La testa femminile, lievemente inclinata a sinistra e impostata sull’erma moderna di tre quarti, può essere ricondotta nella lista delle repliche del tipo Saffo, comunemente identificato con Afrodite e noto da oltre venti esemplari di età romana. Il tipo è noto in almeno tre varianti determinate dall’acconciatura, dalla disposizione delle bende e del capo, frontale, rivolto a destra (preponderante) o sinistra, come in questo caso. La definizione dell’archetipo è ben lontana dalla soluzione, tuttavia si concorda per l’inquadramento del modello nell’ambito della cerchia fidiaca.
Rinvenuta da Giuseppe Spagna nell’aprile del 1830 nel corso degli scavi nella tenuta della Molara a Tuscolo, proprietà della famiglia Borghese, la testa fu inizialmente esposta in sala I e, dal 1893, in sala II.
La testa muliebre proviene dagli scavi diretti da Giuseppe Spagna nella tenuta della Molara a Tuscolo, proprietà della famiglia Borghese dal 1613 al XVIII secolo. Rinvenuta il 1 aprile 1830, venne subito trasferita a Roma presso Pietro Spagna in via del Babuino e successivamente entrò a far parte della collezione di Villa Pinciana, dove risulta, nell'Inventario Fidecommissario della Galleria Borghese del 1833, collocata nella sala I, su un rocchio di cipollino. Mentre nella guida di Antonio Nibby, nel 1841 la “testa creduta Saffo rinvenuta sul Tuscolo” è ancora collocata nella sala I, essa non è menzionata nell’Indicazione del 1854; un documento del 1859 ne annota infatti il trasferimento nei sotterranei, dove è registrata nel 1875 (Inventario, n.212 “Busto di Saffo con testa più piccolo del vero”); solo nel 1893 il Venturi la segnala di nuovo esposta con l’attuale sistemazione in sala II.
La testa femminile, dal volto ovale, ha lineamenti delicati e regolari con naso pronunciato, occhi allungati e bocca dalle labbra carnose dischiuse. I capelli sono raccolti nella parte posteriore della nuca da una fascia che copre la scriminatura e avvolge la fronte, mentre folti riccioli ricoprono le tempie. La testa, lievemente inclinata a sinistra e impostata sull’erma moderna di tre quarti, può essere ricondotta nella lista delle repliche del tipo Saffo, comunemente identificato con Afrodite e noto da oltre venti esemplari di età romana. Il tipo è noto in almeno tre varianti determinate dall’acconciatura, dalla disposizione delle bende e dalla disposizione del capo, frontale, rivolto a destra (preponderante) o a sinistra, come in questo caso. L’esistenza di esemplari con torsione invertita (come l’esemplare Ricciardi; Ciatti 2000, pp. 112-116, n. 39) è da un lato prova della diffusione separata dell’iconografia della testa rispetto al tipo statuario, dall’altro è determinata dal principale uso decorativo cui furono destinate le repliche della testa, in particolare quelle in forma di erma, spesso allestite in pendant. Nella Collezione Borghese si conserva anche la variante con torsione a destra (Sala V, inv. LXXXV) e sulla base della documentazione d’archivio si evince l’esistenza di un terzo busto, inserito in sala III dopo il 1833, forse identificabile con il busto muliebre “di donna greca” venduto nel 1893 all’asta (Moreno, Viacava 2003, p. 170).
La definizione dell’archetipo del tipo è ben lontana dalla soluzione, alimentata nel tempo dalla scoperta di nuove repliche (Gasparri 2000; Delivorrias 2005; Cullen Davison, Lundgreen, Waywell 2009, pp. 509-539); generalmente si concorda per l’inquadramento del modello nell’ambito della cerchia fidiaca, come confermano la struttura del volto e la disposizione dei capelli davanti alle orecchie; fra le proposte si ricorda l’associazione all’Afrodite en kepois (dei giardini), statua di culto prodotta, secondo il periegeta Pausania, da Alkamenes per il santuario ateniese dell’Illisso (oggi riconosciuta in un’Afrodite stante appoggiata con il braccio sinistro a un pilastrino) o nell’Afrodite Kallias scolpita da Kalamis per il santuario alle pendici meridionali dell’acropoli di Atene (Delivorrias et alii 1984, p. 90) o ancora nell’Afrodite seduta di Fidia, statua di eximiae pulchritudinis che più tardi Plinio ricorda a Roma, esposta nel Portico di Ottavia (Naturalis HistoriaXXXVI, 15), o infine in una creazione classicistica del tardo ellenismo.
Nessuna delle copie note è stata trovata in associazione al corpo, individuato da alcuni studiosi nel torso seduto del tipo Olimpia o Agrippina (Delivorrias et alii 1984, p. 90; Gasparri 2000; Ciatti 2008) e tramandato in due varianti, con e senza cane, la cui presenza è determinata dalla destinazione funeraria particolarmente favorita nel mondo romano, unitamente a quella iconica onoraria.
Lo scarso uso del trapano e gli occhi non incisi, unitamente alla conformazione delle palpebre, permettono di datare la testa Borghese all’età traianea.
Jessica Clementi