Il ritratto, su busto moderno, raffigura Antinoo, il giovane amato da Adriano e al quale l’imperatore dopo la sua scomparsa, nel 130 d.C., consacrò un culto divino.
La scultura Borghese, presente nel portico nel 1833, si può inserire nell’iconografia individuata nel cosiddetto Haupttypus, caratterizzata soprattutto dalla capigliatura mossa e scomposta.
La diffusione e il perdurare del culto postumo riservato al giovane sono testimoniati oggi dal gran numero di immagini-ritratto ancora esistenti, prodotte dal 130 d.C. e sopravvissute anche alla morte dell’imperatore.
Collezione Borghese, ricordato nel 1833 nel Portico nell’Inventario Fidecommissario Borghese, posto sopra una mensola alla parete (C, p. 41, n. 9). Acquisto dello Stato, 1902.
“Le cappelle di Antinoo, i suoi templi, stanze magiche,
monumenti d'un misterioso passaggio tra la vita e la morte,
oratori d'un dolore e d'una felicità indicibili,
erano il luogo della preghiera e della
riapparizione: lì mi abbandonai al mio lutto”.
(M. Yourcenar, Mémoires d’Hadrien)
Il busto è ricordato nel Portico nel 1833 nell’Inventario Fidecommissario, collocato sopra una mensola alla parete (C, p. 41, n. 9). È raffigurato Antinoo, il giovane amato dall’imperatore Adriano, morto in circostanze misteriose sul Nilo nel 130 d.C. Dopo la scomparsa del giovane, originario della Bitinia, l’Imperatore ne decretò la divinizzazione e fondò un culto dedicato alla sua persona. Pausania riporta che al giovane erano “riservati onori anche in altri luoghi e inoltre sul Nilo una città egiziana ha preso il nome da Antinoo”, chiamata, appunto, Antinopoli (Periegesi della Grecia VIII, 9, 7-8). Con il culto si diffonde una ricca produzione iconografica nella quale Antinoo è spesso associato ad altre divinità, soprattutto Dioniso e Osiride. Ancora Pausania ricorda un edificio a lui dedicato in Mantinea “notevole per i marmi che l’adornano sia per i dipinti che vi si ammirano nella maggior parte dei quali è rappresentato Antinoo in forme somigliantissime a quelle di Dioniso” (Periegesi della Grecia VIII, 9, 8).
Il capo, rivolto leggermente verso sinistra e posto su un busto moderno, raffigura un giovane dalle forme piene con mento arrotondato, bocca carnosa e labbro superiore leggermente sporgente, naso largo e dritto, sopracciglia rettilinee con leggero inarcamento verso l’esterno. La capigliatura è formata da una massa disordinata ma compatta di riccioli, lasciati lunghi sulla nuca che ricadono sulla fronte incorniciandola in una serie di ciocche a virgola. L’iconografia rientra nel tipo ritrattistico cosiddetto Haupttypus, individuato dal Meyer, diffuso in numerosissime repliche note, che si caratterizzano soprattutto per l’elaborata pettinatura. Una stretta affinità si individua con un busto rinvenuto a Villa Adriana, conservato oggi al Museo del Prado (Schröder 1993, pp. 202-205).
Per quanto riguarda l’inquadramento cronologico del ritratto, appare verisimile pensare alla fine della prima metà del II secolo d.C. considerando la morte del giovane, nel 130 d.C., il terminus post quem.
Giulia Ciccarello