Di ignota provenienza, il frammento di sarcofago a vasca è documentato presso il Parco della Villa Pinciana fin dal Settecento, presso il “Giardino segreto dei Fiori a Mezzogiorno”, fino a quando nel 1827 venne affidato a Massimiliano Laboureur per il restauro, prima dell’esposizione in sala VI, in occasione nel nuovo allestimento della collezione. Il rilievo frammentario presenta tre figure maschili, conservate solo nella parte superiore del corpo: le due in primo piano sono avvolte da toghe, con un rotolo di papiro stretto nella mano destra; della terza, in secondo piano, emerge solo il volto, che come gli altri è di restauro. Il frammento è pertinente alla parte curva di un sarcofago a vasca che replica la forma della tinozza per la fermentazione dell'uva, tipologia dalla chiara simbologia dionisiaca attestata a Roma dal II secolo d.C. Le tre figure facevano parte di un corteo, che poteva essere variamente caratterizzato quale corteo di figure familiari e generiche, o di filosofi e Muse o processione per l’entrata in carica di un console.
Parco della Villa Pinciana (ante 1700, Montelatici); Inventario Fidecommissario Borghese 1833, C, p. 52, n. 153. Acquisto dello Stato, 1902.
Di ignota provenienza, il frammento di sarcofago a vasca è documentato presso il Parco della Villa Pinciana fin dal Settecento: Montelatici, infatti, ricorda la presenza di “un basso rilievo antico di tre mezze figure in abito consolare con volumi in mano” presso il Giardino segreto dei Fiori a Mezzogiorno. Il dato poi è confermato dai documenti ottocenteschi che ricordano come il frammento sia stato allontanato dal Giardino detto del Drago e affidato a Massimiliano Laboureur per il restauro, nel 1827, prima dell’esposizione in sala VI, in occasione nel nuovo allestimento della collezione.
Il rilievo frammentario presenta tre figure maschili, conservate solo nella parte superiore del corpo: le due in primo piano sono avvolte da toghe, con un rotolo di papiro stretto nella mano destra; della terza, in secondo piano, emerge solo il volto, che come gli altri è di restauro.
Il frammento è pertinente alla parte curva di un sarcofago a vasca che replica la forma della tinozza per la fermentazione dell'uva, e ha una chiara ispirazione simbolica dionisiaca.
Sarcofagi di tale tipologia sono attestati a Roma a partire dalla tarda epoca antonina; il tema centrale della composizione è generalmente la coppia dei coniugi, ai quali appartiene il sarcofago; secondo una delle composizioni iconografiche più frequenti, gli sposi sono alla testa di due gruppi di persone costituenti un corteo, che poteva essere variamente caratterizzato. Se nei primi esemplari si trattava di un corteo bacchico, nel tempo esso variò trasformandosi prima in corteo di figure familiari e generiche, o di filosofi e Muse – i sette Sapienti e le nove Muse – a caratterizzare le virtù dei defunti, l’educazione della moglie e la sapienza del marito, oppure infine la processione per l’entrata in carica di un console, quale una delle interpretazioni suggerite per il sarcofago Torlonia n. 395, il sarcofago di Acilia a Roma (MNR, inv. 126372) e un sarcofago al Museo di Napoli (MANN, inv. 6603), tutti esemplari più antichi di quello in esame (Bianchi Bandinelli 1954; Sapelli 1979; Birk 2013).
In questo caso, pur in assenza di elementi sufficienti a definire con precisione il tema rappresentato sul sarcofago, il trattamento del panneggio, con solchi profondi e ampio uso del trapano, suggerisce una datazione dell’esemplare Borghese all’età tetrarchica.
Jessica Clementi