Il gruppo, che di antico conserva solo il blocco con le figure a rilievo e l’attacco delle figure a tutto tondo, fungeva da elemento decorativo di fontana. Sul blocco, tra gli anfratti della roccia, si distinguono elementi del mondo pastorale (un gregge di capre guardato dal suo pastore, una lumaca, una lucertola e una lepre) e, nella parte solcata dalle onde, elementi del mondo marittimo (pesci, polipi, due barche con un rematore e un pescatore). All’elemento acquatico rimandano anche le figure centrali di Thalassa, il mare, e un dio fluviale semisdraiato. Sulla roccia si distinguono tre personaggi a tutto tondo: quello a scala maggiore, interpretato nel restauro moderno nell’atto di aprire una conchiglia, doveva probabilmente essere un pescatore; i due in alto, invece, dovevano essere pastori accompagnati dalle capre. Il gruppo può essere interpretato come una scena di genere, tipologia cara all'arte del tardo ellenismo, che fu ripresa poi dall'arte romana; in particolare l’opera è stilisticamente inquadrabile in età Severiana.
Collezione Borghese, post 1833 (citato per la prima volta nella Indicazione, 1854, p. 18, n. 9). Acquisto dello Stato, 1902.
Il gruppo, che di antico conserva solo il blocco con le figure a rilievo, i piedi delle figure a tutto tondo stanti, gli attacchi delle zampe delle due capre e parte del personaggio principale seduto, è stato notevolmente integrato, anche con dettagli in gesso; documentato solo dopo il 1833 fra le opere della collezione Borghese, è di ignota provenienza.
Sul blocco, tra gli anfratti della roccia, è rappresentato un gregge di capre guardato dal suo pastore, la cui piccola figura siede sulla roccia a sinistra. Tutta la superficie della parte inferiore del monumento è solcata dalle onde che riproducono una agitata superficie marina, in cui nuotano pesci e polpi e ondeggiano due imbarcazioni, ciascuna con un rematore e un pescatore all'amo. Sulla fronte del blocco emerge fra le onde una donna seminuda con un remo e con un mostro marino accanto, Thalassa, personificazione del mare (femminile in greco) e sulla riva, di fronte a lei, un dio fluviale semisdraiato con il gomito appoggiato sul vaso da cui sgorga l’acqua; un foro presso il piede del dio rivela la funzione del gruppo quale elemento di fontana. Tra le canne che circondano il dio sono rappresentati una lumaca, una lucertola e una lepre, che completano il ricco bestiario pastorale-marittimo caratteristico di pitture e rilievi idillici, ma anche di sarcofagi e monumenti funerari prodotti nel III secolo d.C.
Sulla roccia si distinguono tre personaggi a tutto tondo: quello a scala maggiore, interpretato nell’atto di aprire una conchiglia, doveva probabilmente essere un pescatore, la cui canna da pesca giace al suolo accanto al cestino colmo di conchiglie; i due in alto, invece, dovevano forse essere pastori accompagnati dalle capre.
Amelung proponeva una lettura in chiave mitica della scena, come ambientazione degli amori di Polifemo e Galatea, tema caro ai poeti ellenistici, leggendo dunque nella figura seduta il Ciclope che protende la mano per ricevere il messaggio della donna amata, in balia delle onde. Come è stato tuttavia già osservato, mancano elementi per pensare che la figura seduta non sia un comune pescatore, benché ancora incerta sia la natura dell’attributo tenuto in mano, forse un pesce.
La fontanina Borghese può essere inquadrata in una serie di monumenti analoghi caratterizzati dal raggruppamento di figure in posa simile, come quella proveniente dagli scavi delle cd. “case giardino” di Ostia, con pescatore seduto su ammasso roccioso (Floriani Squarciapino 1952, figg. 1-2) e ispirati a modelli ellenistici. L’esemplare in esame si contraddistingue, tuttavia, per la ricchezza di elementi che caratterizza il mondo marino e pastorale ammassato tra le onde e sulla scogliera del blocco inferiore, il quale posteriormente presenta una grande cavità da cui usciva il condotto dell'acqua e con funzione di riserva (cfr. anche elemento di fontana con Pigmei assaliti da coccodrilli, ippopotami e granchi al Museo di Spalato, da Salona, Floriani Squarciapino 1952, fig. 4).
Il gruppo Borghese può essere interpretato come una scena di genere, tipologia cara all'arte del tardo ellenismo, che fu ripresa poi dall'arte romana; pur riecheggiando, infatti, nello schema piramidale lontani prototipi ellenistici, è tuttavia stilisticamente inquadrabile in età Severiana per la ricerca di effetti chiaroscurali ottenuti con i contrasti tra superfici lisce dei corpi e i profondi intagli dell'ammasso roccioso.
Jessica Clementi