La scultura raffigura un uomo in età avanzata seduto su un sedile decorato da protomi ferine alate. Il corpo è avvolto in un mantello, l’himation, che lascia scoperti il petto e il braccio sinistro. I piedi sono calzati da sandali di fattura greca composti da fasce di cuoio intrecciate e fermate in un fiocco al collo del piede. Il rotulo, trattenuto nella mano sinistra, e la posizione assisa lo identificano nel tipo dell’”anziano letterato” ispirato a modelli iconografici del IV secolo a.C. Così come la testa, antica ma non pertinente, che mostra una particolare affinità con le raffigurazioni di filosofi greci del medesimo periodo.
Nel 1650 è menzionata come “console” nel Secondo Recinto, nel Viale dei Cipressi, e nel 1832 come Periandro, il terribile tiranno di Corinto ricordato da Erodoto, nella sesta camera della Villa.
L’accuratezza nei particolari del panneggio e la delicata resa della decorazione della sedia suggeriscono per la scultura un inquadramento cronologico alla prima età imperiale. Più tarda appare la realizzazione della testa da porre in epoca adrianea.
Collezione Borghese, ricordato nel 1650 nel II Recinto nel Viale dei Cipressi (Manilli, p. 125) e nel 1832 nella sesta camera della Villa (Nibby, pp. 134-135). Inventario Fidecommissario Borghese 1833, C., p. 53, n. 179. Acquisto dello Stato, 1902.
La statua è ricordata nel 1650 dal Manilli, posta nel II Recinto nel Viale dei Cipressi, accanto a una di Antonino Pio, e identificata come “di persona consulare” (p. 125). Il Montelatici nel 1700 fornisce la stessa interpretazione e ne conferma la collocazione (p. 79). Il Nibby, invece, che la menziona nella sesta camera, riconosce nella figura seduta Periandro, uno dei Sette Sapienti, tiranno della città di Corinto, ricordato da Erodoto (Storie V, 94-95). L’autore realizza tale identificazione in base alla somiglianza con l’erma conservata nella Sala delle Muse presso il Museo Pio Clementino in Vaticano, dotata del nome inciso sul petto (1832, pp. 134-135; 1841, p. 924, n. 15). Il Venturi riporta l’interpretazione dell’Helbig che si tratti di una statua dello storico Tucidide o - ipotizza - uno dei Diadochi sotto le forme di Giove (1893, p. 48). Il Bernoulli, trattando della rappresentazione di Periandro nella statuaria, vede nella statua Borghese una “remota somiglianza, che non giustifica l'identificazione” (1901, p. 44).
La figura, di età avanzata, è assisa su un sedile privo di schienale, i cui sostegni sono decorati anteriormente da protomi di pantere alate con zampe ferine. Sul lato sinistro è presente, in bassorilievo, la figura di un grifo, probabilmente aggiunta in un secondo momento. L’uomo indossa un himation, il mantello, che lascia scoperto il petto e la spalla destra. Il braccio sinistro è disteso lungo il corpo e la mano, poggiata sulle gambe, stringe un rotulo; il braccio destro, sollevato, doveva sostenere un oggetto, forse un’asta, oggi perduto. I piedi, adagiati in terra, calzano sandali di foggia greca, i pedilon, con fasce di cuoio incrociate sul dorso del piede e strette in un fiocco alla caviglia.
La testa, rivolta verso sinistra, mostra i chiari segni dell’età con calvizie sulle tempie, guance scavate e evidenti solchi ai lati del naso e della bocca. Fitti riccioli compongono la capigliatura e la barba, che ricopre le guance.
La Richter riprende l’interpretazione del Nibby e identifica nel volto la raffigurazione di Periandro (1965, p. 86, n. 1) mentre la Von Heintze individua un’affinità con i ritratti greci del IV secolo a.C., in particolare con il tipo dell’Eschine conservato nel Museo Pio-Clementino in Vaticano (1966, pp. 49-50, n. 62). La presenza del rotulo, la barba e l’età matura sembrano legare la scultura al modello dell’“anziano letterato” ispirato a prototipi iconografici di IV secolo a.C.
La raffinata accuratezza evidente nella plasticità delle pieghe della veste e il motivo ornamentale che decora il sedile inducono a ritenere la scultura una produzione di età imperiale, inquadrabile nel I secolo d.C.; in epoca adrianea sembra potersi collocare, invece, la fattura della testa, che risulta antica ma non pertinente.
Giulia Ciccarello