La scultura non risulta menzionata negli inventari e nella documentazione riguardante la collezione di sculture antiche della Galleria Borghese. Nella catalogazione del 1979, il Moreno ne evidenzia il cattivo stato di conservazione e i pesanti interventi di restauro.
La figura virile veste una tunica manicata e al di sopra una toga che si dispone in maniera elegante in un ampio sinus sul fianco destro e, sull’addome, in un corposo groppo di pieghe, l’umbo. È mancante di parte del braccio destro e della mano corrispondente mentre nella sinistra trattiene un rotolo. L’esecuzione accurata del panneggio, realizzata con grande senso plastico dei volumi, riporta a modelli in voga nel I secolo d.C.
La testa, non pertinente, raffigura un uomo in età matura, con tratti fisiognomici che concorrono a evidenziare un’espressione stanca e malinconica. Si tratterebbe, secondo il Moreno, di una raffigurazione di Zeus, ispirata a modelli iconografici del IV secolo a.C., inquadrabile nel II secolo d.C., per la trattazione della capigliatura.
Collezione Borghese, citata per la prima volta nel 1837 da L. Canina (Petrucci 2014, p. 194, nota 22). Acquisto dello Stato, 1902.
Un documento di archivio, menzionato dalla Petrucci nel 2014, ricorda la sistemazione della facciata della Palazzina Borghese operata nel 1837, dopo la rovinosa spoliazione napoleonica. Il testo, a firma dell’architetto Luigi Canina, descrive gli interventi realizzati sulle sculture prima della loro collocazione e consente di ricostruirne la disposizione. In particolare, in una delle due grandi nicchie che decorano la facciata viene inserita una “Figura di Marmo, rappresentante Esculapio” (Archivio Apostolico Vaticano, Archivio Borghese, b. 4188: Petrucci 2014, p. 194, nota. 29).
La scultura non compare nella documentazione e negli inventari della collezione antica Borgese, a eccezione della scheda di catalogo redatta dal Moreno nel 1979. L’autore ne sottolinea il cattivo stato di conservazione, dovuto soprattutto all’esposizione alle intemperie, e individua la forte invadenza dei restauri che ne hanno compromesso l’originario aspetto.
La figura virile indossa una tunica manicata cui si sovrappone la toga. Sul petto la stoffa aderisce alle forme corporee con pieghe piuttosto lineari che scendono, dalla spalla destra, in una esecuzione svasata fino al gomito e che si ordinano al centro in una sorta di motivo a "V". L’ampio panneggio della toga ricade in un largo sinus sul fianco destro che arriva a sfiorare il ginocchio ed è ripreso anche nell'andamento del profondo umbo, uno sbuffo di stoffa adagiato sull’addome, che si svolge in morbide pieghe.
Il personaggio, stante sulla gamba destra mentre l’altra è leggermente flessa e scartata di lato, sorregge nella mano sinistra, protesa in avanti, un rotolo. Le braccia sono piegate al gomito e la mano sinistra è mancante. Ai piedi indossa dei calcei patricii, alte calzature composte di quattro corregge di cuoio legate tra loro in un nodo.
La scultura, che conserva di antico solo il busto, con parte del braccio sinistro e della spalla destra, può essere inquadrata nell’ambito della produzione di epoca giulio-claudia, in base all’evidente ricchezza della toga, con le profonde pieghe che caratterizzano il sinus e l’uso di porre in risalto le forme anatomiche sotto la veste. Tale datazione è ulteriormente ribadita tramite il confronto con una statua presente nel Salone della Galleria, sulla quale è posta una testa di Menandro non pertinente (inv. IVL) e con altre due conservate al Museo Nazionale Romano, che presentano caratteristiche analoghe (Nista 1981, pp. 236-237; de Lachenal 1986, pp. 169-170).
La testa, antica ma non pertinente, raffigura un uomo in età avanzata. Il volto, dai tratti fisiognomici scarni, è provvisto di una folta barba, organizzata in corposi riccioli, che ricopre le guance asciutte. L’espressione malinconica è sottolineata dalle arcate sopraccigliari leggermente inclinate verso il basso, dalle profonde cavità orbitali e dalle marcate occhiaie. Vi contribuiscono, inoltre, una vistosa ruga che attraversa orizzontalmente la fronte e la bocca, dischiusa, con gli angoli delle labbra discendenti. Il capo è coronato da una capigliatura disposta intorno al volto in una corona di boccoli che dipartono da un ciuffo più alto alla sommità della fronte arrivando a coprire le orecchie per giungere fino all’attaccatura del collo.
Il Moreno considera il ritratto una raffigurazione di Zeus, in base all’osservazione della pettinatura, ispirata a modelli iconografici del IV secolo a.C., e probabilmente riadattata dal restauratore quale ritratto.
Una somiglianza interessante si riscontra con una testa posta su una statua raffigurante Asclepio, conservata al Museo Nazionale Romano di Palazzo Altemps (De Angelis 2011, p. 145). Il Lippold riconosce nel volto il tipo iconografico del politico Solone (1912, p. 71, nota 2).
Allo stato attuale risulta difficile fornire una lettura puntuale della scultura, per la quale si propone indicativamente un inquadramento nel II secolo d.C.
Giulia Ciccarello