Il ritratto, inserito in un busto moderno, rappresenta Tito, secondo imperatore della dinastia flavia che segue al potere il padre Vespasiano regnando dal 79 all’81 d.C. La testa, dalla struttura squadrata e massiccia, presenta i caratteri fisiognomici tipici: occhi infossati nelle cavità orbitali, naso grosso, bocca serrata con sottili labbra, mento prominente, guance pingui. La capigliatura, con piccoli ricci diradati sull’occipite ma ancora folti sull'ampia fronte, accosta il ritratto al primo tipo ritrattistico dell’imperatore, suggerendo una datazione di poco anteriore alla nomina a imperatore.
Collezione Borghese, citato nell’Inventario Fidecommissario Borghese 1833, C, p. 53, n. 172 (sala VIII). Acquisto dello Stato, 1902.
La testa presenta una struttura squadrata e massiccia, il volto è rotondo con guance pingui. La capigliatura, costituita da piccoli ricci resi attraverso un abbondante impiego del trapano, diradati sull’occipite ma ancora folti sull'ampia fronte, segnata al centro da due profonde rughe orizzontali, scende sul collo con brevi ciocche arcuate. Gli occhi, infossati nelle cavità orbitali, hanno palpebre ben marcate. Il naso grosso è incorniciato da leggere pieghe labio-nasali, mentre la bocca, serrata, ha sottili labbra; il mento prominente è rotondo e si nota – nonostante una scheggiatura – la presenza di una fossetta centrale. Il collo robusto si inserisce su un busto moderno con lorica e paludamentum allacciato alla spalla destra, che si drappeggia abbondante sul petto per poi risalire sulla spalla sinistra.
La testa presenta le caratteristiche somatiche della nota immagine di Tito, secondo imperatore della dinastia flavia che segue al potere il padre Vespasiano regnando dal 79 all’81 d.C.
Il ritratto riproduce il primo tipo ritrattistico di Tito (ancora Cesare) per la resa libera dei capelli sopra la fronte con dei ricci ad anello, noto anche come “tipo Ercolano” poiché la replica migliore proviene dalla basilica della città vesuviana, creato probabilmente in occasione del ritorno del principe in Italia, nel 71 d.C., dopo la vittoria in Giudea (Napoli, MANN, inv. 6059; Rosso 2009a, p. 481, n. 83). Questo si distingue dalla seconda serie di ritratti, il cd. “tipo Erbach”, attestato da oltre 15 esemplari che presentano invece una capigliatura sulla fronte contraddistinta da brevi ricci arcuati rivolti a sinistra e interrotti da una forcella, elaborato in occasione dell’ascesa al trono nel 79 d.C. (sulle due diverse tipologie del ritratto di Tito vd. Rosso 2009b, p. 415, n. 11; Fittschen 1977, pp. 63-67; Bergmann-Zanker 1981, p. 375). Come sottolineato da P. Zanker, l’adozione del “tipo Erbach” denuncia non solo la volontà di adattarsi alla moda in vigore, ma soprattutto un mutamento nel messaggio politico dell’immagine ufficiale, aderente – nel trattamento della chioma – al tipo principale dell’iconografia dell’imperatore Claudio, ultimo divo della gens giulio-claudia (Zanker 2009).
L'abbondante impiego del trapano nella resa della capigliatura della testa Borghese sembra trovare un confronto in una replica antica di questo stesso tipo, conservata nei Magazzini dei Musei Capitolini (inv. 3361, vd. Fittschen, Zanker 1985, p. 34, n. 30), che come la nostra rappresentata Tito Cesare all’età di 40 anni, poco prima della nomina a imperatore.
Jessica Clementi