La tela, presente sin dal 1690 in collezione Borghese, richiama in modo stringente la Crocifissione eseguita da Girolamo Siciolante da Sermoneta per la cappella Massimo in San Giovanni in Laterano a Roma. L'atteggiamento di Giovanni e la semplificazione formale suggerita dal fondale e dal paesaggio lasciano trasparire la piena adesione del suo autore ai dettami della letteratura post-tridentina come conferma la sua produzione tra gli anni Sessanta e Settanta del XVI secolo.
Roma, collezione Borghese, 1693 (Inventario 1693, Stanza IX, n. 6); Inventario 1700, Stanza IX, n. 7; Inventario 1790, Stanza II, n. 55; Inventario Fidecommissario Borghese 1833, p. 16. Acquisto dello Stato, 1902.
La provenienza di questo dipinto è tuttora ignota. Secondo Paola della Pergola (1959), sarebbe giunto nella raccolta Borghese intorno al 1619, forse in seguito a quella spoliazione autorizzata da Paolo V a beneficio della collezione di suo nipote Scipione che di fatto spogliò chiese e cappelle di molte pitture. Tale ipotesi, seppur percorribile, va però accolta con molta prudenza, non essendoci al momento nessun elenco che citi espressamente la Crocifissione in esame.
Di certo, secondo la critica questa tela fu eseguita poco prima della pala con analogo soggetto realizzata da Girolamo Siciolante per il nobiluomo di origini romane Orazio Massimo che nel 1573 commissionò al pittore la decorazione della propria cappella di famiglia, costruita da sua nonna paterna Faustina Rusticelli nella basilica romana di San Giovanni in Laterano (cfr. Hunter 1996, p.151, cat. 22). Di fatto, come ipotizzato dagli studi (Della Pergola 1959; Hermann Fiore 1995) e confermato nella monografia dedicata all'artista sermonetano (Hunter 1996), il dipinto Massimo sembra essere una derivazione della composizione Borghese, quest'ultima nata verosimilmente per mettere a fuoco il modello compositivo, variato poi nel sacello lateranense. Il presente quadro, quindi, non sarebbe una copia ma addirittura il 'modello' (cfr. Hunter 1996) "più grandioso ed efficace [della] Crocifissione in S. Giovanni in Laterano" (Della Pergola 1959), giudizio qui condiviso che lascia, però, in virtù di questa sua 'natura', supporne la provenienza da una raccolta privata piuttosto che da un luogo pubblico.
Quale che sia l'ipotesi più giusta, di certo il dipinto risulta elencato per la prima volta in casa Borghese nel 1693, attribuito in tale occasione a un pittore ignoto, riconosciuto nel 1790 con Giulio Romano e con tale nome descritto da Pietro Rossini (1725) e da Giovanni Piancastelli (1891). La paternità del Siciolante, proposta da Roberto Longhi (1928) e accettata da tutta la critica successiva (Venturi 1932; Della Pergola 1959), eccetto in un primo momento da Adolfo Venturi che pensò a Marcello Venusti (Venturi 1893), ha trovato conferma nel catalogo di Hunter (1996) e negli studi di Kristina Herrmann Fiore (Ead. 1995; 2000; 2006).
Antonio Iommelli