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Paesaggio con il Riposo dalla Fuga in Egitto

Attribuito a Patenier Joachim

(Bouvignes? 1475-80 - Anversa 1524)

Tradizionalmente attribuita a Joachim Patinier, questa tavola fu eseguita con ogni probabilità da un suo seguace intorno alla prima metà del XVI secolo. Raffigura un paesaggio con la Sacra famiglia che secondo la tradizione si fermò all'ombra di un albero durante la sua fuga in Egitto, intrapresa per salvare il piccolo Gesù da un editto del perfido Erode. Tale racconto, uno dei più fortunati dell'infanzia di Cristo, è qui trattato in maniera originale e ricco di aneddoti che rendono la composizione intima e familiare, come gli angeli ritratti mentre stendono una tovaglia ai piedi di Maria, e Giuseppe che fa abbeverare l’asino nel ruscello poco distante. La scena, minutamente descritta, è però relegata in primo piano, fagocitata da un ampio paesaggio caratterizzato da un ponte e dominato da un aspro rilievo montuoso.


Scheda tecnica

Inventario
260
Posizione
Datazione
seconda metà del secolo XVI
Tipologia
Periodo
Materia / Tecnica
olio su tavola
Misure
cm 15 x 26
Cornice

Salvator Rosa (cm 25,5 x 32,7 x 5)

Provenienza

Roma, collezione Borghese, 1693 (Inventario 1693, Stanza XI, nn. 1-5); Inventario Fidecommissario Borghese 1833, p. 30. Acquisto dello Stato, 1902.

Conservazione e Diagnostica
  • 1903/05 - Luigi Bartolucci;
  • 1952 - Augusto Vermehren

Scheda

Questo dipinto è attestato in collezione Borghese a partire dal 1693, individuato nel relativo inventario grazie al numero '178 tuttora' iscritto in basso a destra. Ritenuto di autore 'incert[o]' dall'estensore del documento seicentesco, fu così elencato sia nell'Inventario Fidecommissario del 1833, sia nelle schede di Giovanni Piancastelli (1891).

Il primo a riferire la tavola al pittore Joachim Patinier fu Adolfo Venturi (1893), attribuzione accettata con qualche riserva da Leo van Puyvelde (1950), ma rifiutata da Paola della Pergola (1959). L'opera, infatti, appare cronologicamente più tarda e alquanto distante da quell'afflato dell'artista fiammingo rintracciabile nei suoi pochi dipinti certi, caratterizzati da un contrasto e da un uso di colori freddi e squillanti che rendono le composizioni bizzarre e cariche di suggestioni.

Secondo Paola della Pergola (1959) - ipotesi non supportata da nessuna evidenza documentaria - il dipinto proverrebbe dall'eredità di Olimpia Aldobrandini senior.

Antonio Iommelli




Bibliografia
  • G. Piancastelli, Catalogo dei quadri della Galleria Borghese, in Archivio Galleria Borghese, 1891, p. 457;
  • A. Venturi, Il Museo e la Galleria Borghese, Roma 1893, p. 139;
  • R. Longhi, Precisioni nelle Gallerie Italiane, I, La R. Galleria Borghese, Roma 1928, p. 200;
  • L. van Puyvelde, La Peinture Flamande à Rome, Bruxelles 1950, p. 84;
  • P. della Pergola, La Galleria Borghese. I Dipinti, II, Roma 1959, p. 180, n. 267;
  • K. Herrmann Fiore, Galleria Borghese Roma scopre un tesoro. Dalla pinacoteca ai depositi un museo che non ha più segreti, San Giuliano Milanese 2006, p. 87.