L’opera, segnalata per la prima volta in casa Borghese nel 1790, raffigura Maria Maddalena, una delle più note discepole di Cristo, qui rappresentata nei panni di una penitente, soggetto particolarmente fortunato nella pittura del Seicento per i suoi profondi contenuti religiosi. Maria Maddalena, infatti, si rivelò una figura fondamentale negli anni della Controriforma, la cui immagine fu spesso usata contro i protestanti a sostegno della necessità e della validità del sacramento della penitenza.
(?) Roma, collezione Borghese, 1790 (Inventario 1790, Stanza IV, n. 7, 41; Della Pergola 1955); Roma, collezione Borghese, 1833 (Inventario Fidecommissario Borghese 1833;, p. 7, n. 1). Acquisto dello Stato, 1902.
Due telette raffiguranti Maria Maddalena sono segnalate nel 1790 presso la raccolta Borghese, di cui una, citata nel 1678 da Carlo Cesare Malvasia tra i dipinti di Ludovico Carracci, venduta nel 1801 da un certo mercante di nome Durand (Della Pergola 1955). L'altra Maddalena, forse questa, è segnalata negli elenchi fedecommissari del 1833 insieme alla Testa di Cristo (inv. 39), descritta come "la Madonna di Agostino Carracci, largo palmi 2, once 4; alto palmi 2, once 3"; attribuzione accolta con qualche riserva da Paola della Pergola (1955) che pubblicò il dipinto - secondo la studiosa tagliato in basso per essere accostato alla Testa di Cristo (inv. 39) - come "seguace di Agostino".
L'opera, così come il suo pendant, sintetizza quello studio "dei moti dell'animo" condotto dal bolognese e dalla sua bottega sulle opere di Correggio, in particolare sull'Ecce Homo (Londra, National Gallery) inciso nel 1587 da Agostino che contribuì ad accrescere la fortuna di tale iconografia. Questa Maddalena, infatti, rientra appieno per il suo intenso patetismo tra i soggetti più fortunati dell'epoca, ricercando implicitamente la partecipazione dell'osservatore di cui implora la pietà. Di fatto l'opera, ridimensionata per essere destinata alla devozione privata, doveva accrescere nell'osservatore quel senso di drammaticità, qui reso in modo teatrale, tanto gradito al clima controriformato.
Una replica di questa tela fu segnalata da Paola della Pergola (1955) nella collezione Gradenigo di Venezia.
Antonio Iommelli