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Coperchio di sarcofago con Amazzoni a Troia e acroteri con personificazione dei Venti, non pertinenti

Arte romana


Il coperchio è menzionato, sprovvisto degli acroteri, nel 1650, murato nella Facciata Grande dinanzi al Teatro, nel II Recinto della Villa. Nel 1826 compare tra le opere scelte per essere restaurate e collocate all’interno delle sale successivamente alla acquisizione napoleonica. Momento nel quale furono aggiunti, probabilmente, i volti acroteriali non pertinenti al coperchio, da identificare nella personificazione dei Venti.

Il lungo fregio figurato, delimitato ai due lati da pilastri ad arco, rappresenta in una narrazione continua due scene che si susseguono nel tempo, ciascuna delle quali è divisa in due gruppi. La prima raffigura l'arrivo delle Amazzoni a Troia dopo l’uccisione di Ettore, la seconda la loro vestizione dell’armatura per la partecipazione alla guerra.

Sia gli acroteri, sia il fregio sono da inquadrare nella metà del II secolo d.C.


Scheda tecnica

Inventario
LXXX
Posizione
Datazione
metà II secolo d.C.
Tipologia
Materia / Tecnica
marmo di Luni (coperchio); marmo asiatico (acroteri)
Misure
altezza cm 19; larghezza cm 201
Provenienza

Collezione Borghese, ricordato nel II Recinto della Villa dal Manilli nel 1650 (p. 153); posto all’interno della Villa tra il 1826 e il 1832 (Moreno, Sforzini 1987, pp. 352-353; Nibby 1832, pp. 71-72). Inventario Fidecommissario Borghese 1833, C., p. 46, n. 70. Acquisto dello Stato, 1902.

Conservazione e Diagnostica
  • 1996 Liana Persichelli

Scheda

Nel 1650 il Manilli ricorda il rilievo nel II Recinto, murato nella Facciata Grande dinanzi al Teatro: “basso rilievo di molte figure piccole di Soldati, altri vincitori, e altri vinti, e con molte donne condotte prigioni” (p. 153). Il Montelatici, che ne conferma la collocazione, fornisce una dettagliata descrizione delle figure (1700, pp. 87-88). Nel 1826 si ritrova in una missiva del Ministro Evasio Gozzani indirizzata al principe Camillo Borghese tra le opere scelte per essere restaurate e collocate all’interno delle sale nel nuovo allestimento della Villa, dopo lo spolio napoleonico (B. 7457: Moreno, Sforzini 1987, pp. 352-353). Infine il Nibby lo menziona, nel 1832, posto sopra il sarcofago con le imprese di Eracle nella sua attuale collocazione, la sala II (pp. 71-72).

Il Winckelmann per primo riconosce nel fregio figurato, che orna la fronte del coperchio, la raffigurazione delle Amazzoni giunte in soccorso dei troiani (Winckelmann 1821, pp. 184-187). A sinistra è la scena di Andromaca assisa con in braccio il piccolo Astianatte affiancata da due ancelle e l’anziana Ecuba. La donna, seduta su una roccia, indossa un chitone e un himation, il mantello, corposamente ricco di pieghe, trattenuto sulle gambe. Alla gamba destra si adagia uno scudo, probabilmente appartenuto ad Ettore. Ai piedi indossa calzari mentre il capo è scoperto. Il bimbo, nudo, le posa la mano destra sulla spalla e con la sinistra le accarezza la guancia. Le ancelle, anch’esse con chitone, himation e calzari ai piedi, sono raffigurate nell’atto del lamento con una mano poggiata tristemente sul volto. A questo accorato gruppo si avvicina da destra Ecuba in tunica e doppio mantello fitto, i capelli coperti da un velo. Avanzando lentamente, alza entrambe le mani portando quella sinistra flessa al petto e la destra verso la donna.

