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Testa colossale di divinità femminile

Arte romana


La testa muliebre colossale, dall’espressione atona, grandi occhi allungati, bocca grande e dischiusa, è caratterizzata da una semplice acconciatura, con capelli trattenuti da una sottile tenia e divisi da una scriminatura centrale in ciocche ondulate ad andamento parallelo che si gonfiano sulle tempie, coprendo quasi del tutto gli orecchi, di cui resta in vista il lobo con foro per l’inserimento di orecchini in metallo. Le dimensioni colossali suggeriscono l’identificazione con una divinità, la cui identità non può essere definita. La testa Borghese è il prodotto di una officina neoattica che rielabora sapientemente schemi iconografici ispirati a forme classiche del V o del IV sec. a.C., tenendo conto anche di esperienze successive.Già presente fra le sculture esposte, alla metà del Settecento, nella villa Mondragone di proprietà della famiglia, la testa venne trasferita a Villa Pinciana nel 1819.


Scheda tecnica

Inventario
XXXVII
Posizione
Datazione
I secolo d.C.
Tipologia
Materia / Tecnica
marmo pentelico
Misure
altezza cm 143; testa cm 112
Provenienza

Dalla Villa di Mondragone (Inventario del Palazzo Mondragone, 1741); Inventario Fidecommissario Borghese 1833, C, p. 43, n. 27. Acquisto dello Stato, 1902.

Conservazione e Diagnostica
  • 1819, Francesco Massimiliano Laboureur: narice, capigliatura, piedistallo
  • 1995, Paola Mastropasqua

Scheda

Intorno alla metà del Settecento la testa muliebre è citata nell’inventario delle opere antiche conservate presso la Villa Mondragone, di proprietà della famiglia Borghese, come “Giunone”, esposta sul cinerario di Giulio Metrodoro e dei liberti Giulii (Portico, CCXXXV), che ne fungeva da basamento. Nel 1819 Evasio Gozzani, Ministro della famiglia Borghese incaricato di curare l’allestimento della nuova collezione nel Casino depauperato dalla vendita di sculture antiche a Napoleone Bonaparte, ne predispose il trasferimento a Roma e il restauro, affidato a Francesco Massimiliano Laboureur.

La testa muliebre colossale, dall’impianto massiccio, presenta un ovale pieno, fronte bassa e triangolare, largo naso, dritto e piatto sul dorso e mento tondeggiante e sollevato. Sotto le arcate sopracciliari ampie e nette, che continuano la linea del naso, sono incassati a breve distanza gli occhi grandi, allungati, con palpebre a rilievo sottile. La bocca, grande e carnosa, dal labbro superiore arcuato e quello inferiore tondeggiante, è dischiusa e si intravedono i denti e la lingua. I capelli, trattenuti da una sottile tenia, sono divisi da una scriminatura centrale in ciocche ondulate ad andamento parallelo che si gonfiano sulle tempie, coprendo quasi del tutto gli orecchi, di cui resta in vista il lobo con foro per l’inserimento di orecchini in metallo, raccogliendosi sulla nuca in una piccola treccia. Due riccioli, di forma asimmetrica, cadono dalle tempie.

Le dimensioni colossali suggeriscono l’identificazione con una divinità; come Giunone era classificata nell’inventario Settecentesco di Villa Mondragone e, ben più tardi, dal De Rinaldis e Della Pergola. Il Nibby, che per primo descrive l’opera nella Guida della Galleria, escludeva invece l’identificazione con Iuno, proponendo di riconoscervi una Musa, forse Clio, per il carattere giovanile e ingenuo della scultura, insieme alla semplicità dell’acconciatura. Becatti, invece, vi riconosceva la copia di un originale della fine del V sec. a.C. in cui si fondevano una severa bellezza policletea del volto con una morbidezza pittorica della chioma, in un insieme classicistico ben temperato. Calza, riprendendo l’idea di Becatti, vi intravedeva una rielaborazione neoattica da un modello di V sec. a.C.

Impossibile risulta la definizione del soggetto ideale rappresentato, sebbene la testa Borghese arieggi la Giunone della collezione Farnese (Napoli, MANN inv. 6268; Capaldi 2009, pp. 25-26, n. 4). Come quest’ultima infatti, anche la testa Borghese condivide un riferimento a schemi iconografici ispirati a forme classiche del V o del IV sec. a.C. Tuttavia, l’esemplare in esame è il prodotto di una officina neoattica che rielabora sapientemente modelli classici tenendo conto anche di esperienze successive, come l’Artemide tipo Colonna, immagine creata per alcuni studiosi nella seconda metà del IV secolo a. C., o, per altri, agli inizi di quello seguente in ambiente attico o argivo-sicionio e caratterizzata da un’acconciatura a bande di capelli spartiti da una scriminatura centrale e fissati da una tenia recante un rigonfiamento di capelli sopra la fronte (Kahil 1984, pp. 638-639, nn. 163-168).

Jessica Clementi




Bibliografia
  • A. Nibby, Monumenti scelti della Villa Borghese, Roma 1832, p. 42, n. 6, tav. 7b.
  • Indicazione delle opere antiche di scultura esistenti nel primo piano della Villa Borghese, Roma 1840, p. 8, n. 5.
  • A. Nibby, Roma nell’anno 1838, Roma 1841, p. 912, n. 5.
  • Indicazione delle opere antiche di scultura esistenti nel primo piano della Villa Borghese, Roma 1854 (1873), p. 10, n. 5.
  • A. Venturi, Il Museo e la Galleria Borghese, Roma 1893, p. 14.
  • G. Giusti, La Galerie Borghèse et la Ville Humbert Premier à Rome, Roma 1904, p. 16.
  • A. De Rinaldis, La R. Galleria Borghese in Roma, Roma 1935, p. 6.
  • G. Becatti, Attikà. Saggio sulla scultura attica dell’ellenismo, in “Rivista dell’Istituto Nazionale di Archeologia e Storia dell’Arte”, VII, 1940, pp. 7-116.
  • P. Della Pergola, La Galleria Borghese in Roma, Roma 1954, p. 6.
  • R. Calza, Catalogo del Gabinetto fotografico Nazionale, Galleria Borghese, Collezione degli oggetti antichi, Roma 1957, p. 10, n. 58.
  • P. Moreno, Formazione della raccolta di antichità del Museo e Galleria Borghese, in “Colloqui del Sodalizio”, 5, 1975-1976, pp. 125-143, in part. p.129, nota 23.
  • P. Moreno, Museo e Galleria Borghese, La collezione archeologica, Roma 1980, p. 9.
  • L. Kahil, s.v. Artemis, in “Lexicon Iconographicum Mythologiae Classicae”, II,1 Zürich München 1984, pp. 638-639, nn. 163-168.
  • P. Moreno, C. Sforzini, I ministri del principe Camillo: cronaca della collezione Borghese di antichità dal 1807 al 1832, in “Scienze dell’Antichità”, 1, 1987, pp. 339-371, in part. pp. 347, 355.
  • P. Moreno, C. Stefani, Galleria Borghese, Milano 2000, p. 48, n. 6a.
  • P. Moreno, A. Viacava, I marmi antichi della Galleria Borghese. La collezione archeologica di Camillo e Francesco Borghese, Roma 2003, pp. 113-114, n. 76.
  • C. Capaldi, Testa colossale di Iuno, cd. Giunone Farnese, in Le sculture Farnese. Le sculture ideali. Volume II, a cura di C. Gasparri, Verona 2019, pp. 25-26, n. 4.
  • Scheda di catalogo 12/00147867, P. Moreno 1976; aggiornamento G. Ciccarello 2021