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Mosè che infrange le tavole della Legge

Reni Guido

(Bologna 1575 - 1642)

Con buona probabilità, questa tela fu acquistata da Scipione Borghese direttamente da Guido Reni, artista amato dal cardinale che usò ogni mezzo, lecito e illecito, per assicurarsene la collaborazione.

In questo dipinto della fase matura, Mosè è ritratto nel momento in cui, sceso dal monte, vede il suo popolo in adorazione del vitello d’oro e irato sta scagliando le tavole della Legge. La sua bocca è aperta in un gesto di rabbia, sentimento sottolineato da un cielo carico di nuvole e dal forte contrasto di luci e di ombre.


Scheda tecnica

Inventario
180
Posizione
Tipologia
Periodo
Materia / Tecnica
olio su tela
Misure
cm 173 x 134
Provenienza

Roma, collezione Borghese, ante 1657 (Scannelli 1657, p. 354); Inventario 1693, Stanza III, n. 20; Inventario 1790, Stanza III, n. 4; Inventario Fidecommissario 1833, p. 16. Acquisto dello Stato, 1902.

Mostre
  • 1954 Bologna, Palazzo dell'Archiginnasio;
  • 1992 Roma, Palazzo delle Esposizioni;
  • 2009 Roma, Casino dell'Aurora - Palazzo Pallavicini;
  • 2021 Forlì, Musei di San Domenico.
Conservazione e Diagnostica
  • 1914 Tito Venturini Papari;
  • 1950 Augusto Cecconi Principi;
  • 1954 Alvaro Esposti;
  • 1996-1997 Paola Tollo, Carlo Ceccotti (restauro completo della tela e della cornice);
  • 2006 Paola Tollo;
  • 2009 Zari & Giantomassi (disinfestazione della cornice).

Scheda

Con buona probabilità, questa tela fu acquistata dal cardinale Scipione Borghese direttamente da Guido Reni che dovette eseguirla prima del 1620 oppure, secondo Stephen Pepper (1988, p. 254, n. 83) tra il 1624-1625, contemporaneamente al San Girolamo in preghiera (Londra, The National Gallery) con cui il profeta Borghese condivide lo stesso volto. Di recente, riscontrando precisi rimandi con la serie di dipinti raffiguranti il mitico Ercole, eseguiti da Reni per il duca di Mantova (ora al Museo del Louvre), Massimo Francucci (2021) ha proposto una datazione al 1621. Secondo lo studioso, infatti, le tele francesi - in particolare l'Ercole sulla pira (1617) e l'Ercole e l'Idra (1620) - mostrerebbero la medesima ricerca di gestualità eloquente del dipinto Borghese.

Purtroppo, null'altro si sa di quest'opera se non che nel 1657 Francesco Scannelli la elencò tra le opere della raccolta Borghese (Scannelli 1657, p. 354), descritta debitamente nel 1693 presso Palazzo Borghese a Ripetta come opera di Guido Reni. Tale attribuzione cambiò nel giro di pochi anni: nel corso del XVIII secolo, infatti, il dipinto fu erroneamente riconosciuto come autografo di Giovan Francesco Barbieri, detto il Guercino, paternità corretta in favore di Guido, vicino 'alla maniera del Guercino', dall'estensore dell'Inventario Fidecommissario del 1833 e così segnalata nelle note di Giovanni Piancastelli, primo direttore della Galleria Borghese di Roma.

Il dipinto raffigura il profeta Mosè con le Tavole della Legge nell'atto di scagliarle sul popolo di Israele che, secondo la Bibbia, fu trovato ai piedi del Monte Sinai in adorazione di un vitello d'oro. Reni ritrae il protagonista con un pesante mantello che conferisce all'insieme magnificenza e pathos, il cui colore tinge di rosso la bocca del protagonista, spalancata in un gesto d'ira. Il cielo plumbeo e il primissimo piano adottato aggiungono alla tela quella drammaticità nobilmente barocca, ma al tempo stesso composta e decorosa, tipica del catalogo del pittore.

