Il dipinto, attestato nell’elenco fidecommissario della collezione del 1833, sembrerebbe essere una derivazione da Giulio Romano; potrebbe essere assegnato alla stessa mano cui si deve la Sacra Famiglia anch’essa in collezione, oggi conservata in deposito esterno nella chiesa di S. Spirito a Urbino.
Collezione Borghese, citata nell’Inventario Fidecommissario Borghese 1833 (p. 37). Acquisto dello Stato, 1902.
Attribuita storicamente alla “scuola di Raffaello” (Fidecommisso del 1833, Piancastelli 1891, p. 311) è stata ritenuta mera copia dal Pippi in primis da Adolfo Venturi (1893, p. 201) e poi da Longhi (1928, p. 218); della stessa opinione Della Pergola (1959), che vi riconosce qualche rapporto, ma variato e tradotto da una mano “assai più rozza”, certamente lontana da quella raffinata del fedelissimo ‘discepolo’ del Sanzio, con un prototipo di Giulio Romano. Con molta probabilità la tavola è da assegnare allo stesso artista anonimo cui si deve la Sacra Famiglia sempre in collezione Borghese (inv. 387), quest’ultima conservata in deposito esterno nella chiesa di S. Spirito a Urbino.
Gabriele De Melis