Il sarcofago, di ignota provenienza, è decorato sulla fronte da clipeo centrale con la dedica della madre al piccolo Lucio Tullio Milziade, morto a 10 anni e nove mesi, sorretto da una coppia di paffuti Eroti alati retrospicienti in volo, con braccia protese, gambe divaricate, mantello e volto morbido incorniciato da boccoli. Sotto il motivo centrale si distinguono una pantera e una fiaccola per lato; alle estremità è reduplicato il gruppo di Eros e Psyche, i protagonisti di una favola mitologica, la cui versione più nota è tratta dal libro Metamorfosi di Apuleio. Infine, sui lati brevi due grifoni alati sono scolpiti a rilievo più basso. Il sarcofago Borghese conserva, inoltre, il coperchio decorato con la maschera di Oceano, i cui lunghi baffi si sviluppano come onde solcate da due mostri marini, soggetto con valore escatologico particolarmente diffuso a partire dalla fine dell’età adrianea.
Il motivo decorativo della fronte ebbe grande successo nelle botteghe romane, come dimostrano i numerosi sarcofagi di produzione urbana con Eroti o Vittorie che reggono un clipeo o una tabella con iscrizione dedicatoria datati fra l’età antonina e il III sec. d.C. Altresì, il soggetto di Eros e Psiche, allegoria dell’immortalità dell’amore, che vince i limiti della morte, godette di grande fortuna nel repertorio funerario romano, particolarmente apprezzato anche in ambito cristiano.
Parco di Villa Borghese (ante 1794; incisione J. C. Reinhart); Inventario Fidecommissario Borghese 1833, C, p. 41, n. 11. Acquisto dello Stato, 1902.
Il sarcofago infantile a cassa rettangolare di ignota provenienza, è presente nel parco della villa già dal Settecento, come attestano le incisioni di J. C. Reinhart (1794), in cui è collocato in mezzo agli alberi e una di inizio Ottocento inserita nell’opera di Ch. Percier e Ph. La Fontaine (1809) in cui è arbitrariamente disposto, insieme ad altre sculture, nei pressi del Tempio di Diana, lungo il viale che conduceva al Giardino del Lago. In seguito il sarcofago venne collocato nel Portico in occasione dell’allestimento ottocentesco della collezione nel Casino di Villa Pinciana, in pendant con un sarcofago di simile soggetto e come base per una statua di Ninfa dormiente moderna.
Decorato sulla fronte entro due listelli lisci aggettanti, presenta un clipeo centrale sorretto da una coppia di paffuti Eroti alati retrospicienti in volo, con braccia protese, gambe divaricate, volto morbido incorniciato da boccoli e lungo mantello fluttuante. Sul clipeo è incisa l’iscrizione: D(iis) M(anibus) / L(ucio) Tullio Mil / tiadi filio /vixit annis /VIIII mens(ibus) X/ mater dulcis, che ricorda la dedica della madre al piccolo Lucio Tullio Milziade, morto a 10 anni e nove mesi.
Sotto il motivo centrale si distinguono due fiaccole capovolte e due pantere accucciate, simmetricamente rivolte verso il centro della composizione; alle estremità è riprodotto il gruppo di Eros e Psiche uniti in un abbraccio, secondo uno degli schemi più frequenti: nel gruppo di sinistra Eros, alato e nudo, è stante sulla sinistra, la destra è libera e leggermente avanzata; con la mano sinistra avvicina a sé il volto di Psyche, stante sulla destra, di tre quarti, con il torso nudo e un himation drappeggiato sulla parte inferiore del corpo. La giovane è caratterizzata da ali di farfalla e con la mano destra sfiora l’addome dell’amato, verso il quale protende il volto. Alle spalle di Eros si distingue una faretra; nell’angolo opposto la coppia è invertita. Infine, sui lati brevi, son scolpiti due grifoni con ali spiegate, caratterizzati da un rilievo più basso.
Il clipeusmotiv che caratterizza il rilievo del sarcofago Borghese è di presunta origine microasiatica (Rodenwaldt 1943, p. 13) ed ebbe grande successo nelle botteghe romane, come dimostrano i numerosi sarcofagi di produzione urbana con Eroti in volo o stanti, talvolta sostituiti da Vittorie e disposti simmetricamente, che reggono un clipeo aneprigrafe o con busto ritratto del defunto o, ancora, una tabula con iscrizione dedicatoria, datati fra l’età antonina e il III sec. d. C. (Koch, Sichermann 1982, pp. 238-241; Blanc, Gury 1986, pp. 982-983; Avagliano, Papini 2015, pp. 222-223, n. 61). Frequente è la presenza ai lati della scena centrale di gruppi eseguiti a specchio; in questo caso la coppia di Eros e Psiche risulta fra le più apprezzate sui sarcofagi romani, in particolare fra III e IV secolo (Musso 1981; Belli 1985, Teatini 2011, pp. 218-225, n. 46; Avagliano 2015), quale allusione simbolica all’immortalità dell’amore, simbolo di fedeltà e felicità degli sposi oltre i limiti della morte (Turcan 1999, p. 141), spesso anche in sarcofagi cristiani, generalmente nei pannelli laterali di sarcofagi strigilati. Il motivo è una variante dello schema presentato nel “Bacio Capitolino”, un gruppo statuario ellenistico che ebbe grande fortuna in età imperiale, con repliche, varianti e trasposizioni su sarcofagi (Orlandi 1972).
Le pantere sono un frequente riferimento al ciclo dionisiaco di resurrezione, ulteriormente rafforzato dalla fiaccola, la cui fiamma accesa accompagnava il defunto nell’oscuro viaggio nell’al di là, garantendo luce e protezione contro gli spiriti maligni, che e a livello escatologico doveva rappresentare la vittoria della vita sulla morte ed essere quindi garanzia e simbolo di immortalità.
Il sarcofago Borghese conserva, inoltre, il coperchio decorato con la maschera di Oceano, la cui barba si prolunga alle estremità del sarcofago in onde solcate da due mostri marini per parte, motivo con valore escatologico che ricorre di sovente nelle alzate di sarcofagi a partire dalla fine dell’età adrianea.
Dal punto di vista tecnico e stilistico, il fregio del sarcofago Borghese è caratterizzato da un rilievo poco aggettante dal fondo, con uso del trapano evidente nelle chiome, agitate da piccoli fori; l’esecuzione sciatta e semplificata degli Eroti trova precisi confronti con il sarcofago di Postumia Paula Leonica al Museo Nazionale Romano (inv. 115248; Micheli 1985), suggerendo una uguale datazione al primo ventennio del III secolo d.C.
Jessica Clementi