Il ritratto, posto su un busto moderno, è menzionato nella Palazzina Borghese per la prima volta nel 1828 tra le opere destinate ad essere restaurate dallo scultore Massimiliano Laboureur. Il volto virile è caratterizzato da un’espressione assorta, evidenziata dai marcati solchi nasolabiali e dalla fronte corrucciata. La capigliatura è organizzata in fitte ciocche ondulate, ordinate sulla sommità della fronte in una corta frangia che si allunga e si gonfia all’altezza delle tempie. La disposizione dei capelli riprende l’iconografia ritrattistica dei principi di età giulio-claudia, in particolare di Germanico. La scultura, che mostra notevoli interventi di restauro, è inquadrabile agli inizi del I secolo d.C.
Collezione Borghese, ricordato nella Palazzina in sala VIII nel 1828 (Moreno, Sforzini, 1897, p. 361); Inventario Fidecommissario Borghese 1833, C., p. 53, n. 176. Acquisto dello Stato, 1902.
Il ritratto virile è posto su un busto loricato moderno, con indosso un mantello, il paludamentum, trattenuto da una fibbia circolare sulla spalla destra. Della corazza si riconoscono le pieghe frangiate della spalla destra e sotto la lorica trapela l’orlo della tunica. La testa di forma ovale allungata è leggermente rivolta verso sinistra. Il volto, glabro, presenta un’espressione tesa e concentrata sottolineata dall’ampia fronte quadrata, appena contratta, dagli zigomi sporgenti e dalle rughe di espressione che solcano i lati del naso. Le sopracciglia sottili sono lievemente discendenti, gli occhi lisci con caruncola lacrimale incisa con il trapano e la palpebra superiore marcata. La bocca è piccola e serrata con angoli scavati e rivolti leggermente verso il basso. La pettinatura è ordinata in ciocche mosse che dipartono da un vortice sulla sommità del capo, si arrestano sulla fronte in una frangia corta e regolare e si allungano davanti alle orecchie.
La disposizione della frangia composta da fitte ciocche contigue, divergenti all’altezza dell’occhio destro e leggermente rigonfie sulle tempie, è genericamente ispirata al repertorio della ritrattistica dei principi di età giulio-claudia. In particolare la scultura sembra trovare un confronto con l’iconografia nota di Germanico, così come appare in un ritratto rinvenuto a Gabii e conservato al museo del Louvre (Ma 1238: Martinez 2004, p. 88, n. 0131) e con un secondo alla Glyptotek di Copenaghen (Johansen 1995, II, pp. 128-129, n. 52). Il ritratto Borghese, che presenta forti rilavorazioni a trapano sulla superficie, è inquadrabile agli inizi del I secolo d.C.
Il busto Borghese compare nel 1828 in una missiva del Ministro Giuseppe Gozzani al Principe Camillo Borghese tra le opere affidate allo scultore Massimiliano Laboureur per essere restaurate. La scultura, successivamente posta nella sala VIII, è definita “Testa di Germanico” e ritenuta “probabilmente moderna” (Moreno, Sforzini, 1897, p. 361). Il Nibby, nel 1841, la menziona come “busto incognito” (p. 924, n. 12). La Calza la considera molto restaurata e la attribuisce all’età Giulio-Claudia (p. 14, n. 119).
Giulia Ciccarello