La testa raffigura una donna in età matura dai tratti fisiognomici tipici di Faustina Maggiore, moglie dell’imperatore Antonino Pio, così come noti dall’iconografia monetale e la plastica ufficiale: larghi piani facciali, contorni sfuggenti, guance morbide, accentuato doppio mento, occhi dal bulbo oculare sporgente con palpebre dal profilo netto, ampie sopracciglia e bocca dalle labbra spesse, sofisticata acconciatura a “turbante” o “torre”.
Aspetti tecnici e stilistici suggeriscono una datazione del ritratto Borghese nel periodo centrale del regno di Antonino Pio.
Collezione Borghese (Inventario della primogenitura di Giovanni Battista Borghese, 1610, n. 85); Inventario Fidecommissario Borghese 1833, C, p. 53, n. 171 (sala VIII). Acquisto dello Stato, 1902.
Di ignota provenienza, la testa femminile inserita in un busto moderno entrò in possesso della famiglia Borghese prima della morte di Giovanni Battista Borghese, cui seguì (6 gennaio 1610) la redazione dell’Inventario legato alla Primogenitura, nel quale è menzionato al n. 85 come “Testa di Faustina con busto e braccio involto nella veste” (Archivio Borghese, n. 37, Tomo XVI, Atti di famiglia, n. 616, n. 55; de Lachenal 1982 p. 97). Nel 1828, in occasione dell’allestimento della nuova collezione nel Casino di Villa Pinciana, il busto venne affidato a Massimiliano Laboureur per il restauro, cui seguì l’inserimento in una delle nicchie presenti in Sala II, dove ne segnala la presenza il Nibby nella guida alla galleria del 1832. Prima del 1893 il busto venne spostato in Sala VIII, dove attualmente è collocato.
La scultura rappresenta Anna Galeria Faustina, moglie dell’imperatore Antonino Pio, detta Maggiore per distinguerla dalla figlia omonima, moglie del successore del padre, Marco Aurelio, nel tipo cosiddetto mit Stirnband (Fittschen, Zanker 1983, pp. 19ss, n. 18, tav. 22-23). Il volto è riconoscibile dai larghi piani facciali, contorni sfuggenti, guance morbide, accentuato doppio mento, occhi dal bulbo oculare sporgente con palpebre dal profilo netto, ampie sopracciglia e bocca dalle labbra spesse, tutte peculiarità fisionomiche dell’imperatrice note attraverso l’iconografia monetale e la plastica ufficiale. La capigliatura è eseguita con fitte e scabre ondulazioni portate all’indietro; sopra la fronte si intravede una porzione di nastro, nascosto dalle ciocche, mentre dalla nuca i capelli avvolti su sé stessi in due gruppi di treccioline sono riportati sulla sommità della testa e fissati in una morbida crocchia. Secondo la classificazione proposta da Fittschen, il tipo mit Stirnband conta nove repliche, meno di quelle individuate da Wegner (Wegner 1939, pp. 28 ss). Fra queste in particolare si ricordano l’esemplare capitolino (Wegner 1939, pp. 26, 161, tav. 10) e quello dalla collezione Farnese (Napoli, MANN, inv. 6080, Coraggio 2009), in cui tuttavia i capelli sono posteriormente raccolti in semplici ondulazioni concluse nella crocchia. Secondo Fittschen (Fittschen 1977, p. 83) il tipo mit Stirnband è distribuito lungo l’arco del principato e utilizzato anche per repliche postume: gli esemplari possono essere distinti su base stilistica; si evidenzia, inoltre, la limitata circolazione delle creazioni plastiche, destinate principalmente all’ambito urbano.
La cosiddetta acconciatura detta “a turbante” o “a torre” caratterizza tutti e tre i tipi ritrattistici noti per questa imperatrice, come dal primo tipo, caratterizzato da forme sciolte e morbide (si veda ritratto nei Magazzini di Ostia, Calza 1964, n. 143) al terzo, derivante dal tipo Dresda o Typus mit Stirnhaarrosetten, caratterizzato da una frangia piatta divisa in due sezioni ondulate e simmetriche, sormontata da due ciocche attorcigliate in forma di rosetta (Fittschen, Zanker 1983, pp. 17ss, n. 17). Si tratta di fatto di un’evoluzione delle pettinature a “diadema”, con corona di trecce calzata intorno al capo come un berretto a più livelli, già ricorrenti nei ritratti delle dame della famiglia Ulpia; con Marciana, sorella di Traiano, si diffuse infatti il diadema articolato a tre livelli, poi attestato nelle immagini delle altre componenti femminili della famiglia imperiale e tra i ritratti privati di età traianeo-adrianea, che riproducevano il modello standard variandolo nella composizione e nel numero delle fasce del ‘diadema’, ridotte o aumentate fino a quattro. Mentre i turbanti adrianei sono di solito molto ampi e ben calzati sulla fronte, in età antonina si restringono e si allungano formando una torre svasata (Turmfrisur), più stretta della testa, che caratterizza tutti e tre i tipi ritrattistici noti di Faustina Maggiore (Ambrogi 2013; Buccino 2017).
Le forme più severe e contenute dell’acconciatura di Faustina Maggiore rispetto ai canoni precedenti si inseriscono in una precisa scelta propagandistica, quale allusione ai principi di ordine e rigore morale che il nuovo corso del Principato voleva incarnare.
Per quel che attiene la datazione del ritratto Borghese, la modalità di esecuzione del turbante, l’uso del trapano e lo stile veristico e maestoso ma lontano dalla temperie tardo-adrianea, inducono a pensare a una realizzazione nel periodo centrale del regno di Antonino Pio.
Jessica Clementi