Secondo alcuni, questo dipinto potrebbe forse provenire dall'eredità di Olimpia Aldobrandini junior, nel cui inventario è registrato un quadro simile. Attribuito in passato ad Albrecht Dürer, a cui senz'altro è molto vicino nei modi, è attualmente riferito all’allievo Hans Schäuffelein che lo avrebbe realizzato in un momento vicino al 1505, data iscritta in alto sul quadro. Raffigura un uomo di mezza età, ritratto contro uno sfondo scuro e con un cappello in testa, già identificato con l'umanista Willibald Pirckheimer, amico e corrispondente di Dürer.
Cornice ottocentesca cm 54 x 44,5 x 5
(?) Roma, collezione Olimpia Aldobrandini senior, 1626 (Della Pergola 1959); Roma, collezione Olimpia Aldobrandini junior, 1682 (Della Pergola 1959); Roma, collezione Borghese, 1700 (Inventario 1700, Stanza IX, n. 28; Della Pergola 1959); Inventario Fidecommissario Borghese 1833, p. 10. Acquisto dello Stato, 1902.
In alto, al centro del dipinto: "*1505*"
La provenienza di questo dipinto resta ignota. Secondo Paola della Pergola (Ead. 1959) potrebbe essere identificato con una tavola registrata in due inventari di casa Aldobrandini, in uno descritta come "Un quadro con una testa di un vecchio di mano di Alberto Duro del n. 271" (Inv. Olimpia Aldobrandini senior 1626), nell'altro come "Un quadro con una testa di un vecchio di mano di Alberto Duro alto palmi uno et un Terzo con cornice dorato come a d[ett]o Inv. C. a 221 n. 57" (Inv. Olimpia Aldobrandini junior 1682). Tale ipotesi, per quanto affascinante, resto però alquanto incerta sia perché l'effigiato non sembra certamente un vecchio, sia perché nel dipinto compare un '4' che non trova riscontro con le suddette citazioni inventariali.
La prima informazione certa su questo ritratto risale invece al 1700, quando la tavola è elencata nell'inventario di quell'anno come opera di Albrecht Dürer (Inv. 1700), nome corretto dall'estensore del Fidecommisso con quello dell'Holbein (Inv. Fid. 1833) e rivisto nel 1893 da Adolfo Venturi in favore di un imitatore del Maestro tedesco 'di tempo assai posteriore alla data segnata nel quadro' (A. Venturi 1893). A riesumare dopo diversi anni l'attribuzione al Dürer fu Gustav F. Waagen (in Zahn 1869), secondo cui il dipinto rappresenterebbe il ritratto di Willibald Pirckheimer, un amico e corrispondente del pittore; parere condiviso sia da Roberto Longhi (1928), che accostò il quadro a un ritratto della pinacoteca di Kremsier (pubblicato nel 1928 da Otto Benesch, datato sempre 1505); sia dal Benesch stesso (Id. 1934), che nel 1934 accettò le conclusioni sostenute dal collega, ossia che la composizione Borghese fosse posteriore alla data riportata nel dipinto (Longhi 1928).
A pensarla diversamente furono invece l'autore di una nota redazionale all'articolo di Benesch del 1928, che dal canto suo propose il nome di Hans von Kulmbach; e Paola della Pergola (Ead. 1959) che, allontanandosi da Aldo de Rinaldis (1948), secondo cui il ritratto sarebbe opera di Dürer, bocciò tale pista avanzando una timida apertura verso Christoph Amberger, ipotesi resa però problematica dalla data iscritta nella composizione, ritenuta dalla studiosa coeva al dipinto. Come però riscontrato da Paola Della Pergola, che infine pubblicò la tavola come 'maniera di Albrecht Dürer', il quadro Borghese manca di quella penetrazione psicologica tipica della produzione del maestro di Norimberga che fa dunque cadere ogni tentativo di avvicinarlo al suo catalogo.
Il primo a parlare debitamente di Hans Leonhard Schäuffelein, pittore tedesco, allievo di Dürer, fu invece Friedrich Winkler (Id. 1957), attribuzione confermata da Peter Strieder (1961) e in seguito acccettata da tutta la critica (Herrmann Fiore 1997; C. Stefani in Galleria Borghese 2000; Herrmann Fiore 2006), ad eccezione di Angela Ottino della Chiesa (1968) che colloca l'opera nell'ambito dei seguaci di Dürer.
Antonio Iommelli