Il paesaggio del dipinto, ispirato alla campagna romana, vede la presenza di due pastori in atto di scrutare il cielo, con accanto capre e pecore. A sinistra sono grandi alberi, dal fogliame caratterizzato da violenti contrasti di luce e ombra. L’orizzonte del paesaggio, osservato dal basso verso l’alto, è tipico della pittura fiamminga. Questa caratteristica è presente nei dipinti di Bril fino all’inizio del Seicento, periodo a cui va riferito il quadro.
Salvator Rosa, cm. 84,5 x 110,5 x 8
Il dipinto è certamente presente in collezione Borghese fin dal 1693, come attestato dall’inventario dei beni redatto in tale anno dove viene descritto “un quadro alto di 3 palmi in circa con un Paese con un Monticello dove sono due Pastori e molti armenti […] di Paolo Brilli”.
Successivamente lo si ritrova nell’elenco fidecommissario del 1833, in cui mantiene l’attribuzione a Paul Bril.
Le circostanze del suo ingresso in collezione Borghese non sono note, tuttavia il quadro potrebbe aver fatto parte del nucleo di dipinti confiscati a Giuseppe Cesari detto Cavalier d’Arpino nel 1607. Il sequestro, motivato dall’accusa di detenzione illegale di armi da parte del pittore, avvenne per volere di papa Paolo V e riguardò 105 opere, che furono successivamente donate al cardinal nepote Scipione Borghese. La possibilità che il Paesaggio con pastori faccia parte del sequestro D’Arpino è avanzata da Kristina Herrmann Fiore (2000, p. 69) nella sua analisi dell’inventario delle opere confiscate, in cui si ritrova al n. 65 “un quadro mezzano con un paesi, arbori, et verdura et animali senza cornici”. L’accertamento di questa proposta di identificazione rimane tuttavia molto difficile, come per molti altri paesaggi citati nel medesimo inventario, soprattutto per la mancanza di attribuzione e la vaghezza degli elementi descrittivi.
Un ulteriore riferimento al dipinto è forse rintracciabile nel componimento in versi che Scipione Francucci (1613, st. 126-127) dedicò alla collezione del cardinale Borghese nel 1613, che attesterebbe la presenza dell’opera in questa raccolta almeno a partire da tale data, sei anni dopo il sequestro D’Arpino.
L’assegnazione dell’opera a Paul Bril presente in tutti gli inventari viene ridimensionata già a partire dalla fine dell’Ottocento, quando Adolfo Venturi (1893, p. 36), ritenendo il dipinto troppo debole per essere assegnato direttamente al maestro, lo riconduce all’ambito di quest’ultimo. Nel 1928 Roberto Longhi (pp. 176-177) si pone sulla stessa scia di Venturi, e così anche Paola Della Pergola (1959, pp. 152-153, n. 214), la quale definisce con certezza il quadro frutto di una collaborazione di bottega, pur senza escludere che Bril stesso vi abbia partecipato.
Da lì in poi l’esecuzione del Paesaggio con pastori rimane generalmente riferita all’artista fiammingo in collaborazione con la sua bottega.
L’opera appare in mostra una sola volta nel 1985, in occasione dell’esposizione intitolata Paesaggio con figura organizzata in Palazzo Venezia a Roma, in cui viene presentato un gruppo di opere, tutte provenienti dalla collezione Borghese, scelte come esemplari della doppia tematica della figura umana e del paesaggio.
All’interno della Galleria Borghese il dipinto è esposto nella sala 5 insieme ad altre opere riferite allo stesso ambito: Paesaggio con il tempio della Sibilla (inv. 12) e Paesaggio fantastico (inv. 19), ricondotti anch’essi alla bottega di Bril, e Paesaggio con San Gerolamo (inv. 20), la cui attribuzione oscilla tra lo stesso maestro, o comunque la sua scuola, e un altro artista fiammingo poco più giovane, Frederick van Valchenborch, a cui si è pensato di assegnare parte delle opere in collezione Borghese tradizionalmente riferite a Bril (Gerszi 1990, pp. 173-189; Cappelletti 2006, p. 24).
Tra i dipinti citati, il Paesaggio fantastico presenta le stesse dimensioni (66x90 cm) del Paesaggio con pastori, come anche un altro quadro di paesaggio, anch’esso definito fantastico (inv. 18), collocato nella sala 3 della Galleria. Questo elemento potrebbe far pensare ad una serie di dipinti a pendant, tuttavia il primo di questi si differenzia per il tono diverso e più malinconico, anticipatore di tendenze più tarde, dato dalle rovine sulla destra e dalla presenza di un pastore solitario sulla sinistra (Stefani, 2000, p. 144, n. 8).
Il Paesaggio con pastori presenta invece degli elementi in comune con il Paesaggio fantastico della sala 3, privo di figure, in particolare il forte contrasto chiaroscurale dato da potenti fasci di luce che tagliano le zone d’ombra e danno risalto alla fitta vegetazione.
È così che viene caratterizzata la parte sinistra della composizione, occupata in primo piano da uno scosceso territorio boscoso, mentre all’opposto il paesaggio si sviluppa in profondità e lascia intravedere una chiesa investita di luce naturale. Al centro della scena è raffigurata una grande roccia su cui si arrampicano due pastori che guardano verso l’orizzonte, forse proprio in direzione della chiesa sullo sfondo.
Lo schema compositivo basato sulla divisione della scena in due parti distinte, l’una preponderante in primo piano e l’altra sviluppata in profondità, caratterizzate da effetti luministici contrastanti, si ritrova più volte nella produzione pittorica di Bril ed è riscontrabile, per esempio, nel già citato Paesaggio con San Gerolamo esposto nella stessa sala di questo dipinto.
Pier Ludovico Puddu