Ricchezza cromatica e varietà formale caratterizzano i due tavoli, nei quali Luigi Valadier accosta materiali e lavorazioni diverse, un elemento stilistico, questo, che contraddistingue le produzioni della sua bottega.
L’equilibrata composizione delle diverse parti ha fatto ipotizzare ad alcuni studiosi un intervento disegnativo dell'architetto Antonio Asprucci, in quegli anni impegnato nei lavori di restauro della Villa Pinciana.
Il dettaglio degli ornati in bronzo è di estrema raffinatezza: le otto teste rappresentanti le Quattro Stagioni mostrano una esecuzione virtuosistica e sapiente nel dettaglio dei fiori, delle foglie, delle spighe, così come nei drappeggi e nei particolari delle barbe e dei capelli. Sono improntate a un criterio di varietas anche nelle caratterizzate espressioni dei volti.
I documenti registrano per quest’opera come nella contemporanea Erma, la collaborazione del capomastro scalpellino Benedetto Maciucchi.
La coppia di tavoli fu eseguita da Luigi Valadier contemporaneamente all'Erma nel 1773, come testimoniato dai mandati di pagamento destinati a lui e al capomastro scalpellino Benedetto Maciucchi (González-Palacios, Il gusto, 1993, I, p. 50; González-Palacios 2000, p. 127); come l’Erma, anche i tavoli erano destinati al palazzo di Campo Marzio, dove furono collocati nella “Galleriola dei Cesari”.
Ricchezza cromatica e varietà formale caratterizzano i due tavoli, nei quali Valadier accosta materiali e lavorazioni diverse, un elemento stilistico, questo, che contraddistingue le produzioni della sua bottega. Ipiani dodecagonali in porfido, assolutamente lineari, poggiano su piedistalli dalle forme esuberanti, formati dalla sovrapposizione, su un nucleo in peperino, di marmi policromi, di larghe volute e dischi embricati intagliati nel peperino e dorati e di quattro maschere in bronzo dorato, raffiguranti personificazioni delle Stagioni, con sembianze diverse per ciascun tavolo. Il dettaglio degli ornati in bronzo è di estrema raffinatezza.
Il ciglio del piano in porfido è orlato da un motivo a fettuccia avvolta su bastoncino, modanatura classica che torna alla base del piede, all’attacco dello zoccolo, e che si ritrova costantemente nelle decorazioni architettoniche del periodo anche nella villa. Tale ornato è fissato agli angoli del piano da perni, occultati da piccole foglie. Le otto teste di Stagioni mostrano una esecuzione virtuosistica e sapiente del dettaglio dei fiori, delle foglie, delle spighe, così come nei drappeggi e nei particolari delle barbe e dei capelli.
Sono improntate a un criterio di varietas anche nelle caratterizzate espressioni dei volti (Minozzi, in Valadier, 2019, cat. 3, p. 190). Di gusto ugualmente raffinato e vario è l’accostamento formale e cromatico di marmi e materiali diversi nei sostegni, dalle cornici e dalle grandi volute schiacciate delle mensole dorate al rimando coloristico tra le diverse qualità di marmi pregiati che rivestono il fusto. L’equilibrata composizione delle diverse parti ha fatto ipotizzare ad alcuni studiosi un intervento disegnativo dell'architetto Antonio Asprucci (Ferrara Grassi 1987; González-Palacios, Il gusto, 1993, I, p. 225). Si tratta di un’eventualità del tutto plausibile, dal momento che dal 1756, anno in cui Asprucci diventa architetto della famiglia Borghese, i due si sono trovati frequentemente a lavorare insieme e a condividere analoghi pensieri sull’ideazione degli arredi.
Sulla sommità dell’anima centrale del fusto in peperino, durante l’ultimo restauro sono stati riscontrati, per ciascun tavolo, due anelli in ferro, probabilmente predisposti in origine per la movimentazione (Minozzi, in Valadier, 2019, cat. 3, p. 190). I due tavoli sono nella Villa Pinciana sicuramente dal 1833, quando furono inseriti tra i beni fidecommissari; collocati dapprima nella sala I, attuale sala della Paolina, sono stati spostati in seguito nella sala degli Imperatori, dove tuttora si trovano.
Sonja Felici