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Basamento composto di frammenti eterogenei uniti: lastra con Eroti reggenti una tabella; frammento a tema dionisiaco e scena di battaglia tra Romani e barbari; due lastre a tema dionisiaco

Arte romana


I rilievi che decorano i quattro lati del basamento provengono da differenti monumenti e devono essere stati riuniti, probabilmente, dopo il 1700 ed entro il 1832. Il Montelatici ricorda, infatti, nel muro davanti alla Peschiera lungo il viale del Graziano, nel III Recinto, le figure del Fauno e della Baccante con timpano in mano che decorano attualmente i lati corti del pilastro. Nel 1832 il Nibby menziona la scultura, nel suo odierno aspetto, al centro della II camera. Il lato lungo posteriore, nell’attuale collocazione di difficile lettura, raffigura due Eroti alati che sostengono una tabella moderna sotto la quale è posta una testa di Oceano, anch’essa di fattura moderna. All’interno del campo epigrafico è inciso in esametri latini un verso dell'Eneide di Virgilio: bellatrix audetque viris concurrere virgo (“donna guerriera che osa lottare con uomini”), nel quale si celebra la figura di Pentesilea, regina delle Amazzoni, ritratta nel gruppo scultoreo collocato sul pilastro. Sul lato lungo frontale sono ritratte due scene distinte; sulla sinistra un satiro che trascina due muli legati a un carro non più visibile; sulla destra uno scontro di battaglia tra Romani e barbari. I frammenti, di soggetto e provenienza eterogenea, sono inquadrabili in una produzione tra il II e l'inizio del III secolo.


Scheda tecnica

Inventario
CCXLVa
Posizione
Datazione
metà II secolo d.C.
Tipologia
Materia / Tecnica
marmo bianco
Misure
altezza cm 50-55; larghezza cm 70-100; profondità cm 23-32
Provenienza

Collezione Borghese, ricordato, nel 1832, nella seconda camera della Palazzina dal Nibby (pp. 66-67). Le due lastre dei lati corti sono menzionate nel III Recinto, esposte nella facciata occidentale del muro davanti alla Peschiera lungo il viale del Graziano, nel 1700 (Montelatici, p. 109). Inventario Fidecommissario Borghese 1833, C., p. 46, n. 76. Acquisto dello Stato, 1902.

Mostre
  • 2014: Roma, Museo Nazionale Romano, Palazzo Altemps
Conservazione e Diagnostica
  • 1909 - Innocenzo Anselmo: "allustrato lo zoccolo, la base e la cimasa del gruppo dell'amazzone nel centro del Salone".
  • 1931 - Andrea Ruggeri
  • 1996-97 - Liana Persichelli

Scheda

Il gruppo scultoreo proviene, probabilmente, dagli scavi della Villa di Nerone ad Anzio, rinvenuto nel 1610 (Moreno 1975-1976, pp. 126-127, tav. XX, fig. 1). Giovanni Demisiani riporta la notizia, in un trattato dedicato a Scipione Borghese, il "Discorso sopra quattro statue dell'Ill.mo Sig.r Cardinale Borghese", interpretando le figure come Pentesilea mentre combatte i greci Lernos e Podarkes (Archivio Apostolico Vaticano, Fondo Borghese II, s.d., 468, fol. 43-66). La De Lachenal individua, invece, la scultura negli inventari della famiglia della Porta, datati circa al 1607, dove è definita come: “un cauallo ed una femina sopra: di una amanzona con un morto sotto al cauallo. alt. p. 7 1/2” (Appendice, V a, n. 233) o anche “Cavallo con femina amazzone ed uno sotto il cavallo, p. 7 1/4" (Appendice , V b, n. 196). L’opera, secondo l’autrice, trova altresì riscontro nell’inventario delle antichità fatto redigere da papa Paolo V nel 1610 alla morte del fratello Giovambattista Borghese, al numero 67: “Tomiri Regina de’ Massagati a cavallo con il Tiranno sotto (De Lachenal 1982, pp. 67-68).

Nel 1613 è ricordato nel poemetto di Scipione Francucci nel Palazzo Borghese di Borgo (folio 124v-126r, strofe 431-437) e nel 1650 dal Manilli nel II Recinto della Villa presso l’Elceto “una Amazone, in atto di combattere; & hà sotto ‘l corpo del cavallo un Soldato; e trà le zampe dinanzi un altro, che le stà chiedendo mercede” (p. 123). Il Montelatici precisa la collocazione tra l’edificio delle stalle e il fienile (1700, p. 66).