Segue l’arrivo della regina Pentesilea e di un’amazzone armata di lancia e di pelta - il tipico scudo lunato - al cospetto del re troiano Priamo. Le armi e lo scudo della regina sono deposte a terra in segno di rispetto verso il sovrano che sorregge uno scettro. La regina veste una corta tunica cinta in vita e con gambe scoperte, ai piedi gli stivali e sul capo i capelli sono raccolti in uno chignon. Si avvicina al re tendendogli la mano destra, mentre con la sinistra tiene le briglie del cavallo che le cammina dietro. Un'amazzone con la stessa acconciatura e le stesse vesti è raffigurata dietro il destriero della regina, tenendo la pelta nella mano sinistra e appoggiandosi alla lancia con la mano destra; ha la gamba sinistra leggermente piegata. Priamo con berretto frigio, tunica con maniche, mantello allacciato sulla spalla destra, calzoni e scarpe, stringe la mano destra della regina amazzone e sembra salutarla a capo chino. Il suo seguito è composto da quattro troiani barbuti che partecipano all’incontro. Come Priamo, indossano chitoni con maniche, mantello, pantaloni e scarpe. Gli ultimi due portano il berretto frigio sul capo. Il primo alza con attenzione la mano destra, con uno scudo rotondo poggiato al ginocchio destro. Il secondo, nel quale il Robert ipotizza possa identificarsi Antenore per la sua posizione preminente, tiene nella mano sinistra i resti di una lancia e sulla mano destra poggia il mento (Robert 1890, pp. 66-68). Il quarto soldato tiene lancia e pelta nella mano sinistra e alza la destra in segno di ammirazione nei riguardi di Pentesilea, verso la quale volge il capo delle figure. Un po' in disparte da questo gruppo, in preda al lutto, sta un giovane troiano con il medesimo abbigliamento e in testa il pileus frigio, che il Robert indica come Paride. Una donna seduta, forse Ecuba o la stessa Andromaca, tiene in grembo un’urna nella quale sono riposte le ceneri di Ettore, posandovi sopra la mano sinistra, sprofondata in un profondo lutto. La donna, il cui pianto è partecipato da una figura femminile col seno scoperto, viene consolata da un giovane fanciullo che l’accarezza dolcemente in volto. Helbig riporta due interpretazioni differenti della scena, la prima vedrebbe nella donna seduta Ecuba e nel giovane Polidoro, suo figlio minore, la seconda invece la stessa Andromaca insieme a Paride (1913, p. 239, n. 1543). Separate da un arco in muratura, le sette Amazzoni si armano dinanzi la porta della città, forse la Scea ricordata da Omero, per partecipare alla guerra. La prima è probabilmente Pentesilea, nello stesso costume della prima scena e con uno scudo ovale sul braccio sinistro che una compagna le sta sistemando. Ai suoi piedi giace l’elmo crestato. Le donne presentano i tipici attributi bellici, testimoniati nella tradizione iconografica: lo scudo a mezzaluna, la pelta, l’ascia bipenne e l’elmo. L’ultima guerriera è ritratta nell’atto di salire in groppa ad un cavallo rampante, trattenuto da una compagna. Due pilastri in muratura terminanti in un arco delimitano gli estremi della lastra e un terzo, in mattoni, raffigurante probabilmente la porta della città, affianca la figura assisa piangente. Tali strutture sembrano verisimilmente evocare l’ambientazione urbana della città di Troia.

Il mito introduce il poema Etiopide, attribuito dalle fonti ad Arctino di Mileto e composto, probabilmente, tra l’VIII e il VII secolo a.C. La composizione, che trattava il ciclo troiano in cinque libri scritti in esametri dattilici, è tramandata dai resoconti di altri autori antichi. Il soggetto è successivamente ripreso nei primi quatro libri dei Posthomerica, opera di età imperiale scritta da Quinto Smirneo. Il tema iconografico delle Amazzoni si diffonde in ambito funerario soprattutto nella raffigurazione dell’amazzonomachia, dagli inizi del II secolo d.C., secondo il Russenberger con la doppia valenza di celebrazione del mito e di affermazione di valore rappresentativo dell'individuo defunto (Russenberger 2015, pp. 96-112; 340-350). Rara appare la raffigurazione dell’arrivo delle guerriere nella città di Troia che è verisimile supporre dovesse costituire l’antefatto dell’apparato decorativo del sarcofago originale.

Ai lati del coperchio sono due volti acroteriali, non pertinenti, raffiguranti la personificazione dei Venti. La facce sono piene con zigomi alti e mento e naso sporgenti. I grandi occhi con palpebre marcate presentano la pupilla incisa. Tra i capelli, trattati in corte ciocche mosse e scomposte, sono presenti due piccole ali sopra la fronte. Gli Anemoi, figli del Titano Astreo, dio del crepuscolo, ed Eos, la dea dell'aurora, sono concepiti nell’iconografia romana come entità capaci di varcare la barriera tra la vita e la morte e di superare la distinzione tra mortali e immortali (Coppola 2010, p. 119). In funzione di tale virtù i soggetti compaiono nelle raffigurazioni funerarie per la loro valenza di trasportatori delle anime nell’ascesa celeste. Nel noto episodio omerico dell’Iliade è l’azione congiunta dei venti Borea e Zefiro ad alimentare la fiamma ardente del rogo su cui è posto il cadavere di Patroclo secondo la procedura funeraria di rito (Iliade XXIII, vv. 193-218).

