Inventario 1693, Stanza VIII, n. 37; Inventario Fidecommissario Borghese 1833, p. 14. Acquisto dello Stato, 1902.
Maria, che ha in braccio il piccolo Gesù, sta ricevendo insieme al figlio da un inginocchiato Giovanni Battista, bambino riconoscibile dalla croce astile, un cartiglio in cui è possibile leggere parzialmente le parole pronunciate al momento del Battesimo di Cristo (Giovanni 1, 29) Ecce Agnus Dei. La scena si svolge nelle vicinanze di un edificio antico, così come ravvisabile dalla colonna liscia a destra, dietro alla quale si apre un paesaggio cittadino, contraddistinto da una torre di ingresso rossastra con un ponte e una porta sopra la quale campeggia una pittura, e poco più a sinistra una chiesa bianca.
Così come rilevato da Paola Della Pergola (1959), l’opera in analisi può essere riconosciuta per la prima volta nel «quadro di tre palmi Ca. in tavola con la Madonna e Bambino che tiene la Croce in mano del n. 47 Cornice liscia intagliata dorata di Raffaele», a cui segue l’attribuzione nell’inventario fidecommissario del 1833 a Marcello Venusti. Sarà Giovan Battista Cavalcaselle nella monumentale monografia su Raffaello redatta insieme a Crowe (1891) ad accostare per la prima volta il nome di Michele di Ridolfo del Ghirlandaio a questa tavola. Concordano con questa attribuzione Rusconi (1906) e Longhi (1928), mentre la Della Pergola, a ragione, attenua l’assegnazione di autorialità in favore di una più generica, quanto pertinente, maniera del Tosini. Completamente discorde dal resto della critica appare Bernard Berenson, che in un primo momento inserisce il dipinto nella produzione di Giuliano Bugiardini (1904), poi la avvicina alla mano di Girolamo del Pacchia (1909), infine si pronuncia in favore di una paternità a Girolamo Genga (1936).
Esposta nel 1939 nella stanza di ingresso dell’attuale piano della Pinacoteca (De Rinaldis 1939), è sicuramente una composizione di grande interesse realizzata da un artista toscano che molto guarda alla produzione di Michele di Ridolfo, ma che nella costruzione dei volti osserva le opere leonardesche – interessante la somiglianza del tondo del viso della Vergine con quello della cosiddetta Madonna Benois dell’Ermitage (inv. ГЭ-2773) o con la Madonna del Garofano dell’Alte Pinakothek di Monaco (inv. 7779) – e in quella del paesaggio risuona le esperienze senesi del citato Pacchia, soprattutto se confrontato con il tondo raffigurante una Madonna con il Bambino presso il Museo del Cenacolo di Andrea del Sarto a Firenze (inv. 1890, 3441) e il Ratto delle Sabine del Getty Museum di Los Angeles (inv. 72.PB.9).
Lara Scanu