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Il sonno di Gesù

Fontana Lavinia

(Bologna 1552 - Roma 1614)

Il dipinto, documentato in casa Borghese dal 1693, fu eseguito da Lavinia Fontana nel 1591. Si tratta di una variante in formato ridotto del noto dipinto con la Sacra famiglia dell’Escorial, rispetto al quale la pittrice inserisce le figure di sant'Elisabetta e dei due angeli che sostengono il tendaggio del baldacchino.

Il messaggio qui sotteso, ossia che la Verità si trova solo rimanendo in silenzio, viene svelato dal gesto del piccolo Giovanni che invita l'osservatore ad avvicinarsi e a vegliare in silenzio il sonno di Gesù, coinvolgendolo implicitamente in un ambiente intimo e privato che ben traduce il clima controriformato dell'epoca.


Scheda tecnica

Inventario
437
Posizione
Datazione
datato 1591
Tipologia
Periodo
Materia / Tecnica
olio su rame
Misure
cm 43 x 33
Cornice
Salvator Rosa (cm 53,5 x 43 x 4)
Provenienza

Roma, collezione Borghese, 1693 (Inventario 1693, Stanza XI, 85; Della Pergola 1955); Inventario 1790, Stanza VI, n. 24; Inventario Fidecommissario Borghese 1833, p. 9. Acquisto dello Stato, 1902.

Iscrizioni
"LAVI... FACIE... 1591".
Mostre
  • 2000 Cassino, Abbazia di Montecassino;
  • 2009 Kyoto, The National Museum of Modern Art;
  • 2010 Tokyo, Metropolitan Art Museum;
  • 2013 Firenze, Palazzo Pitti;
  • 2013 Parigi, Musée du Luxembourg;
  • 2021 Milano, Palazzo Reale.
Conservazione e Diagnostica
  • 1946 Carlo Matteucci (pulitura e ridipintura generale).

Scheda

Il dipinto è documentato in collezione Borghese a partire dal 1693, segnalato nell'inventario di quell'anno come "un quadro in tavola (sic) di due palmi La Madonna con S. Giuseppe San Giovanni e S. Anna con il Bambino che dorme sopra un letto del n. 198 segnato dietro con cornice d'argento con l'arme del Sig. Cardinale Borghese intagliata di lavinia fontana". L'attribuzione alla pittrice bolognese è debitamente riferita in tutti gli inventari della collezione, confermata nel 1955 da Paola della Pergola che pubblica l'opera come replica autografa del quadro dell'Escorial, quest'ultimo realizzato a Bologna nel 1589 per Filippo II di Spagna. Come ha suggerito Vera Fortunati (1998), per tale prestigiosa commissione - da cui deriva l'esemplare Borghese - Lavinia adottò un articolato schema iconografico, prendendo a modello la Madonna di Loreto di Raffaello Sanzio (copia - Chantilly, Musée de Conde), la Madonna del velo di Sebastiano del Piombo (Napoli, Museo di Capodimonte; Praga, Narodni Galerie) e la Madonna del silenzio di Michelangelo Buonarroti (Londra, coll. privata), opera - quest'ultima - destinata a Vittoria Colonna e ripresa dalla bolognese in un dipinto conservato a Liverpool (Walker Art Galleri; cfr. Cantaro 1993). Il soggetto scelto dalla pittrice era stato tra l'altro già affrontato anche da Orazio Samacchini (Firenze, Galleria degli Uffizi; Germania, coll. privata), artista bolognese in contatto con Prospero Fontana, padre di Lavinia, che a sua volta ben conosceva i modelli di Michelangelo e di Sebastiano del Piombo attraverso le incisioni di Giulio Bonasone e Giovanni Battista de' Cavalieri (Fortunati 1998).

Le circostanze che portarono alla commissione di questo rame restano tuttora ignote. Secondo Caroline Murphy (2003), l'opera fu con buona probabilità eseguita per Camillo Borghese, futuro papa Paolo V, che nel 1591 si trovava nel capoluogo felsineo in qualità di vicelegato, un incarico che lo mise in contatto con molti artisti bolognesi, tra cui Lavinia che nel frattempo aveva già realizzato alcune repliche della pala madrilena. Nel 1602, infatti, padre José de Sigüenza denunciava l'esistenza di molte copie del dipinto spagnolo, nate sull'onda del successo di una committenza così prestigiosa per la quale Lavinia aveva ricevuto mille ducati (Pacheco 1649).

