La scultura è ricordata nella sua attuale collocazione, il Portico, dal 1833. Il torso virile veste una tunica manicata e al di sopra una toga che si dispone in maniera elegante sul petto in un corposo balteus dal quale fuoriesce il groppo di pieghe dell’umbo. La figura è mancante della testa e delle braccia, delle quali la destra doveva essere disposta lungo il corpo e la sinistra piegata in avanti.
Il disegno della toga, realizzato con grande senso plastico dei volumi, riporta a modelli in voga nel I secolo d.C.; datazione confermata anche da alcuni confronti tra i quali la statua di togato con testa di Menandro, non pertinente, conservata nel Salone della Galleria Borghese (inv. IVL).
Collezione Borghese, è citata per la prima volta nella Palazzina Borghese, nel Portico, dall’Inventario Fidecommissario Borghese 1833, C., p. 41, n. 7. Acquisto dello Stato, 1902.
Il torso ritrae una figura virile con indosso una tunica manicata cui si sovrappone la toga. Sul petto la toga presenta un marcato panneggio, con pieghe profonde che scendono, dalla spalla destra, in maniera leggermente obliqua fino al balteus, e che si ordinano al centro in una sorta di motivo a "V", ripreso anche nell'andamento del profondo umbo, uno sbuffo di stoffa adagiato sull’addome. Il busto è mancante della testa e delle braccia. La sinistra, della quale si conserva parte del gomito, doveva in origine essere flessa in avanti; la destra invece distesa lungo il corpo. Nell’Inventario Fidecommissario Borghese del 1833 il busto è ricordato nel Portico: “sei Torsi di vari Caratteri, di cui due parludati” (p. 41, n. 7). Tale collocazione è confermata nel 1841 dal Nibby (p. 909, n. 8). Il Moreno lo suppone proveniente dagli scavi condotti a Mentana nel 1832-1833 e riporta: “un pezzo di panneggio di una statua di tre palmi di altezza” (2003, p. 89, n. 44).
La scultura può essere inquadrata nell’ambito della produzione di epoca giulio-claudia, in base all’evidente ricchezza della toga trattata con fare naturalistico e insieme molto accurato e le profonde pieghe che caratterizzano il balteus. Tale datazione viene ulteriormente ribadita tramite il confronto con una statua presente nel Salone della Galleria, sulla quale è posta una testa di Menandro non pertinente (inv. IVL) e con altre due conservate al Museo Nazionale Romano, che presentano caratteristiche analoghe (Nista 1981, pp. 236-237; de Lachenal 1986, pp. 169-170).
Giulia Ciccarello