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Ara funeraria di Aurelia Teofila

Arte romana


Proveniente dagli scavi condotti fra 1820-1821 a “Vigna Lucidi” (Frascati) l’ara funeraria, a corpo parallelepipedo reca sulla fronte una iscrizione – riquadrata da colonne tortili – che ricorda Aurelia Teofila, alla quale Lucio Valerio Pontiano, suo colliberto o patrono, concesse da vivo di essere sepolta insieme. È possibile supporre che Lucio Valerio Pontiano sia ritratto nel volto barbato ricavato nella parte alta dell’ara e che con la barba oblitera lacune lettere della iscrizione. Ai lati del monumento troviamo rispettivamente a sinistra un urceus, una brocca, e a destra una patera. La posizione di tali strumenti rituali è fissa nei cippi e negli altari, poiché deriva dalla collocazione che il sacerdote con la patera e il camillo, il giovane che assiste il sacerdote durante il sacrificio, con la brocca tengono davanti agli altari durante il sacrificio. L’ara rientra in una tipologia di monumenti funerari con colonnine o pilastri sulla fronte particolarmente diffusi in ambito urbano a partire dalla metà del I sec. d.C.


Scheda tecnica

Inventario
CLXXa
Posizione
Datazione
II -III sec. d.C.
Tipologia
Materia / Tecnica
marmo bianco
Misure
altezza cm 81, larghezza cm 55; profondità cm 40 (ara); cm 3-3,2 lettere
Provenienza

Collezione Borghese, dagli scavi a Vigna Lucidi, Frascati (1820-1821); Inventario Fidecommissario Borghese 1833, C., p. 42, n. 13. Acquisto dello Stato, 1902.

Conservazione e Diagnostica
  • 1828, Antonio D’Este
  • 1990-1991, I.C.R.
  • 2008, Consorzio Capitolino

Scheda

L’ara funeraria fu rinvenuta in occasione dalla campagna di scavi condotti fra 1820-1821 su precisa commissione di Camillo Borghese a Frascati, a “Vigna Lucidi”, in un terreno concesso in enfiteusi a Cesare Lucidi che portò al rinvenimento di altre statue esposte in Galleria e che, nella fase finale, venne personalmente diretta da Luigi Canina (Valenti 2004). Affidato da Evasio Gozzani allo scultore Antonio D’Este nel 1828 per il restauro, l’altare è citato nei primi documenti come “cippo con testa di filosofo” per la presenza di un volto barbato ad altorilievo che interrompe la linearità della faccia frontale con l’iscrizione.

L’ara, a corpo parallelepipedo, è priva del coronamento e poggia su una base modanata con zoccolo lavorato a gradina. La faccia anteriore è occupata dalla iscrizione L(ucius) Valerius Ponti / anus se vivo con / ces(s)it Aureliae / Theophilae, riquadrata da colonne tortili con capitello composito. L’iscrizione ricorda Aurelia Teofila, alla quale Lucio Valerio Pontiano, suo colliberto o patrono, concesse da vivo di essere sepolta insieme. È possibile supporre che Lucio Valerio Pontiano sia ritratto nel volto barbato ricavato nella parte alta dell’ara e che con la barba oblitera lacune lettere della iscrizione. Le colonne si trovano frequentemente a riquadrare la faccia anteriore degli altari, dando luogo a una classe ben individuata tipologicamente di monumenti sepolcrali, definita da elementi architettonici pseudo-funzionali la cui produzione ha inizio intorno alla metà del I sec. d.C. (Altmann 1905, cap. XII).

Ai lati del monumento troviamo rispettivamente a sinistra un urceus, a destra una patera. La posizione di tali strumenti rituali è fissa nei cippi e negli altari, poiché deriva dalla collocazione che il sacerdote con la patera e il camillo, il giovane che assiste il sacerdote durante il sacrificio, con l’urceus tengono davanti agli altari durante il sacrificio (Bowerman 1913, p. 87). Patera e urceus simbolizzano, dunque, il sacerdos e il camillus e ne traducono metaforicamente la funzione. Nel tempo, poi, la dimensione simbolica di tali attributi scompare, mentre urceus e patera diventano motivi comuni di repertorio sui lati minori di cippi e altari (Von Schaewen 1940, pp. 17-14).

Considerazioni stilistiche e paleografiche permettono di inquadrare l’ara genericamente fra II- III sec. d.C.

Jessica Clementi




Bibliografia
  • A. Nibby, Monumenti scelti della Villa Borghese, Roma 1832, pp. 24-25, n. 12.
  • Indicazione delle opere antiche di scultura esistenti nel primo piano della Villa Borghese, Roma 1840, p. 6, n. 18.
  • A. Nibby, Roma nell’anno 1838, Roma 1841, p. 910, n. 18.
  • Indicazione delle opere antiche di scultura esistenti nel primo piano della Villa Borghese, Roma 1854 (1873), p. 7, n. 23.
  • A. Venturi, Il Museo e la Galleria Borghese, Roma 1893, p. 11.
  • W. Altmann, Die romische Grabaltare der Kaiserzeit, Berlin 1905.
  • H.C. Bowerman, Roman Sacrificial Altars. An Archaeological Study of Monuments in Rome, Lancaster 1913, p. 87.
  • R. von Schaewen, Römische Opfergeräte, ihre Verwendung im Kultus und in der Kunst, Berlin 1940.
  • CIL, VI 28082
  • P. Moreno, Museo e Galleria Borghese, La collezione archeologica, Roma 1980, p. 8.
  • P. Moreno, C. Sforzini, I ministri del principe Camillo: cronaca della collezione Borghese di antichità dal 1807 al 1832, in “Scienze dell’Antichità”, 1, 1987, pp. 339-371, in part. p. 360.
  • D. Boschung, Antike Grabaltäre aus den Nekropolen Roms, (Acta Bernensia X), Bern 1987, p. 108, n. 844.
  • P. Moreno, A. Viacava, I marmi antichi della Galleria Borghese. La collezione archeologica di Camillo e Francesco Borghese, Roma 2003, pp. 102-103, n. 65.
  • M. Valenti, Gli scavi Borghese nella Vigna Lucidi a Frascati, in “Lazio e Sabina”, Atti del 2° Incontro di Studi (Roma, 7-8 maggio 2003), Roma 2004, pp. 187-192.
  • Schede di catalogo 12/00147891, P. Moreno 1976; aggiornamento G. Ciccarello 2021.