Il dipinto rappresenta il piccolo Gesù, vegliato e protetto da Elisabetta, dal piccolo Giovannino, da Giuseppe e da sua madre che lo sta coprendo con un sottilissimo velo. La scena è inserita in un ambiente piccolo e raffinato, dominato da un sontuoso baldacchino il cui colore ben si armonizza con le tinte acide e squillanti delle stoffe e degli abiti dei protagonisti, messo in risalto dal fondo scuro e dall'uso del supporto in rame. Come ha recentemente ricordato Stefania Biancani (2021), il soggetto raffigurato è ricco di significati iconografici, racchiusi nel motto "COR MEUM VIGILAT" che si legge nel dipinto madrileno lungo il bordo del giaciglio su cui riposa Gesù. Tale espressione - al pari del simbolo LXIII delle Symbolicae Quaestiones di Achille Bocchi che recita Silentio Deum Cole ("adora Dio in silenzio") - rammenta l'importanza della contemplazione e del silenzio per giungere alla Verità (cfr. Urbini 1994; Fortunati 1998, Biancani 2021).

Antonio Iommelli




Bibliografia
  • J. de Sigüenza, La fundación del monasterio de El Escorial, Madrid 1602, ed. Madrid 1988, p. 535;
  • F. Pacheco, El arte de la pintura, Madrid 1649, ed 1990, p. 94;
  • G. Piancastelli, Catalogo dei quadri della Galleria Borghese, in Archivio Galleria Borghese, 1891, p. 171;
  • A. Venturi, Il Museo e la Galleria Borghese, Roma 1893, p. 205;
  • R. Longhi, Precisioni nelle Gallerie Italiane, I, La R. Galleria Borghese, Roma 1928, p. 221;
  • A. Venturi, Storia dell'Arte Italiana, IX, Roma 1933, p. 694;
  • A. De Rinaldis, La Galleria Borghese in Roma, Roma 1939, p. 33;
  • B. Galli, Lavinia Fontana Pittrice, Imola 1940, p. 72;
  • P. della Pergola, Itinerario della Galleria Borghese, Roma 1951, p. 35;
  • P. della Pergola, La Galleria Borghese. I Dipinti, I, Roma 1955, p. 36, n. 45;
  • P. della Pergola, L’Inventario Borghese del 1693 (III), in “Arte Antica e Moderna”, XXX, 1965, p. 210;
  • R. Longhi, Saggi e ricerche 1925-28. Precisioni nelle gallerie italiane. La Galleria Borghese, Firenze 1967, p. 353;
  • M. T. Cantaro, Lavinia Fontana bolognese: “pittora singolare” (1552-1614), Milano 1989, pp. 156-157;
  • M. T. Cantaro, Aggiornamenti e precisazioni sul catalogo di Lavinia Fontana, in "Bollettino d'Arte", LXXVIII, 1993, pp. 95-99;
  • S. Urbini, in Lavinia Fontana 1552-1614, catalogo della mostra (Bologna, Museo Civico Archeologico, 1994), a cura di V. Fortunati, Milano 1994, pp. 184-185;
  • V. Fortunati, in Lavinia Fontana of Bologna: 1552 – 1614, catalogo della mostra (Washington DC, National Museum of Women in the Arts, 1998), a cura di V. Fortunati, Milano 1998, pp. 21-22;
  • C. P. Murphy, Lavinia Fontana. A painter and her patrons in Sixteenth-Century Bologna, Cambridge 2003, pp. 170-171;
  • K. Herrmann Fiore, Galleria Borghese Roma scopre un tesoro. Dalla pinacoteca ai depositi un museo che non ha più segreti, San Giuliano Milanese 2006, p. 142;
  • L. Bartoni, in Galleria Borghese. The Splendid Collection of a Noble Family, catalogo della mostra (Kyoto, The National Museum of Modern Art, 2009; Tokyo, Tokyo Metropolitan Art Museum, 2010), a cura di C.M. Strinati, A. Mastroianni, F. Papi, Kyoto 2009, p. 148, n. 37.
  • S. Biancani, in Le Signore dell'Arte. Storie di donne tra '500 e '600, catalogo della mostra (Milano, Palazzo Reale, 2021), a cura di A. Bava, G. Mori, A. Tapié, Milano 2021, p. 301, n. 3.11.