Proveniente dalla collezione di Villa Montalto Peretti, il rilievo fu acquistato insieme ad altre opere alla fine del Settecento e collocato addossato al muro a semicerchio del Giardino del Lago, in corrispondenza della Grotta dei Leoni fino al nuovo allestimento della collezione nel Casino, negli anni Trenta dell’Ottocento. Il rilievo, inquadrato da una cornice moderna, presenta tre personaggi stanti a figura intera: al centro una matrona, ai lati due figure maschili, l’uno con volto maturo (di restauro), l’altro giovane, vestiti di lunga toga, l’abito del cittadino romano. La figura femminile è avvolta nel mantello e velata, e riproduce il tipo statuario della Pudicitia, che ben incarnava i valori di castità, la modestia e pudicizia consoni alla matrona romana. Il rilievo era destinato a decorare la facciata esterna di un monumento funerario, secondo una prassi frequentemente attestata a Roma a partire dalla tarda età repubblicana, sebbene la rappresentazione dei defunti a figura intera sia più rara.
Collezione di Villa Montalto Peretti; Collezione Borghese (ante 1786-91); Inventario Fidecommissario Borghese 1833, C., p. 51, n. 145. Acquisto dello Stato, 1902.
Il rilievo funerario apparteneva, ancora alla fine del Seicento, alla collezione di Villa Montalto Peretti, come documentato da un disegno conservato nella biblioteca di Eton (Barberini 1991). Alla fine del Settecento Marcantonio IV, con la mediazione di Vincenzo Pacetti, procedette all’acquisto di diverse opere della collezione, destinate a ornare il Giardino del Lago di Villa Pinciana; un disegno di Charles Percier conservato a Parigi (1786-1791) e uno schizzo di Bertel Thorvaldsen (1796) confermano la presenza del rilievo, addossato al muro a semicerchio del Giardino, in corrispondenza della Grotta dei Leoni (Di Gaddo 1997; Helsted 1965). Nel gennaio del 1827 il rilievo fu affidato ad Antonio D’Este per il restauro e successivamente collocato in Sala VI, in occasione del nuovo allestimento della collezione voluto da Camillo Borghese nel Casino depauperato dalla vendita delle opere antiche al cognato Napoleone Bonaparte.
Il rilevo funerario, inquadrato da una cornice moderna, presenta tre personaggi stanti a figura intera: al centro una matrona, ai lati due figure maschili, l’uno con volto maturo (di restauro), l’altro giovane, vestiti di lunga toga con ampio drappeggio, pieghe diagonali sul petto e pieghe più fitte in corrispondenza della scollatura. Pur non fornendo dati cronologici assoluti, il tipo di toga indossato dai due personaggi richiama l’abbigliamento dei togati raffigurati nell’Ara Pacis a Roma (12-9 a.C.).
L'atteggiamento della figura femminile – avvolta nel mantello e velata, con il braccio sinistro piegato, che attraversa orizzontalmente il busto, e il destro sollevato, il cui gomito si appoggia sulla mano sinistra, mentre la destra, stringendo un lembo del manto, sfiora con le dita, piegate, la guancia corrispondente – è caratteristico del tipo statuario della Pudicitia (Bieber 1977, pp. 607, 612-613, 615-622). Tale tipo, prediletto nel mondo greco ellenistico e frequentemente attestato in quello romano, in particolare nella statuaria a destinazione funeraria, ben incarnava i valori di castità, la modestia e pudicizia consoni alla matrona romana.
La produzione dei rilievi destinati a decorare le facciate esterne delle tombe inizia a Roma nella tarda età repubblicana. Due sono le tipologie note, quella di forma rettangolare, a sviluppo longitudinale, con i defunti a figura intera (quale quella in esame) e il rilievo quadrangolare, a sviluppo trasversale, che limita la raffigurazione al solo busto; entrambe sono per lo più realizzate in marmo lunense. La prima tipologia, a figura intera, ha migliore qualità e minore diffusione (Kleiner 1977, pp. 47-49, 51, nn. 1, 8, 11-13, 37, 64-66), per lo più a Roma e a Capua (Frederiksen 1984, pp. 264 s.; 286; 308 s.; 320; 323). In genere è ricorrente la raffigurazione di una coppia di coniugi, a cui possono aggiungersi i figli inseriti fra i genitori o al loro fianco (Kockel 1993, pp. 110-111, cat. D 6, tav. 24 a-b), mentre raramente sono rappresentati due uomini togati (Kockel 1993, pp. 95-96, cat. B 2, tavv. 10 b, 11 a-b), due donne (Kockel 1993, p. 222, cat. O 29, tav. 132 a. c.) o, come in questo caso, due togati e una donna al centro. Infine, il formato dei personaggi è frequentemente a grandezza naturale, secondo un rapporto diretto tra le dimensioni del monumento sepolcrale e la manifestazione tangibile dell’ascesa sociale e del benessere economico raggiunto dai committenti (Zanker, Ewald 2008, pp. 181-182).
L’analisi dell’abbigliamento maschile e femminile, entrambi confrontabili con un rilievo presso la collezione Doria (Kockel 1993, pp. 152-153, cat. I 8) e, in particolare, i precisi riferimenti ai togati effigiati sull’Ara Pacis permettono di datare l’opera Borghese all’ultimo ventennio del I sec. a.C.
Jessica Clementi