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Testa femminile restaurata come Cerere, su busto moderno

Arte romana


La testa, inserita su busto moderno, rappresenta una giovane donna dal volto ovale, occhi con contorno a mandorla e iride incisa a pelta e piccole labbra carnose. La folta capigliatura classicheggiante presenta ciocche voluminose disposte ai lati della scriminatura centrale, che coprono le piccole orecchie e sono raccolte sulla nuca in uno chignon. Una ampia corona di spighe, frutto del restauro ottocentesco, qualifica la figura, originariamente forse una Musa, quale Cerere. Nonostante la pesante rilavorazione, alcuni elementi stilistici nel trattamento della capigliatura e dell’iride suggeriscono di inquadrare la testa Borghese nel II secolo.


Scheda tecnica

Inventario
CCXII
Posizione
Datazione
II sec. d.C.
Tipologia
Materia / Tecnica
marmo bianco
Misure
altezza fino alla frattura del collo cm 30
Provenienza

Collezione Borghese, citata nell’Inventario Fidecommissario Borghese 1833, C, p. 50, n. 132 (sala V). Acquisto dello Stato, 1902.

Conservazione e Diagnostica
  • 1996-97, Liana Persichelli

Scheda

Di ignota provenienza, la testa femminile è inserita con gran parte del collo originale in un busto moderno. L’intervento di restauro moderno ha fortemente modificato l’iconografia originaria di quella che, con ogni probabilità, doveva rappresentare una Musa, trasformata in Cerere con l’aggiunta di una ricca corona di spighe – che ne giustifica la classificazione nell’Inventario fidecommissario del 1833 come “Genio dell’Abbondanza”.

 La testa rappresenta una giovane donna dal volto ovale, occhi con contorno a mandorla e iride incisa a pelta, piccole labbra carnose. La folta capigliatura classicheggiante presenta ciocche voluminose disposte ai lati della scriminatura centrale, che coprono le piccole orecchie e sono raccolte sulla nuca in uno chignon non apprezzabile, poiché celato dalla corona. 

La testa Borghese trova un confronto stringente – soprattutto per quanto concerne la capigliatura – in un’opera al Magazzino Vaticano (Kaschnitz-Weinberg, cat. 80, p. 48, tav. XXIII) considerata una creazione romana derivata da un lavoro della seconda metà del IV sec. a.C. e confrontata con la testa dell’Apollo citaredo della Sala delle Muse (Musei Vaticani, Museo Pio Clementino, inv. 310; Flashar 1992, pp. 108-113, figg. 78-79), opera neoclassica ispirata a modelli scopadei (Stewart 1977, p. 120). Nonostante la pesante rilavorazione, alcuni elementi stilistici nel trattamento della capigliatura e dell’iride suggeriscono di inquadrare la testa Borghese nel II secolo.

Jessica Clementi




Bibliografia
  • Indicazione delle opere antiche di scultura esistenti nel primo piano della Villa Borghese, Roma 1840, p. 20, n. 14.
  • A. Nibby, Roma nell’anno 1838, Roma 1841, p. 921, n. 14.
  • Indicazione delle opere antiche di scultura esistenti nel primo piano della Villa Borghese, Roma 1854 (1873), p. 29, n. 12.
  • A. Venturi, Il Museo e la Galleria Borghese, Roma 1893, p. 44.
  • G. Giusti, La Galerie Borghèse et la Ville Humbert Premier à Rome, Roma 1904, p. 32.
  • P. Della Pergola, La Galleria Borghese in Roma, Roma 1954, p. 20.
  • R. Calza, Catalogo del Gabinetto fotografico Nazionale, Galleria Borghese, Collezione degli oggetti antichi, Roma 1957, p. 10, n. 57.
  • M. Flashar, Apollon Kitharodos. Statuarische Typen des musischen Apollon, Köln 1992, pp. 108-113.
  • A. F. Stewart, Skopas of Paros, New York 1977, p. 120, tav. 50 d.
  • P. Moreno, C. Stefani, Galleria Borghese, Milano 2000, p. 177, n. 9.
  • P. Moreno, A. Viacava, I marmi antichi della Galleria Borghese. La collezione archeologica di Camillo e Francesco Borghese, Roma 2003, p. 240, n. 230.
  • Scheda di catalogo 01008462, P. Moreno 1976; aggiornamento G. Ciccarello 2021