Il dipinto, tradizionalmente attribuito a Joachim Patinir, è da ricondurre con tutta probabilità all'attività di un anonimo pittore, attivo in una delle numerose botteghe di Anversa e sensibile alla maniera dell'artista fiammingo. La tavola rappresenta uno dei momenti più celebri della leggenda di Cristoforo, martire cristiano, la cui esistenza è riassunta nel proprio nome. Secondo la tradizione, infatti, Cristoforo (in greco «colui che porta Cristo») aiutò un fanciullo ad attraversare il letto di un fiume, trasportandolo sulle proprie spalle. Rischiando di annegare sotto il peso del corpo del misterioso viandante, il traghettatore fu da questi salvato, apprendendo poco dopo di aver portato su di sè Cristo e con esso il fardello del mondo intero.
Salvator Rosa (cm 9 x 36,7 x 4)
(?) Roma, collezione Olimpia Aldobrandini, 1682 (Della Pergola 1959); Roma, collezione Borghese, 1693 (Inventario 1693, Stanza XI, n. 55); Inventario Fidecommissario Borghese 1833, p. 27. Acquisto dello Stato, 1902.
Questa tavola, proveniente probabilmente dalla collezione di Olimpia Aldobrandini ("un quadro in tavola con due monti, uno è maggiore dell'altro alto p[al]mi uno et un quarto con cornice dorata mani incerta del Signor Card[inale] Ippolito"), è sicuramente individuabile nell'inventario Borghese del 1693 ("un quadro con un Paese e Marina in tavola alto palmi 1 incirca del n. 62 cornice dorata del Civetta"), essendo il numero '62' citato nel documento tuttora visibile nell'angolo in basso a destra. Attribuita negli elenchi fedecommissari a Paul Bril, nome ribadito nelle schede di Giovanni Piancastelli (1893) ma rifiutato da Adolfo Venturi (1893) e Roberto Longhi (1928), fu da questi avvicinata al catalogo di Joachim Patinir, artista specializzato nella rappresentazione di vedute e paesaggi fantastici. Nel 1959, ritenendo la qualità del dipinto non così alta per assegnarlo al catalogo del pittore fiammingo, Paola della Pergola (Ead. 1959) pubblicò l'opera come 'Maniera di Patenier', parere accettato e confermato dalla critica successiva e da ultimo da Isabella Rossi (2012). Effettivamente il dipinto, costruito secondo il gusto di Patinier - ampio, profondo, reso a volo d'uccello - manca di quella forza e di quei dettagli maniacalmente definiti tipici del maestro fiammingo, un'assenza che suggerisce di avvicinare la tavola ad un pittore del suo entourage, attivo ad Anversa e ben informato delle novità introdotte nella produzione di paesaggi da Patinier e da suo nipote, Herri met de Bles il Civetta, al quale il dipinto è stato già accostato dall'estensore dell'inventario del 1693.
Antonio Iommelli