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Ritratto di Paolo V Borghese

Provenzale Marcello

(Cento 1575 - Roma 1639)

Questo mosaico, datato e firmato sulla spalla destra, fu realizzato da Marcello Provenzale nel 1621 e rappresenta papa Paolo V, ritratto di tre quarti contro uno sfondo blu lapislazzulo, il cui stemma è ben visibile in alto a destra. Segnalato in tutte le guide su Roma del Sei e Settecento per la minuzia dei dettagli e le innumerevoli tessere usate, questo ritratto procurò all'autore grande fama.


Scheda tecnica

Inventario
495
Posizione
Datazione
1621
Tipologia
Periodo
Materia / Tecnica
mosaico
Misure
cm 67 x 54
Cornice
Cornice seicentesca in bronzo dorato e profilo di metallo (cm 87 x 75 x 10)
Provenienza
Roma, collezione Scipione Borghese, 1621 (Della Pergola 1955); Inv. 1693, Stanza XI, n. 70; Inv. 1700, Stanza VIII, n. 3; Inv. 1790, Stanza VII, n. 1; Inventario Fidecommissario Borghese 1833, p. 12. Acquisto dello Stato, 1902.
Iscrizioni
Sulla sinistra: "MARCELLO PROVENZALIS CENTEN. OPUS". In basso: "PAULUS BURGHESIUS ROMANUS P.O.M. ANN. MDCXXI. PONT. XVI".
Mostre
  • 1930 Roma, Museo di Roma;
  • 1972 Roma, Galleria Borghese;
  • 2005-2006 Bonn, Kunst und Ausstellungshalle der Bundesrepublik Deutschland;
  • 2009 Kyoto, The National Museum of Modern Art;
  • 2010 Tokyo, Metropolitan Art Museum.
  • 2012 Roma, Castel Sant'Angelo.

Scheda

L'opera fu eseguita dal mosaicista centese nel 1621, come risulta dall'iscrizione composta in basso lungo il bordo che identifica a chiare lettere l'identità dell'effigiato, il cui stemma è raffigurato in alto a destra. Il mosaico rappresenta papa Paolo V, ritratto di tre quarti contro uno sfondo blu lapislazzuli che mette in risalto l'incarnato del pontefice, vestito con la tradizionale mozzetta, chiusa sul petto da una serie di bottoni e bordata al pari del camauro di una pelliccia di ermellino.  Quest'opera, lodata dai contemporanei per l'aderenza al naturale e per il numero di tessere usate, fu segnalata da Giovanni Giustino Ciampini (1690) presso Palazzo Borghese di Campo Marzio, dove fu vista nel 1642 da Giovanni Baglione, che considerò l'opera tanto eccelsa da valere gloria eterna all'autore, e nel 1725 da Pietro Rossini che la definì "la più rara cosa che vi sia", segnalando ai suoi lettori, solo per la faccia, 'un milione e settecentomila pietre". Secondo Girolamo Baruffaldi (1844-1846), per quest'opera Provenzale impiegò nuove tecniche, utilizzando per la resa degli incarnati smalti speciali tra cui "quel bellissimo smalto rosso in corpo [...] e d'ogni sorta di colori di carne bellissimi". Quali che furono queste tecniche, è certo che Provenzale fu tenuto in gran conto dal papa e dalla famiglia Borghese per le sue raffinatissime opere, eseguite in gran parte su cartoni forniti al centese da importanti pittori. Durante il pontificato paolino, infatti, realizzò diversi lavori, come i mosaici per la Cappella Clementina in Vaticano, fatti su disegno di Cristoforo Roncalli il Pomarancio; e il restauro del noto mosaico raffigurante la Navicella (Città del Vaticano, atrio della basilica di San Pietro), realizzato da Giotto nel 1310 per la facciata antistante il portico del vecchio tempio costantiniano.  Per il cardinale Borghese, Provenzale realizzò molte altre opere, alcune delle quali sono tuttora conservate presso la Galleria, come l'Orfeo (inv. 492) e la Madonna col Bambino (inv. 498).  

Antonio Iommelli




Bibliografia