Tradizionalmente attribuita a Joachim Patinier, questa tavola fu eseguita con ogni probabilità da un suo seguace intorno alla prima metà del XVI secolo. Raffigura un paesaggio con la Sacra famiglia che secondo la tradizione si fermò all'ombra di un albero durante la sua fuga in Egitto, intrapresa per salvare il piccolo Gesù da un editto del perfido Erode. Tale racconto, uno dei più fortunati dell'infanzia di Cristo, è qui trattato in maniera originale e ricco di aneddoti che rendono la composizione intima e familiare, come gli angeli ritratti mentre stendono una tovaglia ai piedi di Maria, e Giuseppe che fa abbeverare l’asino nel ruscello poco distante. La scena, minutamente descritta, è però relegata in primo piano, fagocitata da un ampio paesaggio caratterizzato da un ponte e dominato da un aspro rilievo montuoso.
Salvator Rosa (cm 25,5 x 32,7 x 5)
Roma, collezione Borghese, 1693 (Inventario 1693, Stanza XI, nn. 1-5); Inventario Fidecommissario Borghese 1833, p. 30. Acquisto dello Stato, 1902.
Questo dipinto è attestato in collezione Borghese a partire dal 1693, individuato nel relativo inventario grazie al numero '178 tuttora' iscritto in basso a destra. Ritenuto di autore 'incert[o]' dall'estensore del documento seicentesco, fu così elencato sia nell'Inventario Fidecommissario del 1833, sia nelle schede di Giovanni Piancastelli (1891).
Il primo a riferire la tavola al pittore Joachim Patinier fu Adolfo Venturi (1893), attribuzione accettata con qualche riserva da Leo van Puyvelde (1950), ma rifiutata da Paola della Pergola (1959). L'opera, infatti, appare cronologicamente più tarda e alquanto distante da quell'afflato dell'artista fiammingo rintracciabile nei suoi pochi dipinti certi, caratterizzati da un contrasto e da un uso di colori freddi e squillanti che rendono le composizioni bizzarre e cariche di suggestioni.
Secondo Paola della Pergola (1959) - ipotesi non supportata da nessuna evidenza documentaria - il dipinto proverrebbe dall'eredità di Olimpia Aldobrandini senior.
Antonio Iommelli