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Il bagno di Diana

Cuylenborch Abraham van

(Utrecht 1610 ca. - 1658)

Acquistato nel 1783 da Marcantonio Borghese, il dipinto fu eseguito nel 1646 da Abraham van Cuylenborch, artista olandese firmatosi sulla roccia, in basso a sinistra. Rappresenta un gruppo di ninfe raccolto intorno alla casta Diana, qui ritratta sdraiata in un paesaggio di fantasia. A dominare la scena un grande basamento con un bassorilievo raffigurante una scena sacra e la statua di un prigione legato.


Scheda tecnica

Inventario
279
Posizione
Datazione
1646
Tipologia
Periodo
Materia / Tecnica
olio su tavola
Misure
cm 59 x 72
Cornice

Cornice ottocentesca con quattro palmette angolari (cm 75,6 x 89 x 6,5)

Provenienza

Roma, collezione Marcantonio Borghese, 1783 (Doc. 1783, n. 90; Della Pergola 1959); Inventario Fidecommissario Borghese 1833, p. 13. Acquisto dello Stato, 1902.

Conservazione e Diagnostica
  • 1936 - Augusto Cecconi Principi;
  • 1960/61 - Renato Massi (cornice).

Scheda

Questo dipinto è stato identificato con il quadro di "[...] Cornelio Polembourg (sic) lungo p[al]mi 3 1/12 alto p[al]mi 2 1/2 con cornice intagliata e dorata", ceduto insieme ad altri quadri da un certo Giovanni de Rossi al principe Marcantonio Borghese che nel 1783 sborsò la somma totale di 670 scudi (Doc. n. 90 datato 1783, 30 gennaio in Della Pergola 1959). È molto probabile che a tale data la firma del pittore - 'A. CUYLENBORCH 1646' - fosse nascosta dietro estese ridipinture oppure, come indicato da Paola Della Pergola (Ead. 1959), che la fama di Cornelius Polembourg rendesse più commerciale l'opera da confonderne volutamente l'autografia. Quale che sia l'ipotesi più giusta, è certo che il quadro fu descritto sia nell'inventario fidecommissario (1833) che nelle schede di Giovanni Piancastelli (1891) con un'errata attribuzione al Polembourg, nome corretto solo nel 1883 in seguito alla scoperta della firma e della data (Bode 1883).

Tralasciato curiosamente da Leo van Puyvelde nel suo studio sulla pittura fiamminga a Roma, fu Paola della Pergola (Ead. 1959) a dargli la giusta importanza, collegando il dipinto ad altre opere del pittore olandese raffiguranti lo stesso soggetto, conservate tra Genova (Diana e Callisto, coll. privata), Madrid (Museo del Prado) e L'Aja (Paesaggio con Diana e ninfe, Mauritshuis). Nel 1977, partendo da queste opere, Luigi Salerno mise in rapporto la composizione Borghese con la produzione nota dell'artista, in particolare con la Grotta di Diana (già coll. Feigen, New York, firmata e datata 1649), dimostrando di fatto le limitate capacità di Cuylenborch nel variare i suoi soggetti.

La tela, eseguita nel 1646, rivela tutto l'influsso delle grotte rocciose del Van Lear, qui sviluppato in senso più suggestivo, inserendo nella composizione alcune rovine archeologiche. Ed è proprio questo gusto a riportare la tela Borghese al mondo romano, dove quel rovinismo pittoresco, affermatosi negli anni Quaranta del XVII secolo e grandemente esaltato dal Grechetto, attraverso stampe ed incisioni raggiunse la città Utrecht.

Antonio Iommelli




Bibliografia
  • X. Barbier de Montault, Les Musées et Galeries de Rome, Rome 1870, p. 363;
  • W. Bode, Studien zur Geschichte der Holländischen Malerei, Braunschweig 1883, p. 327;
  • G. Piancastelli, Catalogo dei quadri della Galleria Borghese, in Archivio Galleria Borghese, 1891, p. 401;
  • G. Morelli, Italian Painters. The Borghese and Doria Pamphili Galleries, London 1892, p. 248;
  • A. Venturi, Il Museo e la Galleria Borghese, Roma 1893, p. 145;
  • R. Longhi, Precisioni nelle Gallerie Italiane, I, La R. Galleria Borghese, Roma 1928, p. 201;
  • A. De Rinaldis, Catalogo della Galleria Borghese, Roma 1948, p. 80;
  • P. della Pergola, La Galleria Borghese in Roma, Roma 1951, p. 50;
  • P. della Pergola, La Galleria Borghese. I Dipinti, II, Roma 1959, pp. 160-161, n. 230; 224 n. 90;
  • L. Salerno, Pittura di Paesaggio del Seicento a Roma, I, Roma 1977, p. 286;
  • P. Moreno, C. Stefani, Galleria Borghese, Milano 2000, p. 363;
  • K. Herrmann Fiore, Galleria Borghese Roma scopre un tesoro. Dalla pinacoteca ai depositi un museo che non ha più segreti, San Giuliano Milanese 2006, p. 93.