Il dipinto, eseguito nella cerchia di Hendrick met de Bles detto il Civetta, sembra derivare dalla tavola con analogo soggetto di Joachim Patenier, conservata alla National Gallery di Londra. Raffigura san Girolamo, qui ritratto al centro della composizione in compagnia di un leone cui secondo la tradizione il santo estrasse una spina dalla zampa.
In lontananza, diretta verso un piccolo villaggio, s'intravede una carovana di uomini e cammelli, anch'essa parte della leggenda sorta intorno all'eremita che narra del furto di un asino, rapito da un gruppo di mercanti in groppa ad alcuni cammelli, costretti infine da un leone a restituire l'animale al suo legittimo proprietario.
Salvator Rosa (cm 33 x 175 x 7)
Roma, collezione Borghese, 1693 (Inventario 1693, Stanza I, n. 46; Della Pergola 1959); Inventario Fidecommissario 1833, p. 35. Acquisto dello Stato, 1902.
Il dipinto, di provenienza ignota, è documentato in collezione Borghese a partire dal 1693, identificabile con assoluta certezza con il quadro "[...] alto palmi uno bislongo con dentro Paesi e Montagne di sassi con una figurina piccola", elencato dall'estensore dell'inventario seicentesco col numero '204' tuttora visibile in basso a destra. Assegnato fin da subito al Civetta (Inv. 1693), tale nome fu presto dimenticato (Inv. Fid. 1833), riesumato agli inizi del Novecento da Giulio Cantalamessa (Note manoscritte; cfr Della Pergola 1959) dopo una timida attribuzione a Joachim Patenier (Venturi 1893)
Nel 1928 Roberto Longhi, ritenendo questa composizione più tarda rispetto ai modi del Patenier e collegandola a un altro Paesaggio sempre di collezione Borghese (inv. 359), accennò alla maniera del Valckenborch, parere respinto da Paola della Pergola (1959) che, nonostante il giudizio negativo espresso da Leo van Puyvelde (1950), non esitò ad accostare il dipinto a due tavole conservate rispettivamente a Milano (coll. privata) e a Londra (National Gallery), quest'ultima già attribuita al Patenier (De Tolnay 1956). Tuttavia, in tale occasione, la studiosa non fu in grado di stabilire se il quadretto romano fosse una derivazione o meno di quello londinese, oppure se entrambi provenissero da un esemplare più antico, dubbio sciolto nel 2000 da Luc Serck, rintracciando a Madrid (Museo del Prado, n. 1614) il prototipo comune.
Come in altre opere del fiammingo, anche questo quadro mostra dei dettagli recuperati dal suo autore da altre composizioni coeve, come la processione dei cammelli ripresa da un Paesaggio di Girolamo da Carpi (Galleria Borghese, inv. 8), con tutta probabilità visto dal Civetta a Ferrara dove il pittore lavorò per la corte estense.
Antonio Iommelli