Questo rame, documentato in collezione Borghese a partire dal 1790, fu eseguito da Henri met de Bles e presenta uno dei motivi più frequenti nell'ambito dei pittori fiamminghi del Cinquecento: un picco roccioso che domina una profonda vallata puntellata da numerosi edifici. Il dipinto, un prezioso oggetto da collezione di raffinato virtuosismo, mostra inoltre due minuscoli cammelli, scortati in basso a destra da alcune figurine, completamente immersi in un paesaggio attraversato da uccelli.
Cornice fine ‘700 (cm 24 x 84,5 x 4)
Roma, collezione Borghese, 1790 (Inventario 1790, Stanza VII, n. 102; Della Pergola 1959); Inventario Fidecommissario 1833, p. 26. Acquisto dello Stato, 1902.
La provenienza di questo dipinto è tuttora ignota. Di fatto, nonostante il numero '22' tuttora visibile in basso al centro, l'opera è identificabile solo a partire dal 1790, attribuita nell'inventario borghesiano di quell'anno a Ludovico Mattioli di Bologna, nome ripreso anche dall'estensore degli elenchi fedecommissari ottocenteschi. Il primo a riferire questo rame a Henri met de Bles, pittore fiammingo noto come il Civetta - per l'uso del pittore di rappresentare nelle sue opere questo animale - fu Adolfo Venturi (1893), attribuzione confermata da Leo Van Puyvelde (1950), Charles de Tolnay (1956), Paola della Pergola (1959) e da tutta la critica successiva (Serck 2000; Hermann Fiore 2006), ad eccezione di Roberto Longhi (1928) che, dal canto suo, preferì parlare di Lucas van Valckenborch.
L'opera raffigura una profonda vallata dominata da un picco roccioso coperto da una rigogliosa vegetazione, simile nella composizione al Paesaggio con san Girolamo attribuito a Cornelis Massys (Musée di Grenoble, inv. 950), collocato da Luc Serck intorno al 1560 (cfr. Serck 2000). Tale datazione, proposta dallo studioso per il dipinto francese, è stata estesa dallo stesso anche al quadro in esame, cui inoltre ha avvicinato un disegno conservato a Berlino (Id., p. 228, n. 36).
Come sottolineato dalla critica (Della Pergola, Serck 2000), questo rame mostra diversi motivi ricorrenti in opere fiamminghe coeve, segno di un continuo scambio tra pittori di diverse generazioni che, una volta in Italia, non esitarono ad adottare nuove soluzioni. In questo caso, ad esempio, Met de Bles riproduce due cammelli ripresi certamente dai paesaggi di Girolamo da Carpi, artista ferrarese attivo presso la corte degli Estensi, dove il Civetta soggiornò per lungo tempo prima di trovarvi la morte.
Antonio Iommelli