Data la genericità del soggetto - una Madonna con Bambino e il piccolo Giovannino - risulta difficile identificare l'opera negli antichi inventari di casa Borghese. Riferito dalla critica al pittore pistoiese Leonardo Grazia, è stato da alcuni accostato ai modi di Perin del Vaga, al cui decorativismo rimandano effettivamente alcuni dettagli, come il particolare della sfinge alata raffigurata sotto il piede di Gesù.
Cornice Salvator Rosa (cm 116 x 94,5 x 8)
Roma, collezione Borghese, ante 1833 (Inventario Fidecommissario Borghese 1833, p. 38; Della Pergola 1959). Acquisto dello Stato, 1902.
La provenienza di questo dipinto è tuttora ignota. L'opera, infatti, è documentabile in collezione Borghese solo a partire dal 1833, elencata dall'autore del fidecommesso come "Sacra Famiglia, scuola di Raffaello" (Inv. Fid. 1833). Tuttavia è possibile, come suggerito da Paola della Pergola (1959), che la tavola fosse presente nella raccolta da molto tempo prima, impossibile però da identificare sia a causa della genericità della sua descrizione, sia per il soggetto abbastanza presente tra i dipinti della ricca quadreria.
Attribuita da Adolfo Venturi (1893) a un giovane Girolamo Siciolante da Sermoneta, questa Madonna fu avvicinata da Roberto Longhi (1928) a un seguace di Giulio Romano, nome scartato da Paola della Pergola (1959) che, per la nobiltà e la dolcezza di alcuni tratti, parlò di 'sfera di Perin del Vaga'. Il primo ad assegnare il dipinto al pittore pistoiese Leonardo Grazia fu Ferdinando Bologna (1959), riferimento accettato da gran parte della critica (Rotili 1972; Saverese 1980; Leone de Castris 1988; Id. 1996; Herrmann Fiore 2006; per un parere diverso cfr. Corso 2018), ad eccezione di Anna Bisceglia (1996), secondo cui la composizione e l'eleganza formale di certe soluzioni riconducono a Perin del Vaga.
Datata inizialmente intorno al quinto decennio del Cinquecento per alcune affinità con la Presentazione al Tempio di Monteoliveto (Napoli, Museo di Capodimonte; cfr. Bologna 1959), si propende attualmente a collocarla tra gli anni Venti e Trenta del XVI secolo (cfr. Leone de Castris 1988; Id. 2019), anni in cui Leonardo Grazia coniuga la maniera raffaellesca con il purismo disegnativo di un Siciolante da Sermoneta, rifacendosi smaccatamente a modelli raffaelleschi.
Una replica perduta del quadro Borghese con l'aggiunta della figura di Giuseppe è stata indicizzata nella Fototeca di Federico Zeri (scheda foto n. 37702; cfr. Corso 2018).
Antonio Iommelli