Il dipinto, di cui non si conosce l’autore, presenta una buona qualità. Documentato per la prima volta nel 1893, ritrae un uomo anziano, la cui identità rimane ignota. Tuttavia, la presenza del manto, probabilmente allo stato di abbozzo, suggerisce - in via ipotetica - di avvicinare quest'opera al ritratto di un cardinale.
Salvator Rosa cm 66 x 53,5 x 5
Roma, collezione Borghese, 1893 (A. Venturi 1893, p. 71). Acquisto dello Stato, 1902.
Questo dipinto è citato per la prima volta da Adolfo Venturi nel 1893, descritto dallo studioso come Ritratto di cardinale di ambito veneto. Purtroppo, null'altro si conosce sulla sua provenienza: un'opera simile, infatti, non è rintracciabile né negli inventari storici della collezione Borghese, né negli elenchi fedecommissari del 1833.
Alcuni dettagli, come l'uso attento della luce e la verità piscologica dell'effigiato, sembrano condurre il ritratto in area bolognese, pista già suggerita da Roberto Longhi che lo dice dipinto 'alla veneziana da un artista incamminato' (Longhi 1928), partecipe di quelle novità portate avanti nell'accademia bolognese fondata - come è noto - negli anni Ottanta del XVI secolo da Agostino, Annibale e Ludovico Carracci.
Antonio Iommelli