La descrizione del coperchio fornita dal Ministro Evasio Gozzani e datata al 1826, “il basso rilievo di Priamo e Pentesilea che sta alla Prospettiva lo faremo lavar con diligenza, e lo collocheremo come fregio dentro il Casino Nobile”, induce a supporre che il rilievo figurato fosse sprovvisto delle figure acroteriali e che esse siano state aggiunte tra il 1826 e il 1832 durante il restauro, in vista della sistemazione sopra il sarcofago raffigurante le imprese di Eracle.

La particolareggiata resa plastica delle piccole figure caratterizzate da una minuziosa cura dei dettagli suggerisce per il coperchio un inquadramento cronologico nella metà del II secolo d.C., periodo al quale si possono far risalire anche i due volti acroteriali.

Giulia Ciccarello




Bibliografia
  • I. Manilli, Villa Borghese fuori di Porta Pinciana, Roma 1650, p.153.
  • D. Montelatici, Villa Borghese fuori di Porta Pinciana con l’ornamenti che si osservano nel di lei Palazzo, Roma 1700, pp. 87-88.
  • J. J. Winckelmann, Monumenti antichi inediti, vol. II, Roma 1821, pp. 184-187.
  • A. Nibby, Monumenti scelti della Villa Borghese, Roma 1832, pp. 71-72.
  • Indicazione delle opere antiche di scultura esistenti nel primo piano della Villa Borghese, Roma 1840, p. 13, n. 4.
  • A. Nibby, Roma nell’anno 1838, Roma 1841, p. 915, n. 4.
  • Indicazione delle opere antiche di scultura esistenti nel primo piano della Villa Borghese”, Roma 1854 (1873), p. 14, n. 4.
  • C. Robert, Mythologische Cyklen, in “Die antiken Sarkophagreliefs, vol. II, Berlin 1890, pp. 66-68, n. 59, tav. XXIV.
  • A. Venturi, Il Museo e la Galleria Borghese, Roma 1893, p. 26.
  • G. Giusti, The Borghese Gallery and the Villa Umberto I in Rome, Città di Castello, p. 34.
  • W. Helbig, Führer durch die öffentlichen Sammlungen klassischer Altertümer in Rom (3° Edizione), a cura di W. Amelung, II, Leipzig 1913, p. 239, n. 1543.
  • A. De Rinaldis, La R. Galleria Borghese in Roma, Roma 1935, p. 10.
  • P. Della Pergola, La Galleria Borghese in Roma, (3° Edizione), Roma 1954, p. 9.
  • R. Calza, Catalogo del Gabinetto fotografico Nazionale, Galleria Borghese, Collezione degli oggetti antichi, Roma 1957, p. 17, nn. 202-203.
  • W. Helbig, H. Speier, Führer durch die öffentlichen Sammlungen klassischer Altertümer in Rom, (4°Edizione), a cura di H. Speier, II, Tübingen 1966, p. 721, n. 1961 (Andreae).
  • P. Moreno, Museo e Galleria Borghese, La collezione archeologica, Roma 1980, p. 12.
  • P. Moreno, S. Staccioli, Le collezioni della Galleria Borghese, Milano 1981, p. 102, fig. a p. 91.
  • M. I. Davies, s.v. Antenor I, in “Lexicon Iconographicum Mythologiae Classicae”, I, Zürich und München 1981, p. 814, n. 13.
  • O. Touchefeu-Meynier, s.v. Andromaca I, in “Lexicon Iconographicum Mythologiae Classicae”, I, Zürich und München 1981, p. 771, n. 40.
  • G. Koch, H. Sichtermann, Römische Sarkophage, München 1982, pp.140-141, 261.
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  • P. Moreno, C. Sforzini, I ministri del principe Camillo: cronaca della collezione Borghese di antichità dal 1807 al 1832, in “Scienze dell’Antichità”, 1, 1987, pp. 352-353.
  • D. Grassinger, Die mithologischen Sarkophage, in “Die antiken Sarkophagreliefs”, XII, 1, Berlin 1999, p. 58, nota 213; pp. 62, 127, 129, 183, 235, n. 89.
  • P. Moreno, C. Stefani, Galleria Borghese, Milano 2000, p. 85, n. 4.
  • P. Moreno, A. Viacava, I marmi antichi della Galleria Borghese. La collezione archeologica di Camillo e Francesco Borghese, Roma 2003, p. 166, n. 136
  • D. Coppola, ANEMOI. Morfologia dei venti nell’immaginario della Grecia arcaica, Napoli 2010.
  • C. Russenberger, Der Tod und die Mädchen. Amazonen auf römischen Sarkophagen, Berlin 2015.
  • Schede di catalogo 12/99000452, G. Ciccarello 2020.