Il dipinto rappresenta Caterina, principessa egiziana, ritratta con lo sguardo rivolto al cielo, mentre assorta medita sulle Sacre Scritture. La santa è raffigurata tra gli strumenti del suo martirio – la ruota dentata e la spada con cui fu uccisa - e con una corona, tempestata di perle e pietre preziose, che ricorda le sue nobili origini.
L’opera è stata ricondotta al catalogo di Fede Galizia sulla base della scritta “FEDE” che si legge a grandi lettere sul libro, identificabile secondo la critica con la firma della pittrice.
Roma, collezione Borghese, 1693 (Inventario 1693, Stanza IX, n. 101); Inventario Fidecommissario Borghese 1833, p. 33. Acquisto dello Stato, 1902.
Questa tavola è segnalata per la prima volta nella raccolta Borghese nel 1693, descritta nell'inventario di quell'anno come "un quadro d'un palmo e mezzo d'altezza con una Donna con la corona in testa et un libro in mano, cornice dorata di Alessandro Veronese in tavola". Segnalata negli elenchi fedecommissari (1833) e nelle schede di Giovanni Piancastelli (1891) come opera di autore ignoto, nel 1893 Adolfo Venturi la assegnò al catalogo di Filippo Lauri, nome respinto da Roberto Longhi (1928) che preferì parlare di "un manierista romano-toscano, forse Antonio Pomarancio". Accogliendo in parte il parere longhiano, nel 1955 Paola della Pergola fece il nome di Fede Galizia, intendendo la parola scritta sul libro "FEDE" come la firma della pittrice che a suo dire è identica a quella presente nel bordo del catino della Giuditta con la testa di Oloferne (inv. 165). La studiosa, infine, pose l'accento sui modi toscani ravvisabili in quest'opera, vicina per stile sia al Pomarancio, sia al decorativismo ornamentale di Jacopo Zucchi e di Giorgio Vasari.
Nel 1963 Stefano Bottari si rifiutò di riconoscere questa Santa Caterina come opera di Fede Galizia in quanto a suo dire "lo stile, la qualità e la sua stessa umanità collegano l'opera al manierismo tosco-romano, nella direzione del Pomarancio", opinione riconfermata dallo studioso due anni dopo nella monografia dedicata alla pittrice (Bottari 1965) ma rigettata da Flavio Caroli che nel 1989 riesumò la vecchia attribuzione proposta da Paola della Pergola.
Antonio Iommelli