Il Prospetto di Villa Borghese è stato eseguito nel 1636 dal miniaturista alsaziano Johann Wilhelm Baur, come recita l’iscrizione che compare sulla base della fontana a sinistra. L’opera fu forse commissionata direttamente dal principe Marcantonio II Borghese e rappresenta un’importante testimonianza dell’aspetto dell’edificio all’indomani del suo completamento, nonchè del suo ruolo come centro pulsante della società dell’epoca.
'600, cm. 35 x 49,5 x 5,2
Collezione Borghese, citato per la prima volta nell’Inventario 1693, Stanza XI, n. 45; Inventario 1700, Stanza VIII, n. 18; Inventario 1790, Stanza VII, n. 132; Inventario Fidecommissario Borghese 1833, pp. 31-32, n. 112. Acquisto dello Stato, 1902.
Sulla base della fontana, a sinistra: "Jo. WILHELM BAUR FECIT. 1636"
In esposizione temporanea al Musée Jacquemart-André di Parigi
L’opera presenta il nome dell’autore e la data di esecuzione sulla base della fontana a sinistra: “Jo. WILHELM BAUR FECIT. 1636”. Come indicato dall’iscrizione nella parte inferiore, essa raffigura una veduta in miniatura di Villa Borghese e costituisce un’importante testimonianza dell’aspetto seicentesco dell’edificio, di colore bianco e riccamente decorato con statue e rilievi in facciata. La data riportata indica un momento di poco successivo al completamento della Villa, la cui costruzione, voluta da Scipione Borghese, fu portata avanti prima dall’architetto Flaminio Ponzio e, dopo la morte di quest’ultimo, da Giovanni Vasanzio (Jan van Santen). Le sembianze dell’edificio così come riportate nell’opera, in particolare la tinteggiatura bianca, trasmettono l’idea di una rievocazione dell’architettura classica, in particolare dell’età augustea, quando l’edilizia cominciò a privilegiare l’uso del marmo. La miniatura integra in maniera importante le informazioni ricavabili da altre fonti figurative e letterarie, per esempio il Newes Itinerarium Italiae dell’architetto tedesco Joseph Furttenbach (1627), in cui è descritto il colore bianco dell’esterno dell’edificio.
In passato la Villa dipinta da Baur è stata descritta di colore giallo e l’opera interpretata come prova di un cambiamento di tinta intervenuto già poco dopo la morte di Scipione, avvenuta nel 1633 (Heilmann 1973, p. 125). Tuttavia, una nuova lettura dell’immagine operata da Kristina Herrmann Fiore (1988, pp. 95-96) ha chiarito come l’uso di tinte giallastre in alcune porzioni dell’illustrazione bauriana sia dovuto solo alla resa degli effetti luce/ombra e delle diverse distanze, confermando che nel 1636 la villa era certamente ancora di colore bianco.
La miniatura non è solo una testimonianza dell’aspetto seicentesco di Villa Borghese, ma anche del suo ruolo sociale, con la vivace ripresa di personaggi a piedi o in carrozza che animano il piazzale antistante l’edificio. La presenza di un pubblico internazionale sottolinea la funzione di rappresentanza diplomatica della Villa, che ebbe tra i suoi primi ospiti illustri l’ambasciatore Hasekura Tsunenaga, arrivato dal Giappone nel 1615 (Herrmann Fiore 1990, pp. 193-194, n. 67; Aed. 1992, p. 43). Il gusto per il dettaglio caratterizza tanto la facciata della Villa, definita nei minimi particolari, quanto la folla di personaggi in variegati costumi dell’epoca.
L’opera, certamente una delle più conosciute dell’artista alsaziano, fu probabilmente destinata alla raccolta Borghese fin dalla sua esecuzione, forse commissionata direttamente dal principe Marcantonio II il quale, dopo la morte del cardinale Scipione, era divenuto il membro più importante della casata. Altre quattro vedute romane dello stesso autore presenti in collezione (invv. 481, 482, 488, 489), di formato circolare, sono state assimilate cronologicamente alla veduta di Villa Borghese e insieme a quest’ultima costituiscono un nucleo fondamentale della produzione conosciuta di Baur, noto soprattutto come miniaturista e apprezzato da importanti esponenti dell’aristocrazia seicentesca.
Nonostante la firma dell’autore, il Prospetto di Villa Borghese compare come opera “del Tempesta” nell’inventario del 1693, e “del Algardi” in quello del 1700. Solo nel 1790 ritorna il nome di Baur, successivamente riportato anche nell’elenco fidecommissario redatto nel 1833, in cui l’opera viene descritta curiosamente in pietra: “Il prospetto del palazzo di Villa Pinciana, di Giovanni Guglielmo Bagar, largo palmi 2; alto palmi 1, oncie 4, in pietra”.
L’artista replicò questa veduta, ma con figure diverse, in un acquerello firmato e datato 1641, inciso da Melchior Küssel, traduttore di diverse composizioni bauriane (l’acquerello è segnalato nella collezione del Duca di Buccleuch da Salerno 1976, p. 460). Nel 1670 Küssel pubblicò un’intera raccolta di incisioni dagli schizzi di Baur, dal titolo Iconographia.
Pier Ludovico Puddu