La donna qui rappresentata è stata identificata dalla critica con l'artista Properzia de’ Rossi, nota scultrice bolognese, attiva nel capoluogo felsineo nei primi tre decenni del Cinquecento. Tuttavia la presenza del piccolo libro e la mancanza totale di attributi legati alla sua attività artistica rendono incerta tale identificazione. La tavola, databile genericamente al XVI secolo, fu eseguita con tutta probabilità in ambito bolognese come sembrano suggerire alcune caratteristiche, come la resa psicologica dell'effigiata e il suo temperamento.
Cornice Salvator Rosa (cm 69 x 56 x 6)
Roma, collezione Borghese, ante 1902. Acquisto dello Stato, 1902.
La storia di questo di ritratto è tuttora ignota. Come segnalato da Paola della Pergola (1955), il dipinto fu acquistato nel 1902, ceduto dalla famiglia Borghese allo Stato italiano al posto di un'altra opera 'assai più pregevole' di cui non viene specificato l'autore. (Ead.). La figura qui rappresentata è stata identificata con la scultrice bolognese Properzia de' Rossi (Della Pergola 1955), proposta avanzata dalla studiosa in seguito a un confronto con l'incisione di Giovanni Battista Cecchi pubblicata nelle Vite di Giorgio Vasari (1568). Ma l'assenza di qualsiasi attributo legato alla sua professione rende tale ipotesi alquanto incerta, sulla quale dunque è opportuno mettere un punto di domanda. La tavola, eseguita probabilmente intorno alla metà del XVI secolo, mostra un chiaro afflato di matrice bolognese, ambito in cui è da ricercare il suo autore.
Antonio Iommelli