Questo rame fu eseguito in pendant con il Paesaggio con Erminia riconosciuta dai pastori (inv. 289), attribuito negli inventari antichi a un certo 'Cornelio Satiro', identificato dalla critica con Cornelis van Ryssen, pittore proveniente dalle Fiandre che una volta a Roma entrò in contatto con il gruppo dei Bentvueghels, dai quali prese evidentemente il soprannome.
La scena rappresenta una donna armata - identificabile con Erminia - ritratta in compagnia di un pastore e di alcuni fanciulli. Sullo sfondo, si può riconoscere il profilo del Monte Circeo.
Roma, collezione Borghese, 1693 (Inventario 1693, Stanza VIII, nn. 8, 13; Della Pergola 1959); Inventario 1790, Stanza X, nn. 17-18; Inventario Fidecommissario Borghese 1833, p. 28, nn. 20-21. Acquisto dello Stato, 1902.
Questo dipinto è documentato in collezione Borghese a partire dal 1693, elencato nell'inventario di quell'anno come "un quadruccio alto un palmo in circa ovato con Campagna e figurine cornice Intagliata No in rame di Cornelio Benincasa". Nel verso è segnato il n. 154 che torna, sempre nell'inventario del 1693, nella descrizione del Paesaggio con rovine e figure e il monte Circeo (inv. 289), eseguito in pendant con il rame in esame e così registrato: "Due quadrucci in rame ovati con Paesini e figure del n. 154 cornice dorata. Incerti".
Nel 1790, questo paesaggio è segnalato come opera di 'Cornelio Satiro", identificato da Paola della Pergola (1959) con Cornelis van Ryssen (Poelenburg of van Ryssen secondo Orbaan 1911), pittore fiammingo, attestato a Roma nel 1667, anno in cui entrò a far parte della compagnia dei Bentvueghels (cfr. Della Pergola, cit.). Secondo la studiosa, inoltre, il nome con cui Cornelis fu indicato nel 1693, 'Benincasa', era stato riportato per errore dall'estensore del documento che con buona probabilità si era confuso con qualche membro della famiglia senese dei Benincasa, casata in certo senso rivale dei Borghese.
Nel 1833 il dipinto fu attribuito a Jan Brueghel dei Velluti, nome mutato prima con quello del bolognese Ludovico Mattioli (Piancastelli 1891) e successivamente con Herman van Swanevelt (A. Venturi 1893; Longhi 1928); attribuzione rifiutata nel 1912 da Giulio Cantalamessa che propose il nome di Claude Lorrain. Nel 1959, infine, Paola della Pergola assegnò il rame al Van Ryssen, parere accolto favorevolmente dalla critica (Herrmann Fiore 2006).
Il dipinto rappresenta un paesaggio classico con la figura di una donna armata, identificabile con Erminia, nota protagonista della Gerusalemme Liberata di Torquato Tasso. Secondo la leggenda, infatti, la fanciulla uscì dalle mura di Gerusalemme con indosso l'armatura di Clorinda nel tentativo di portarsi in campo nemico e curare le ferite dell'amato. Ma avvistata da alcune sentinelle, scappò dalla guerra rifugiandosi in un villaggio idilliaco, abitato da animali e pastori, dove ebbe riparo.
Come nel dipinto compagno (inv. 289), la scena è costruita su due livelli: la radura in primo piano, dove siede un pastore circondato da alcuni fanciulli; e la veduta di un monte in lontananza, forse il Circeo; uniti al centro da un gruppo di alberi che con le loro alte chiome, minuziosamente rappresentate, conferiscono un senso di verticalità al dipinto.
La scelta del supporto in rame, che rende i colori più lucidi e smaltati, rimanda direttamente al contesto nordico a cui apparteneva il pittore.
Antonio Iommelli