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Ritratto di magistrato

ambito toscano


Quest'opera può essere avvicinata per taglio compositivo ai più illustri modelli bronzineschi, sebbene la resa e l'ingenuità di alcune soluzioni lascino pensare a una copia da un ritratto più antico. L'uomo, identificabile con un magistrato per la presenza della toga, tiene in mano una lettera sulla quale si leggono alcune parole di difficile interpretazione.


Scheda tecnica

Inventario
074
Posizione
Datazione
Prima metà del secolo XVI
Tipologia
Periodo
Materia / Tecnica
olio su tavola
Misure
cm 97 x 75
Cornice

Salvator Rosa (cm 117 x 96,5 x 7)

Provenienza

Roma, collezione Borghese, 1833 (Inventario Fidecommissario 1833, p. 28). Acquisto dello Stato, 1902.

Conservazione e Diagnostica
  • 1903 - Luigi Bartolucci (disinfestazione dei tarli)
  • 1952 - Augusto Cecconi Principi, stuccatura delle parti cadute, verniciatura

Scheda

La provenienza di quest'opera è tuttora sconosciuta. La sua presenza in collezione Borghese è attestata a partire dal 1833, identificabile negli elenchi fedecommissari con la tavola attribuita al Bronzino, nome accettato con qualche riserva da Adolfo Venturi (1893) ma scartato da Giovanni Morelli in favore del pittore toscano Jacopo Carucci detto il Pontormo (Morelli 1897).

Nel 1926 Frederick Mortimer Clapp, sorvolando sul problema attributivo, situò il ritratto tra il 1538 e il 1543, leggendo in questo modo la scritta visibile sulla lettera tenuta in mano dall'effigiato: "A. born.le Me Fala.. Canepini... Jacini orafo... In firenze [e nella parte rovesciata] Lui" (quest'ultima parola corretta con 'Guido' da Paola della Pergola nel 1959).

Nel 1959 Paola della Pergola pubblicò il dipinto come opera di 'Maestro toscano', muovendosi con tutta probabilità nel solco tracciato da Roberto Longhi che nel 1928, soffermandosi sulla qualità della fattura, ipotizzò che la tavola potesse essere un'imitazione di un quadro più antico eseguita da Cristofaro dell'Altissimo, noto per aver copiato gran parte dei ritratti presenti nella raccolta di Paolo Giovio. Tale proposta, trascurata dalla critica, resta al momento il suggerimento più valido nel trovare una soluzione al problema attributivo.

Antonio Iommelli




Bibliografia
  • G. Piancastelli, Catalogo dei quadri della Galleria Borghese, in Archivio Galleria Borghese, 1891, p. 257;
  • A. Venturi, Il Museo e la Galleria Borghese, Roma 1893, p. 72;
  • G. Morelli, Della Pittura Italiana. Studi Storici Critici: Le Gallerie Borghese e Doria Pamphili in Roma, Milano 1897, p. 124;
  • J. M. Clapp, Jacopo Carucci da Pontormo, His Life and Work, with a Foreword by Frank Jewett Mather Jr., New Haven 1916, pp. 154, 229-230;
  • R. Longhi, Precisioni nelle Gallerie Italiane, I, La R. Galleria Borghese, Roma 1928., p. 183;
  • P. della Pergola, La Galleria Borghese. I Dipinti, II, Roma 1959, p. 37, n. 49;
  • P. Costamagna, Pontormo, Milano 1994, p. 319, n. A108;
  • K. Herrmann Fiore, Galleria Borghese Roma scopre un tesoro. Dalla pinacoteca ai depositi un museo che non ha più segreti, San Giuliano Milanese 2006, p. 29.