, cat. 17, doc. II). Essa dovette rendersi necessaria per esigenze di simmetria nell’allestimento della sala Egizia, nella quale era stato spostato un altro catino, pressoché identico, fino a quel momento in uso nella cappella della Villa come acquasantiera.
A partire dal 1786 (Giornale di Belle Arti, 52, p. 310) entrambi i manufatti sono documentati dalle fonti nella Sala VII, dove tuttora sono esposti.La presenza di numerose macchie nere di dimensioni diverse su un fondo di colore bianco grigiastro o rosato tipica del materiale e la linearità asciutta delle forme del vaso, d’altronde,si inseriscono perfettamente nell’allestimento pensato da Antonio Asprucci per tale sala.
Il granito orientale – che proviene dalle cave del Deserto Orientale dell'Egitto (Marchei, p. 220, cat. 70) – era comunemente noto come “Granito della Colonna”: la pietra deriva questo nome per essere stata usata nel frammento di sostegno di tavolino, identificato tradizionalmente come la colonna su cui fu flagellato Gesù, custodito nella Chiesa di S. Prassede in Roma.
Sonja Felici