Questo ritratto, di cui si ignora la provenienza, è attestato in collezione Borghese a partire dal 1833. Una scritta applicata sul retro ne riferisce la paternità a Sofonisba Anguissola (“Suphonsba Cremonensis et nobili familia Anguisciola pinxit anno MDLVI”), pittrice cremonese, appartenente a una nobile famiglia di origini piacentine. Tuttavia, secondo la critica, il dipinto va riferito a una delle sue sorelle, in particolare a Lucia, avanzando l’ipotesi che la tela ritragga Sofonisba, prima della sua partenza per la Spagna, dove la celebre artista si recò nel 1559-60.
Salvator Rosa (cm 36 x 29 x 3,4)
Roma, collezione Borghese, 1833 (Inventario Fidecommissario Borghese 1833, p. 20). Acquisto dello Stato, 1902.
Sul retro, in un frammento di tela riportata: "SUPHONSBA CREMONENSIS ET NOBILI FAMILIA ANGUISCIOLA PINXIT ANNO MDLVI"
La provenienza di questo dipinto è ancora ignota. È segnalato in collezione Borghese a partire dagli elenchi fedecommissari del 1833, dove è descritto come 'opera del Sofonisma', nome che torna ripetutamente negli inventari borghesiani tra Sei e Settecento.
Il primo ad attribuire il quadro a Sofonisba Anguissola, sulla scorta di quanto riportato su un frammento di stoffa attaccato sul verso della tela, fu Giovanni Piancastelli (1891), seguito negli anni da Adolfo Venturi (1893), Raymond Fournier-Sarbovèze (1902), Roberto Longhi (1928), Aldo de Rinaldis (1939) e Paola della Pergola (1955) la quale, al contrario di Longhi - che parlò di autoritratto della nota pittrice - identificò il soggetto con Lucia Anguissola, una delle sei figlie di Amilcare e Bianca Ponzoni, nata a Cremona intorno alla metà degli anni Trenta del Cinquecento. Ad espungere l'opera dal catalogo di Sofonisba fu invece Giovanni Morelli (1897) che, dopo aver confrontato la tela romana con il Ritratto del dottor Pietro Manna (Madrid, Museo del Prado) e il Ritratto di Europa Anguissola (Brescia, Pinacoteca Tosio Martinengo) - due opere eseguite da Lucia Anguissola - non esitò ad assegnare a quest'ultima la composizione Borghese, ipotesi riproposta all'inizio degli anni Settanta da Flavio Caroli (1973). Secondo quest'ultimo, infatti, il quadretto fu eseguito da Lucia che raffigura Sofonisba prima della sua partenza per la Spagna, dove giunse nel 1559 per impartire lezioni di pittura a Elisabetta di Valois, moglie del re Filippo II.
Nel 1989, soffermandosi sul Ritratto di dama di Berlino (Gemäldegalerie), raffigurante secondo la critica Bianca Ponzoni Anguissola, Maria Kusche (1989) ha proposto di identificare il soggetto del presente dipinto con quello della teletta tedesca, ipotesi su cui sorvola Anastasia Gilardi (1994) che al contrario si sofferma sulla paternità dell'opera. Secondo la studiosa, infatti, 'la resa pittorica dei particolari, quali i capelli e i lumi, o dei pizzi 'sgranati' corrosi dalla luce' (Ead.) sono dettagli propri di Lucia che, rispetto a sua sorella, li definisce con minor solidità e lucentezza. Ad avvalorare questa tesi è inoltre il gesto così reale e intimo compiuto dalla figura, ritratta mentre giocherella con la propria collana-cordoncino, particolare che ritorna in maniera analoga nell'Autoritratto del Castello Sforzesco, dipinto da Lucia nel 1557.
Antonio Iommelli