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Ritratto di Antonio Canova

Landi Gaspare

(Piacenza 1756 - 1830)

Il dipinto è uno dei numerosi ritratti dedicati ad Antonio Canova, eseguiti dagli artisti a lui vicini e testimonianza della sua grande fama. Il carattere informale e spontaneo di questa rappresentazione ne restituisce un’immagine di grande naturalezza, lontana da eccessi celebrativi, e testimonia il profondo rapporto di amicizia intercorso tra lo scultore e il pittore piacentino Gaspare Landi. Il quadro, firmato e datato 1806, è pervenuto nella raccolta Borghese come lascito del barone Otto Messinger nel 1919, insieme all’Autoritratto dello stesso Landi. 


Scheda tecnica

Inventario
557
Posizione
Datazione
1806
Tipologia
Periodo
Materia / Tecnica
olio su tela
Misure
60 x 47 cm
Cornice
‘800 (con kymation e fregio d’acanto) cm. 79 x 68,5 x 7,5
Provenienza
Dono del barone Otto Messinger, 1919.
Mostre
  • 1922 Piacenza, Regia Scuola Normale
  • 1926 Biennale di Venezia
  • 1931 Roma, Istituto di Studi Romani
  • 1992 Milano, Palazzo Reale 
  • 2004-2005 Piacenza, Palazzo Galli; Roma, Palazzo di Montecitorio
  • 2009 Forlì, Museo di San Domenico
  • 2019-2020 Milano, Gallerie d’Italia
Conservazione e Diagnostica
  • 1946-1948 Carlo Matteucci
  • 1952 F. Binna
  • 2008-2009 Laura Cibrario, Fabiola Jatta

Scheda

Il dipinto riporta il nome dell’autore, il soggetto, il luogo e la data di completamento nell’iscrizione in basso a sinistra: “Landi dipinse Canova in Roma l’anno 1806”. Gli stessi dati sono presenti nella parte inferiore dell’Autoritratto eseguito dallo stesso Landi e conservato anch’esso nella raccolta Borghese (inv. 558). La corrispondenza delle iscrizioni, le dimensioni identiche delle due tele e la specularità delle pose degli effigiati, voltati di tre quarti in direzioni opposte, lasciano pensare che i dipinti siano stati realizzati a pendant (Stefani 2000, pp. 353, 355). 

Il quadro qui esaminato è uno dei numerosi ritratti dedicati ad Antonio Canova, eseguiti dagli artisti con cui il celebre scultore intrattenne rapporti di amicizia e di stima. Canova fu spesso rappresentato in veste celebrativa, con accanto gli strumenti del mestiere (come nel ritratto di G.B. Lampi, Vienna, Gemäldegalerie) o le sue opere più famose (per esempio da Angelica Kauffmann, collezione privata), e persino divinizzato nel ritratto scultoreo di Giovanni Ceccarini (Frascati, Palazzo Comunale), dove appare seminudo con un corpo atletico mentre osserva la testa antica del Giove di Otricoli.  Il dipinto eseguito da Gaspare Landi è invece di tutt’altro tenore, testimonianza di un rapporto di amicizia sincera intercorso tra il pittore piacentino e lo scultore di Possagno. L’artista sceglie di rappresentare Canova in una sfera più umana, con un atteggiamento spontaneo e per nulla impostato, restituendone un’immagine assolutamente informale. La figura, rappresentata a mezzo busto, emerge da uno sfondo neutro e non vi sono elementi che ne richiamino il mestiere o l’operato; lo sguardo è rivolto verso lo spettatore e la bocca è socchiusa, espediente che accentua la naturalezza e la vitalità del volto. L’artista veste degli abiti consueti e non indossa la parrucca usata solitamente per nascondere la sua calvizie, con cui appare in diversi altri ritratti. Questo aspetto risulta particolarmente significativo, sia perché testimonia l’intenzione dell’autore di rappresentare l’uomo più che il celebre artista, sia come elemento rivelatore dello stretto rapporto che Canova intratteneva con Landi, a cui aveva affidato una rappresentazione così intima della sua persona. 

Il pittore fu tra coloro che Canova raccomandò a Napoleone come i maggiori artisti sulla scena romana del tempo, scelti per realizzare il programma decorativo della nuova residenza imperiale al Quirinale. E fu ancora Canova a voler affidare a Landi la prestigiosa cattedra di pittura presso l’Accademia di San Luca, ricoperta dal 1812 al 1827. Il pittore piacentino non mancò di omaggiare l’amico inserendo nelle sue opere rimandi iconografici tratti dalle sculture canoviane, e rielaborò il celebre gruppo marmoreo di Amore e Psiche (Parigi, Louvre) nel dipinto di stesso soggetto conservato al Museo Correr di Venezia (Mellini 1987, p. 53; Cerchi 2019, p. 331).