Una tela con la Testa di Mosè, desunta dal dipinto Borghese, si conserva nei depositi della Galleria Nazionale di Varsavia mentre un dipinto con soggetto analogo, sempre di Reni, fu acquistato da Carlo I e venduto nel 1649 (Levey 1964, p. 91). Una replica leggermente variata - ricordata da Carlo Cesare Malvasia e attualmente conservata presso la sede del Gruppo Credem di Reggio Emilia - fu eseguita probabilmente da Reni per Urbano VIII verso il 1620-1625, segnalata negli inventari di Palazzo Barberini ai Giubbonari nel 1671 (Pepper 1988, pp. 257-258, n. 91).

  Antonio Iommelli


Bibliografia
  • F. Scannelli, Il Microcosmo della Pittura, Cesena 1650, p. 354;
  • C. Malvasia, Felsina Pittrice, Bologna 1678, a cura di G. P. Zanotti 1841-1844, IV, p. 64;
  • W.B. von Ramdohr, Ueber Malherei und Bildhauerarbeit in Rom für Liebhaber des Schönen in der Kunst, I, Leipzig 1787, p. 290;
  • E. e C. Platner, Beschreibung der Stadt Rom, III, Stuttgart 1842, p. 277;
  • G. Piancastelli, Catalogo dei quadri della Galleria Borghese in Archivio Galleria Borghese, 1891, p. 193;
  • A. Venturi, Il Museo e la Galleria Borghese, Roma 1893, p. 114;
  • R. Longhi, Precisioni nelle Gallerie Italiane, I, La R. Galleria Borghese, Roma 1928, p. 195;
  • A. De Rinaldis, La Galleria Borghese in Roma, Roma 1939, p. 9;
  • P. della Pergola, Itinerario della Galleria Borghese, Roma 1951, p. 11;
  • Catalogo della Mostra: Guido Reni, Bologna 1954;
  • P. della Pergola, I due “Mosè” di Guido Reni, “Paragone”, LXIII, 1955, n. 63, pp. 35-38;
  • P. della Pergola, La Galleria Borghese. I Dipinti, I, Roma 1955, p. 64, n. 110;
  • M. Levey, Pictures in the Royal Collection. The Later Italian Pictures, London 1964, p. 91;
  • E. Baccheschi, L’opera completa di Guido Reni, Milano 1971, n. 99b;
  • S. Ebert-Schifferer, in Guido Reni e l’Europa. Fama e fortuna, catalogo della mostra (Francoforte, Schirn Kunstalle Frankfurt, 1988), a cura di S. Ebert-Schifferer, A. Emiliani, E. Schleier, Bologna 1988, pp. 154-156;
  • S. Pepper, Guido Reni, Novara 1988, p. 254, n. 83;
  • K. Herrmann Fiore, scheda in Invisibilia. Rivedere i capolavori. Vedere i progetti, catalogo della mostra (Roma, Palazzo delle Esposizioni, 1992), a cura di M.E. Tittoni, S. Guarino, Roma 1992, pp. 26-28;
  • M. Calvesi, Tra vastità di orizzonti e puntuali prospettive: il collezionismo di Scipione Borghese dal Caravaggio al Reni al Bernini, in Galleria Borghese, a cura di A. Coliva, Roma 1994, pp. 290-292;
  • K. Herrmann Fiore, Guida alla Galleria Borghese, Roma 1997, p. 59;
  • P. Moreno, C. Stefani, Galleria Borghese, Milano 2000, p. 180;
  • K. Herrmann Fiore, Galleria Borghese Roma scopre un tesoro. Dalla pinacoteca ai depositi un museo che non ha più segreti, San Giuliano Milanese 2006, p. 63;
  • D. Benati, in Le collezioni artistiche del Credito Emiliano, a cura di F. Bonvicini, D. Benati, Cinisello Balsamo (Milano) 2011, p. 114;
  • L. Pericolo, in Carlo Cesare Malvasia. Felsina pittrice. A critical edition and annotated edition, a cura di E. Cropper, London 2019, p. 374, n. 436;
  • M. Francucci, in Dante. La visione dell’arte, catalogo della mostra (Forlì, Musei San Domenico, 2021), a cura di A. Paolucci, F. Mazzocca, Cinisello Balsamo (Milano) 2021, n. 257.