Nel busto, di ignota provenienza, solo la testa, inclinata verso il basso, è certamente antica; il busto con pelle caprina, creduto antico dalla Calza, che vi ravvisava un satirello, non è pertinente, mentre l’inserimento moderno del pétasos, un copricapo di origine macedone, connota la figura quale Hermes-Mercurio, dio protettore dei viaggi e dei commerci. Le piccole ali sui lati, documentate sia sulla pittura vascolare che nella plastica greca e romana, esaltano la funzione del dio quale rapido messaggero degli dei. In origine, la testa probabilmente proponeva un modello di figura virile giovanile, forse con funzione ritrattistica, che sulla base della resa dei dettagli – la capigliatura riccamente chiaroscurata, l'uso di iridi incise con pupille scavate e l'espressione del volto appena increspata dalle sopracciglia corrugate, la bocca carnosa con labbro inferiore pronunciato – può essere datata all'età antonina.
Collezione Borghese, citato per la prima volta nell’Inventario Fidecommissario Borghese 1833, C, p. 41, n. 9 (portico). Acquisto dello Stato, 1902.
Il busto, di ignota provenienza, è menzionato per la prima volta nell’Inventario Fidecommissario Borghese del 1833 fra i sedici disposti sui mensoloni nel vestibolo d’accesso, dove tutt’oggi è collocato.
Numerosi sono gli interventi di reintegrazione di parti perdute: solo la testa, inclinata verso il basso, è certamente antica, nonostante le forti tracce di rilavorazione sul collo, il naso, parte delle orecchie e soprattutto sulle pupille, sovraincise marcatamente così da conferire al volto uno sguardo verso l’alto, in contrasto con l’inclinazione della testa. Il busto con pelle caprina, creduto antico dalla Calza, che vi ravvisava un satirello, non è pertinente. Il lavoro di restauro ha sensibilmente modificato la figura originaria – che probabilmente proponeva un modello di figura virile giovanile, forse con funzione ritrattistica – trasformandola in Hermes-Mercurio, dio protettore dei viaggi e dei commerci, con l'aggiunta del pétasos, un copricapo di origine macedone frequentemente presente nelle raffigurazioni di Hermes tramandate dal mondo greco-romano, talvolta – come in questo caso – con piccole ali sui lati, documentate sia sulla pittura vascolare che nella plastica, a esaltazione della funzione del dio quale celere messaggero degli dei (sul copricapo del dio si vd. Siebert 1990, p. 384).
Il restauro quale Hermes potrebbe forse essere giustificato dal confronto con la testa inclinata del dio nel tipo “Lansdowne/Vaticano/Louvre”, in cui gli studiosi riconoscono una rielaborazione romana ispirata alla tradizione policletea, che nella replica eponima ai Musei Vaticani conserva il petaso (Simon 1992, p. 506, n. 20a), in quella al Louvre mostra le ali fra i capelli, mentre in quella Lansdowne – proveniente da Villa Adriana a Tivoli – originariamente priva di copricapo, il petaso viene inserito per volontà di Gavin Hamilton, al fine di rendere immediatamente riconoscibile il soggetto (Angelicoussis 2017, pp. 161-164, n. 21). Il busto Lansdowne conobbe enorme successo nel XIX secolo, riprodotto in gesso e diffuso in tutta Europa con la circolazione del Catalogo a stampa della collezione (1810) in cui si precisa: “copying from plaister casts of this bust has been a source of perennial income to Sculptors at Rome; there is scarcely a collector of modern works in Europe that has not in his possession an imitation of this marble”.
Paolo Moreno osservava inoltra analogie con la testa leggermente inclinata con doppio ordine di riccioli sulla fronte dell’Hermes a Leningrado (Waldhauer 1928, tav. VII), di cui riconosceva l’archetipo in un’opera di scuola prassitelica, in riferimento alla pettinatura con folti riccioli del dio con Dioniso fanciullo ritrovata a Olimpia nel 1877 (Moreno, Viacava 2003).
Un restauro analogo quale Hermes con aggiunta di pétasos interessa anche una statua virile con testa non pertinente a Palazzo Pitti, Firenze (inv. OdA 1911, n. 664; Polito 2003), che condivide con il busto Borghese analoga capigliatura riccamente chiaroscurata, l'uso di iridi incise con pupille scavate e l'espressione del volto appena increspata dalle sopracciglia corrugate. La resa di tali dettagli, unitamente alla bocca carnosa con labbro inferiore pronunciato, orientano a una datazione all'età antonina.
Jessica Clementi