L'opera, incredibilmente assegnata nel fidecommisso alla mano di Caravaggio, è in realtà una replica antica, di discreto livello, della tavola del Perugino custodita nella Galleria Palatina di Firenze, uscita probabilmente dalla stessa bottega del Maestro. Raffigura Maria Maddalena, una delle discepole di Cristo, qui ritratta a mezzobusto contro uno sfondo scuro, con le mani poggiate su un parapetto; il suo nome corre infatti lungo la scollatura dell'abito.
Salvator Rosa (cm 59,5 x 44 x 5)
Roma, collezione Borghese, 1693 (Inventario 1693, Stanza VIII, n. 15; Della Pergola 1955; Eid. 1965); Inventario Fidecommissario Borghese 1833, p. 21. Acquisto dello Stato, 1902.
Lungo la scollatura dell'abito "S MARIA MADALENA"
La provenienza di questo dipinto è ignota. L'opera, infatti, è documentata solo a partire dal 1693, anno in cui è così elencata nel relativo inventario di casa Borghese: "un quadro di due palmi e mezzo in circa in tavola un ritratto di un giovane [sic] scritto sul petto Sta Maria Madalena del N... con Cornice intagliata dorata. Incerto" (Inv. 1693; cfr. Della Pergola 1955; Eid. 1965).
Incredibilmente attribuita nel Fidecommisso ottocentesco a Caravaggio ("Una Santa, Caravaggio"; Inv. Fid. 1833), fu Giovanni Piancastelli che nel 1891 parlò debitamente di copia della Maria Maddalena Pitti (Firenze, Palazzo Pitti, inv. 1912, 42), quest'ultima dipinta dal Perugino intorno al 1500 distaccandosi dall'iconografia tradizionale della santa che la mostrava ai fedeli nei panni di una penitente. Il pittore, infatti, influenzato a Firenze dal gusto fiammingo, la presenta in abiti contemporanei, ritraendola contro uno sfondo scuro e con le mani poggiate sul parapetto (F. Navarro in Perugino 2004) il cui nome risulta ben leggibile sull'ampio scollo del vestito, forse per evitare che in assenza del suo tipico attributo - il vasetto con gli unguenti - la sua identità potesse essere confusa.
Come suggerito da Paola della Pergola (1955) e confermato dalla critica successiva (Camesasca 1959; Id. 1969; Navarro 2004; Herrmann Fiore 2006), la presente copia è certamente antica e probabilmente uscita dalla bottega del Maestro entro il primo quarto del XVI secolo.
Antonio Iommelli