Il calamaio in cristallo di rocca, malachite e bronzo dorato e la penna in oro non sono stati creati come unico insieme, ma risultano essere stati riuniti a formare un servizio per scrivere.
Il contenitore per l'inchiostro è di forma circolare ed è inserito in un’intelaiatura costituita da due fasce decorate a palmette, tra le quali sono raffigurate le personificazioni di pittura e scultura e una corona d’alloro, collegata alla base in malachite da tre manici a cornucopia, che assumono la forma di una testa di ariete stilizzata e si concludono con rosette. Sulla base sono applicate le raffigurazioni di un cavallo e di un toro, entrambi coronati, alati e con il corpo terminante con una coda di serpente.
La penna ha la forma di una colonna, con la parte corrispondente al fusto decorata a motivo vegetale con una lavorazione a tratti zigrinati intervallata da nodi a rosette stilizzate, e la parte terminale, che presenta una fascia poligonale contenente un calendario perpetuo, che si conclude con un castone per la marcatura dei sigilli in ceralacca a forma di capitello.
La presenza nella penna del punzone dell’argentiere romano Giuseppe Valadier e del bollo camerale consente di datare tale oggetto al 1807-1809.
Il contenitore per l'inchiostro in cristallo di rocca, circolare e con bordatura ondulata per consentire l'appoggio delle penne, è contenuto in una struttura in bronzo dorato con rilievi a traforo rappresentanti una corona di alloro e due figure femminili, in tunica e acconciatura classica, che personificano la Pittura e la Scultura. Tale struttura è orlata nella parte superiore e in quella inferiore da fasce decorate con palmette stilizzate ed è collegata, da tre manici a volute in forma di cornucopia, alla più ampia base circolare in malachite, montata su supporto bronzeo. Le foglie e fiori dei manici diventano, nella parte terminale, teste caprine stilizzate concluse da una rosetta a cerchio; in basso, in corrispondenza dell’attacco dei tre manici, tre teste di ariete sono state applicate sulla fascia inferiore. Sulla base in malachite è applicata una preziosa decorazione, ancora in bronzo dorato, raffigurante un cavallo e un toro, entrambi coronati, alati e con coda di serpente, forse una colta allusione al Minotauro e a Pegaso (Costamagna 2005, p. 18) e una corona d’alloro con due lunghi nastri distesi lateralmente.
La penna, fusa in oro, è stata concepita come una colonna; ha il fusto decorato con tratti zigrinati che compongono un motivo di foglie e racemi intervallati da nodi a rosette stilizzate. Nella parte superiore esso termina con una fascia poligonale, su cui sono incisi numeri e simboli che compongono un calendario perpetuo. È sormontata da un castone, a forma di capitello, per la marcatura dei sigilli in ceralacca. Il cilindro con il serbatoio per l'inchiostro è collegato al pennino, fornito di un foro per evitare colature.
I due oggetti, pur non essendo stati creati insieme, sono stati riuniti a creare un completo da scrivania. Lo stile del calamaio risponde infatti a un gusto ormai consolidato, mentre la penna risulta uno dei primi esemplari connotati da tali caratteristiche tecniche.
Fra i numeri e i simboli del calendario perpetuo della penna è presente il punzone dell’argentiere romano Giuseppe Valadier, lo stesso usato dal padre Luigi. Egli all’inizio dell’Ottocento, parallelamente all’attività di architetto, conduceva, insieme al cugino Filippo, la bottega di famiglia, che fin dal 1765 produsse sontuosi arredi e oggetti d’uso per i Borghese.
Vicino all’attacco del pennino è visibile anche il bollo camerale rilevato su varie opere del biennio 1807-1809 (Bulgari Calissoni, pp. 52-53, n. 144).
Un servizio da scrivania risulta fra i bagagli di Camillo Borghese in occasione del suo trasferimento a Torino nel 1809 a seguito della sua nomina a governatore dei Dipartimenti Transalpini (Archivio Segreto Vaticano, Archivio Borghese, Atti di Famiglia, n. 28, f. 202) e poi nel 1814, tra gli oggetti che rientrarono a Roma (Archivio Segreto Vaticano, Archivio Borghese, Indici e inventari, n. 7515, Stato generale delle tre spedizioni d’effetti d’argenteria, porcellana, lingeria, ed equipaggi appartenenti a S.S. il Principe Camillo Borghese, 3me Expedition, coffre n. 15, marque A). Ad esso sembra da ricondursi con maggiore probabilità il calamaio (Barchiesi 2019, pp. 288-289, cat. 42), mentre sono da considerarsi dispersi il portapenne e lo spargisabbia, che usualmente completavano i servizi di scrittura.
Il possesso di una penna a stilo, più pratica della tradizionale penna d’oca, il cui utilizzo era destinato a diffondersi ampiamente nel corso del secolo, restituisce l’immagine di un Camillo Borghese molto aggiornato sui progressi della tecnica.
Sonja Felici