Il piccolo busto in bronzo patinato raffigura il dio Serapide nella sua iconografia nota, vestito di chitone e manto, con una folta capigliatura a ciocche scendenti sulla fronte e una barba spartita in due sul mento.
La figurina è collocata su una cornice dorata ornata di festoni all’interno di una nicchia circolare in occasione di un intervento settecentesco operato dall’orafo Luigi Valadier. Il bronzetto è pertinente a una serie di figurine analoghe ma di diverso soggetto conservata all’interno dei depositi della Palazzina Borghese.
Si tratta probabilmente un’applique decorativa di raffinata fattura prodotta nella metà del II secolo d.C. e impiegata come elemento ornamentale.
Collezione Borghese, documentato nel 1773. Acquisto dello Stato, 1902.
Serapide appare rappresentato privo di modio, tipico copricapo in forma di canestro svasato verso l’alto; il capo, alla cui sommità è visibile un ciuffo più pronunciato, presenta una folta chioma suddivisa in ciocche che ricadono dipartite sulla fronte. I lunghi capelli scendono fino a confondersi con la folta barba attorta in volute e spartita sul mento. Il busto, tagliato all’altezza dei pettorali, indossa un chitone manicato e un mantello adagiato sulla spalla sinistra. La testa è volta verso destra, la fronte ampia e le orbite oculari ben marcate. Gli occhi di forma circolare sono evidenziati da profonde incisioni e la bocca, sormontata da vistosi baffi, dischiusa.
Il culto del dio Serapide, introdotto nell’antico Egitto da Tolomeo I Sotere tra la fine del IV secolo e l’inizio del III a.C., deriva probabilmente da quello di una divinità composita, identificata in Osiris-Apis e venerata nell’antica capitale di Menfi (Arena 2001, pp. 297-313). Il sovrano la assunse sotto il suo regno a divinità tutelare di Alessandria; questo episodio contribuì probabilmente alla notevole diffusione del dio prima in Grecia e in seguito a Roma. Secondo il Malaise il contatto con l’orbita romana si determinò tramite dei negotiatores stabilitisi a Delo, centro del commercio orientale tra il 166 e l’88 a.C., anno dell’abbandono dell’isola in seguito al saccheggio compiuto da Mitridate (1972, pp. 362-455). Il Coarelli, diversamente, ritiene che le prime manifestazioni del culto a Roma, inquadrabili nel II secolo a.C., siano da attribuire alla presenza di insediamenti egiziani nella città (2019, pp. 105-128). In tale periodo alcune delle più ricche famiglie patrizie assunsero Serapide quale nume tutelare assimilando, talvolta, la figura a divinità solari come Giove. Il momento di maggiore fulgore del culto è quello imperiale: tra il I e il II secolo d.C. godette, infatti, di grande favore presso la casa imperiale assumendo un vero e proprio carattere olimpico.
La figurina Borghese, che trova un preciso confronto con una analoga proveniente dal Caseggiato dei Molini di Ostia antica e conservata nel Museo Ostiense (Calza, Squarciapino 1962, p. 102), è da considerare una raffigurazione di divinità miniaturizzata impiegata probabilmente come applique decorativa. Il Moreno sostiene, difatti, che il supporto circolare, aggiunto in un intervento di restauro, sia estraneo al bronzetto e che questo sia da intendere quale protome ornamentale di un elemento di arredo. La fattura singolarmente raffinata con l’elegante incisione delle pupille e l’attenzione ai particolari induce a inquadrare l’opera nella metà del II secolo d.C.
Il piccolo busto, conservato nei depositi della Palazzina Borghese, è compreso in una serie di bronzetti miniaturistici di soggetto eterogeneo che non risultano testimoniati negli Inventari e nella bibliografia riguardanti la collezione archeologica. La Minozzi nel 2019 ricorda una nota di pagamento, datata al 1773 e rinvenuta da González-Palacios, circa i restauri dell’orafo Luigi Valadier su vari bronzetti definiti “alcune figurine accomodate”, nei quali l’autrice indica il gruppo in esame (1993, pp. 37, 50). Il documento descrive l’integrazione di parti mancanti e l’applicazione delle figurine su tavolette lignee dorate di diversa forma, che l’autrice attribuisce allo stesso Valadier (2019, pp. 192-195). Il piccolo busto di Serapide è posto in una nicchia circolare su una cornice decorata da festoni. Le indagini EDXRF svolte sulla figura in occasione della mostra “Valadier. Splendore nella Roma del Settecento”, svoltasi nel 2019 presso la Galleria Borghese, ne hanno attestato l’originalità e individuato una composizione di bronzo ternario patinato.
Giulia Ciccarello