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Santa Caterina d'Alessandria

Attribuito a Galizia Fede

(Milano 1578 ca. - 1630 ca.)

Il dipinto rappresenta Caterina, principessa egiziana, ritratta con lo sguardo rivolto al cielo, mentre assorta medita sulle Sacre Scritture. La santa è raffigurata tra gli strumenti del suo martirio – la ruota dentata e la spada con cui fu uccisa - e con una corona, tempestata di perle e pietre preziose, che ricorda le sue nobili origini.

L’opera è stata ricondotta al catalogo di Fede Galizia sulla base della scritta “FEDE” che si legge a grandi lettere sul libro, identificabile secondo la critica con la firma della pittrice.


Scheda tecnica

Inventario
233
Posizione
Datazione
1600-1610 circa
Tipologia
Periodo
Materia / Tecnica
olio su tavola
Misure
cm 34 x 26
Cornice
Salvator Rosa (cm 94 x 42 x 4)
Provenienza

Roma, collezione Borghese, 1693 (Inventario 1693, Stanza IX, n. 101); Inventario Fidecommissario Borghese 1833, p. 33. Acquisto dello Stato, 1902.

Conservazione e Diagnostica
  • 1992 Istituto Centrale del Restauro (disinfestazione).

Scheda

Questa tavola è segnalata per la prima volta nella raccolta Borghese nel 1693, descritta nell'inventario di quell'anno come "un quadro d'un palmo e mezzo d'altezza con una Donna con la corona in testa et un libro in mano, cornice dorata di Alessandro Veronese in tavola". Segnalata negli elenchi fedecommissari (1833) e nelle schede di Giovanni Piancastelli (1891) come opera di autore ignoto, nel 1893 Adolfo Venturi la assegnò al catalogo di Filippo Lauri, nome respinto da Roberto Longhi (1928) che preferì parlare di "un manierista romano-toscano, forse Antonio Pomarancio". Accogliendo in parte il parere longhiano, nel 1955 Paola della Pergola fece il nome di Fede Galizia, intendendo la parola scritta sul libro "FEDE" come la firma della pittrice che a suo dire è identica a quella presente nel bordo del catino della Giuditta con la testa di Oloferne (inv. 165). La studiosa, infine, pose l'accento sui modi toscani ravvisabili in quest'opera, vicina per stile sia al Pomarancio, sia al decorativismo ornamentale di Jacopo Zucchi e di Giorgio Vasari.

Nel 1963 Stefano Bottari si rifiutò di riconoscere questa Santa Caterina come opera di Fede Galizia in quanto a suo dire "lo stile, la qualità e la sua stessa umanità collegano l'opera al manierismo tosco-romano, nella direzione del Pomarancio", opinione riconfermata dallo studioso due anni dopo nella monografia dedicata alla pittrice (Bottari 1965) ma rigettata da Flavio Caroli che nel 1989 riesumò la vecchia attribuzione proposta da Paola della Pergola.

Antonio Iommelli




Bibliografia
  • G. Piancastelli, Catalogo dei quadri della Galleria Borghese, in Archivio Galleria Borghese, 1891, p. 460; 
  • A. Venturi, Il Museo e la Galleria Borghese, Roma 1893, p. 132; 
  • R. Longhi, Precisioni nelle Gallerie Italiane, I, La R. Galleria Borghese, Roma 1928, p. 198; 
  • P. della Pergola, La Galleria Borghese. I Dipinti, II, Roma 1959, p. 28, n. 31;
  • S. Bottari, Fede Galizia, in “Arte Antica e Moderna”, XXIV, 1963, pp. 309-318, pp. 309-318; 
  • S. Bottari, Fede Galizia Pittrice (1575-1630), Trento 1965, p. 15; 
  • F. Caroli, Fede Galizia, Torino 1989, p. 89, n. 36
  • K. Herrmann Fiore, Galleria Borghese Roma scopre un tesoro. Dalla pinacoteca ai depositi un museo che non ha più segreti, San Giuliano Milanese 2006, p. 78.