Nel 1827 si ritrova citato come “Gruppo di Camilla”, proveniente dal Recinto del Lago, in una missiva del Ministro Evasio Gozzani destinata al Principe Camillo Borghese, nella quale vengono enumerate le opere da collocarsi all’interno delle sale dopo lo spolio Napoleonico. Il restauro è assegnato allo scultore Antonio D’Este (Archivio Apostolico Vaticano, Archivio Borghese, b. 7457: Moreno, Sforzini 1987, p. 354). All’interno della Villa è menzionato nel 1832 dal Nibby al centro della sala II come “combattimento di Antiope, che altri chiamano Ippolita l’amazone contro Ercole e Teseo, che andarono all’assalto di Temiscira sul Termodonte“ (p. 66). Successivamente la scultura è spostata nella sala XIV - la cosiddetta Loggia di Lanfranco - dove risulta nel 1893 (Venturi, p. 49) e infine nella sua attuale collocazione, nel passaggio tra la sala XV e la XVI, in occasione del ritorno dalla mostra “La Gloria dei vinti. Pergamo. Atene. Roma”, svoltasi nel 2014 nel Museo Nazionale Romano a Palazzo Altemps (Coarelli 2014).

Il gruppo raffigura il combattimento tra un’amazzone a cavallo e due guerrieri caduti. La donna, rivolta verso sinistra, indossa una corta clamide che le lascia scoperto il seno destro. Sul capo è un elmo crestato, dal quale fuoriescono dei corposi riccioli che scendono sul collo. Il braccio destro, piegato all’indietro, sostiene nella mano un’arma che si conserva parzialmente; il sinistro, flesso in avanti, nella mano doveva trattenere un oggetto attualmente perduto. Assecondando il movimento impetuoso dell’amazzone, il cavallo, brigliato, è raffigurato in posizione rampante, con le zampe anteriori sollevate. Sotto di esse è una figura maschile che poggia a terra con il ginocchio e la mano destra mentre e la gamba sinistra è stesa ad assicurare l’equilibrio. Indossa un mantello che gli cinge il collo e discende sulla spalla destra. Il capo è coperto da un elmo crestato. Il braccio sinistro, proteso in un gesto di difesa, doveva sorreggere un oggetto non conservato, probabilmente uno scudo mentre nella mano destra, stretta a pugno una spada, di cui si conserva parte dell’elsa tra le dita. Il secondo giovane, caduto sotto la pancia dell’animale, è nudo a eccezione di un elmo. Nella mano trattiene anch’egli l’elsa di una spada.

La scultura presenta delle forti analogie con un gruppo similare rinvenuto nel 1932 nel medesimo contesto imperiale ad Anzio e conservato oggi nel Museo Nazionale Romano, Palazzo Massimo alle Terme, raffigurante un’amazzone a cavallo con un galata caduto al suolo (De Lachenal 1979, pp. 162-164, n. 111). Il Coarelli ipotizza che i due gruppi costituissero un insieme simmetrico con indirizzo convergente e li ritiene una rielaborazione romana di carattere decorativo derivante da archetipi ellenistici di ambiente pergameno. In particolare, lo studioso, riprendendo l’ipotesi già avanzata dalla Palma (1981, p. 74, n. 15; 1984, pp. 772-782), suggerisce una ispirazione al Piccolo Donario fatto erigere da Attalo I sull’Acropoli di Atene. Nonostante i massicci interventi di restauro appare verisimile confermare la valutazione dello studioso e inquadrare l’opera nella metà del II secolo d.C.

Giulia Ciccarello




Bibliografia
  • A. Nibby, Monumenti scelti della Villa Borghese, Roma 1832, pp. 66-67.
  • A. Nibby, Roma nell’anno 1838, Roma 1841, p. 915, n. 2.
  • A. Venturi, Il Museo e la Galleria Borghese, Roma 1893, p. 49.
  • A. De Rinaldis, La R. Galleria Borghese in Roma, Roma 1935, p. 40.
  • P. Della Pergola, La Galleria Borghese in Roma, (3° Edizione), Roma 1954, p. 43.
  • P. Moreno, Museo e Galleria Borghese, La collezione archeologica, Roma 1980, p. 22.
  • P. Moreno, S. Staccioli, Le collezioni della Galleria Borghese, Milano 1981, p. 102.
  • P. Moreno, A. Viacava, I marmi antichi della Galleria Borghese. La collezione archeologica di Camillo e Francesco Borghese, Roma 2003, pp. 263-265, n. 256.
  • M. De Angelis, Sarcofago con scene di battaglia tra Romani e barbari, cosiddetto Piccolo Ludovisi” in Palazzo Altemps, le Collezioni, Milano 2011, pp. 252-253.
  • Scheda di catalogo 12/99000462, G. Ciccarello 2020.