Già attribuita a Cristoforo Roncalli e a un imitatore di Francesco Salviati, l'opera è stata riconosciuta come copia di un dipinto conservato presso il museo di Palazzo Reale di Napoli, quest'ultimo eseguito da Pedro de Rubiales, artista di origini iberiche noto anche come 'Roviale spagnolo'.
Il pittore, seguace di Giorgio Vasari, riprende nelle sue composizioni quella plasticità dei corpi e quella particolare torsione dei busti, che di fatto segnano il superamento di un ideale secondo cui le figure dovevano essere dipinte riproducendo le loro proporzioni naturali. Raffigura la Vergine col Bambino e il piccolo Giovanni Battista, qui ritratti davanti a una parete rocciosa che, obliterando parte del paesaggio, conferisce ritmo e monumentalità alla scena.
Salvator Rosa (cm 100 x 84 x 5,5)
Roma, collezione Borghese, 1833 (Inventario Fidecommissario Borghese 1833, p. 38; Della Pergola 1955). Acquisto dello Stato, 1902.
La provenienza di questo dipinto rimane ignota. L'opera, infatti, è documentata in collezione Borghese solo a partire dal 1833, descritta dall'estensore dell'inventario fedecommissario come 'opera di autore incognito' (Inv. Fid. 1833). Attribuita in un primo momento a Cristoforo Roncalli (Venturi 1893), questa Madonna fu avvicinata da Roberto Longhi (1928) a un imitatore di Francesco Salviati, ipotesi però completamente rifiutata da Paola della Pergola che nel 1955 pubblicò la tavola come opera del pittore veronese Bernardino India. Secondo la studiosa, infatti, diversi caratteri - letti dai suoi colleghi in direzione tosco-romana - sarebbero in realtà di ascendenza veneta, vicini in particolar modo alla cerchia di Paolo Veronese (Della Pergola 1955; Berenson 1957).
Nel 1988 Maria Calì, in un interessante articolo sul pittore spagnolo Pedro de Rubiales, avvicina per la prima volta questa tavola a un dipinto conservato presso il museo di Palazzo Reale di Napoli attribuito da Ferdinando Bologna al maestro iberico (Bologna 1959). Come evidenziato dalla studiosa (Calì, cit.), non c'è dubbio, infatti, che la composizione romana, seppur di minori dimensioni, ricalchi alla lettera il quadro partenopeo, risultando tuttavia meno raffinata e ricercata in alcune soluzioni, come tradisce ad esempio il velo dipinto sui capelli della Vergine, qui condotto con un fare semplice e alquanto approssimativo. Sebbene, dunque, non sia stata eseguita dal Roviale, è palese, a detta della studiosa (Calì, cit.) che questa Madonna sia stata realizzata da un pittore della sua cerchia, risultando una replica di buon livello che esemplifica la fortuna riscossa dal maestro spagnolo nella prima metà del XVI secolo.
Antonio Iommelli