Gaspare Landi si distinse principalmente per la sua produzione di genere storico, ma coltivò attivamente anche la ritrattistica, che sperimentò in varie tipologie: dal ritratto equestre di Sigismondo Chigi in compagnia del Visconti (Roma, collezione Chigi), a quello idealizzato della poetessa Teresa Bandettini (Lucca, Palazzo Mansi), al ritratto di gruppo della famiglia del suo mecenate piacentino, il marchese Giambattista Landi delle Caselle (Torino, collezione d’Albertas). L’effigie dedicata all’amico Canova è uno straordinario esempio di “ritratto parlante” in cui l’espressione del volto, resa in maniera estremamente naturale, è colta con grande immediatezza e massima intensità (Grandesso 2008, p. 16).

Il dipinto faceva parte della raccolta del barone Otto Messinger, presso cui lo vide Adolfo Venturi nel 1907 (pp. 59-60), e confluì nella Galleria Borghese nel 1919 insieme all’Autoritratto di Landi, entrambi donati dal collezionista. 

I due dipinti furono certamente eseguiti in momenti ravvicinati, ed è probabile che siano riconducibili agli ultimi mesi dell’anno riportato su entrambi. Di queste tele, infatti, non viene fatta menzione nella corrispondenza che l’artista intrattenne almeno fino al 4 settembre 1806 con il già citato marchese Landi delle Caselle, mecenate da cui ebbe protezione e che gli sovvenzionò il soggiorno di studio a Roma.

Un’altra versione autografa del Ritratto di Antonio Canova, di simili dimensioni e anch’essa firmata e datata 1806, fu commissionata dal conte Antonio Pezzoli ed è oggi conservata presso l’Accademia Carrara di Bergamo. 

Pier Ludovico Puddu 




Bibliografia
  • A. Venturi, Un ritratto del Canova, in “L’Arte”, X, 1907, pp. 59-60.
  • P. D’Achiardi, La Collection O. E. Messinger, Rome 1910 (tradotto dall’italiano da E. Barican e H. Monton), p. 88.
  • V. Malamani, Antonio Canova, Milano 1911, p. 109.
  • III Mostra d’arte dell’Associazione Amici dell’Arte di Piacenza e Sala Landiana, catalogo della mostra (Piacenza, Regia Scuola Normale, 1922), Piacenza 1922.
  • R. Strinati, La Galleria Borghese di Roma. Gli ultimi acquisti. Giulio Cantalamessa, in “Emporium”, LX, 1924, p. 605.
  • Catalogo della XV Esposizione Internazionale d’Arte della città di Venezia, Venezia 1926, p. 130.
  • R. Longhi, Precisioni nelle Gallerie Italiane, I, La R. Galleria Borghese, Roma 1928, p. 226.
  • Mostra di Roma nell’Ottocento, catalogo della mostra (Roma, Istituto di Studi Romani, 1932), p. 178.
  •  M. Rigillo, Un pittore neoclassico dell’800: Gaspare Landi, in “Aurea Parma”, XVI, 1932, p. 70.
  • A. De Rinaldis, Catalogo della Galleria Borghese, Roma 1948, p. 58.
  • A. De Rinaldis, L’Arte in Roma, dal ‘600 al ‘900, Bologna 1948, pp. 176-177.
  • P. Della Pergola, La Galleria Borghese. I Dipinti, I, Roma 1955, p. 52, n. 86.
  • G.L. Mellini, Terzo intervento per Gaspare Landi, in “Labyrinthos”, VI, 1987, 12, p. 48, 53. 
  • C. Stefani in P. Moreno, C. Stefani, Galleria Borghese, Milano 2000, p. 355, n. 8.
  • Gaspare Landi, catalogo della mostra (Piacenza, Palazzo Galli, 2004-2005; Roma, Palazzo Montecitorio, 2005), a cura di V. Sgarbi, Milano 2004, p. 150.
  • K. Herrmann Fiore, Galleria Borghese Roma scopre un tesoro. Dalla pinacoteca ai depositi un museo che non ha più segreti, San Giuliano Milanese 2006, p. 179. 
  • S. Grandesso, Gaspare Landi e la riforma del gusto nella pittura di storia, in La pittura di storia in Italia, a cura di G. Capitelli, C. Mazzarelli, Cinisello Balsamo 2008, p. 16.