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Ritratto del Petrarca

Attribuito a da Santacroce Girolamo

(Santa Croce, ca. 1490 - Venezia, 1556)

copia da Bonsignori Francesco

(Verona 1460 ca. - Caldiero 1519)

Il dipinto ritrae il poeta Francesco Petrarca, la cui figura si staglia di profilo sullo sfondo di un cielo solcato da nuvole. In primo piano, su di un cornicione ligneo, compare il nome dell’effigiato “Franciscus Petrarcha”. Il dipinto è attestato in collezione Borghese a partire dall’inventario del 1693, descritto come di autore incerto, e compare con l’attribuzione a Holbein nei succesivi elenchi sette e ottocenteschi. L’opera è uno dei numerosi esemplari che testimoniano la fortuna cinquecentesca del poeta, la cui immagine incontrò una notevole diffusione proprio attraverso questa iconografia, come attestato dalle numerose copie oggi note. Probabilmente derivato da un prototipo perduto, riferito da alcuni a Francesco Bonsignori, da altri a Girolamo da Santacroce.


Scheda tecnica

Inventario
426
Posizione
Datazione
inizio XVI secolo
Tipologia
Periodo
Materia / Tecnica
olio su tela
Misure
cm 34 x 22,5
Cornice

‘600 (con intagli di foglie d’acanto e rosette su piano nero) cm. 56,2 x 44,8 x 5

Provenienza

Roma, collezione Borghese; Inventario 1693, Stanza VI, n. 336; Inventario 1790, Stanza X, n. 37; Inventario Fidecommissario Borghese 1833. Acquisto dello Stato, 1902.

Mostre
  • 2017 Roma, Museo Nazionale di Castel Sant’Angelo
Conservazione e Diagnostica
  • 1937 Carlo Matteucci
  • 2007-2008 Giantomassi e Zari s.n.c

Scheda

In questo ritratto il poeta Francesco Petrarca è rappresentato di profilo e a mezzo busto, con indosso un abito scuro con un cappuccio che gli lascia scoperto soltanto il volto. Il personaggio compare dietro ad un cornicione ligneo su cui è scritto il suo nome, elemento che ne permette una sicura identificazione, e sullo sfondo di un cielo nuvoloso.

Il dipinto, di ignota provenienza, è attestato in collezione Borghese a partire dall’inventario del 1693, dove compare così descritto: “Un quadro di un palmo e mezzo in circa d’altezza con un ritratto di un Homo vestito con il Cappuccio in testa con lettere sotto che dicono franciscus Petrarcha in tavola del N. 522. Segnato dietro con cornice dorata. Incerto”.  Nel successivo elenco del 1790 e ancora in quello fidecommissario del 1833 il ritratto viene citato con l’attribuzione a Holbein. Alla fine dell’Ottocento, Venturi (1893) assegna la piccola tela a scuola bellinesca, riferimento accolto e ripreso in seguito da Longhi (1928) e Schmitt (1961, p. 134), e meglio precisato da Berenson (1936; 1958), il quale avanza il nome di Girolamo da Santacroce, allievo sia di Gentile che di Giovanni Bellini. Della Pergola (1955) cataloga il dipinto come derivazione da un prototipo di Francesco Bonsignori presso la National Gallery di Londra, sottolineandone la vicinanza ad un ritratto conservato al Ringling Museum di Sarasota, in Florida, esemplato sulla stessa fonte.

Ad eccezione di Heinemann (1961), che ha proposto il nome di Bernardino Licinio, la critica successiva ha continuato ad oscillare tra i nomi di Francesco Bonsignori (Stefani 2000) e Girolamo da Santacroce; quest’ultimo è stato ripreso da Stradiotti (1976), autrice di una ricostruzione della vita e della produzione dell’artista, Reboldi (2011-2012) e Dal Pozzolo (2017).

Il ritratto Borghese, la cui tipologia è di derivazione antica, è uno dei numerosi esemplari che testimoniano la fortuna della figura di Petrarca nel primo Cinquecento, dovuta soprattutto al letterato veneziano Pietro Bembo. Sono attestate infatti almeno una decina di copie derivanti dallo stesso prototipo, sparse tra musei e collezioni private (Heinemann, cit.; Dal Pozzolo, cit.).

Pier Ludovico Puddu 




Bibliografia
  • A. Venturi, Il Museo e la Galleria Borghese, Roma 1893, p. 201;
  • R. Longhi, Precisioni nelle Gallerie Italiane, I, R. Galleria Borghese, Roma, 1928, p. 218;
  • B. Berenson, Italian Pictures of Renaissance. A list of the Principal Artist and their Works with an Index of Places, Oxford 1932, p. 509;
  • B. Berenson, Pitture italiane del Rinascimento: catalogo dei principali artisti e delle loro opere con un indice dei luoghi, Milano 1936, p. 437;
  • P. Della Pergola, La Galleria Borghese in Roma, Roma 1951, p. 32;
  • P. Della Pergola, Galleria Borghese. I dipinti, I, Roma 1955, p. 108 n. 192;
  • B. Berenson, Pitture italiane del Rinascimento, London 1958, I, p. 161;
  • C. Gilbert, A Sarasota notebook, in “Arte Veneta”, XV, 1961, pp. 33, 37, nota 1;
  • F. Heinemann, Giovanni Bellini e i belliniani, Vicenza 1962, I, p. 224, V, p. 47;
  • P. Della Pergola, L’inventario Borghese del 1693 (II), in “Arte antica e moderna”, 1964, p. 450;
  • R. Stradiotti, Per un catalogo delle pitture di Girolamo da Santacroce, in “Atti dell’Istituto Veneto di Scienze, Lettere ed Arti”, CXXXIV, 1976, p. 586;
  • C. Stefani, in P. Moreno, C. Stefani, Galleria Borghese, Milano 2000, p. 290, n. 12;
  • K. Herrmann Fiore, Galleria Borghese Roma scopre un tesoro. Dalla pinacoteca ai depositi un museo che non ha più segreti, San Giuliano Milanese 2006, p. 139;
  • S. Reboldi, I pittori da Santacroce: desunzioni pittoriche e grafiche, con un catalogo ragionato delle opere, tesi di laurea magistrale, Università degli studi di Verona, a.a. 2011-2012, p. 267, n. 56;
  • E.M. Dal Pozzolo, Labirinti del cuore. Giorgione e le stagioni del sentimento tra Venezia e Roma, catalogo della mostra (Roma, Museo Nazionale di Castel Sant’Angelo, 2017), a cura di E.M. Dal Pozzolo, Napoli 2017, pp. 206-207, cat, I 5.6.